martedì, febbraio 26, 2008

Una favola cattiva

Quando ero piccola avevo paura del buio.
In realtà ce l'ho ancora adesso, ma meno. Ora ho paura anche di altre cose. Cose più da grandi.
Mi ricordo che la cosa che mi terrorizzava di più era addormentarmi nel mio lettino e risvegliarmi in un posto buio che non conoscevo. Una volta feci un sogno così: mi trovavo in un posto semi buio, immobilizzata e non mi usciva la voce per gridare.
Per un certo periodo mi papà mi mise pure una lucina di quelle notturne, ovviamente fai da te, non dell'Ikea.

Non parlo mai di attualità sul blog perchè non credo di esserne capace. Ma la storia dei due fratellini di Gravina mi ha lasciato un buco nel cuore.
Ieri sono rimasta a casa. Ho guardato la tv. SanRemo. Mi è sembrato assurdo eppure è stato così. Mentre guardavo le canzoni d'amore, nella mia testa sentivo le voci di quei bambini. Di tutti e tre, pure quella del bambino caduto nel pozzo. Sentivo l'eco rimbombare e risalire dalla terra. Riflettori da entrambe le parti.
Dicono che siano loro quelli trovati in fondo al pozzo. E allora io prego che siano stati uccisi prima. In qualunque modo. Ma che siano stati uccisi. E poi buttati morti.
Ma non può essere possibile che due bambini siano finiti vivi là dentro. Perchè a un bambino non può succedere una cosa tanto orribile. A un bambino non dovrebbe succedere niente che ha a che fare con l'orrore. Credo che sia una vicenda che non può avere spiegazioni. E' come cercare di capire il perchè della vita e dell'esistenza umana.
Ho appena letto sul sito dell'Ansa che presumibilmente erano vivi.
Forse sceglierò di non sentire telegiornali e di non leggere i giornali.
Come si fa a spiegare a un bambino questa cosa? Cosa gli dici? Prova a dirgli che non deve avere paura del buio, adesso.
Mi viene da pensare solo che quel bambino non sia finito per caso lì.
Spero che i giornalisti, questa volta, abbiano l'intelligenza e la decenza di fare un pò di silenzio.
Perchè è lo stesso silenzio che hanno ascoltato quei bambini. Tutti e tre.
E forse dovremmo sentirlo pure noi.

Alessandria - Cap. 2 Campagna elettorale


Sto pensando a come riutilizzare quell'assurdo manifesto. penso alle facce degli inquilini al palazzo di fronte, la mattina.
Rialzati, Italia!
"Eccheccazzo.
Buongiorno anche a te, Silvio."
Un manifesto troppo grande per una città piccola. ci stiamo tutti e 100.000, li sopra.

venerdì, febbraio 22, 2008

Alessandria. Cap.1 - Il lavoro.

Rifletto sempre mentre lavo i piatti. Pensieri veloci.
Oggi pensavo al lavoro.
eh si. Alessandria nella sua monotonia è monotona anche nel lavoro.
Perche ad Alessandria le figure disponibili sono:
- segretaria
- impiegata
- commessa
- praticante avvocato
- rappresentante
- studente mantenuto
- call center
e, per i più fortunati
- figlio di medico
- figlio di imprenditore (le classifico professioni in quanto la paghetta mensile è pari ad uno stipendio dei precendenti)

Se tu hai ambizioni SCORDATELO.
Diciamo che il mio diploma da ragioniera calza a pennello.
Se tutto va bene ho uno stipendio di 900 euro al mese assicurato.
perchè cambiare? Ieri mia madre ha riassunto tutto alla perfezione: perchè Alessandria è una città di m***a.

martedì, febbraio 19, 2008

Post-icipato

Un computer portatile ha un bel po' di vantaggi. Ovviamente non mi riferisco al costo.
Per esempio puoi scrivere un post proprio mentre ti vengono in mente le cose, magari quando sei in treno che torni da un viaggio.
Non me ne volere Punzy, ma nonostante le lacune di Trenitalia, io adoro viaggiare in treno.
Il tun, tu-tutun-tutun mi culla da ormai un sacco di tempo. Ogni viaggio in treno, anche solo per salire a Torino, per me è un Viaggio. L'odore del treno, la calca, lo sbattere tra una poltrona e l'altra dell'omino dei panini. Una volta forse passavano fuori, al binario. E tu ti dovevi affacciare e urlare: “ Scusiiiiiiiii, un paninoooooooo (daiiii che parte il trenoooo)”.
Beh, ora siamo qui, sul Bologna – Torino, in ritorno da un piccolo week-end per la rrooomagnna. Ottimo cibo. Patty fa la maglia. La fa e la disfa, come Penelope. Magari aspetta che il belloccio a fianco a lei si giri.
La stazione di Bologna. Chi non c'è mai passato? Per andare in Puglia, per un MTV Day, per un incontro clandestino. Bologna è il collegamento tra il nord e il sud. Ogni volta che passo di li, è sempre un po' presto. Allora esco dalla stazione, giro a sinistra, imbocco i portici e prendo il caffè in uno dei bar che ci sono. E' come calpestare un prato più volte sullo stesso punto. Rivedo i miei passi precisi precisi di un anno, due, tre fa.
Solo che poi si torna sempre, su quel regionale delle 17.27 che ci mette tre ore giuste giuste. Soliti lamenti, solita tristezza. Solita promessa di partire presto. Dai, ancora 5 giorni..

Sfogo2 - Pillole contro l'odio

Quanto mi piacerebbe certe volte agire di impulso.
Ma l'impulso quello serio, che non è scegliere un gusto di gelato diverso dal solito o rispondere male.
E' l'impulso che nasce dalla bocca dello stomaco e si propaga a tutti i nervi del corpo. Che ti stritola la pancia, l'attorciglia e la lascia contorta per il resto della giornata. Quello che pian piano inonda di veleno tutti i muscoli, e che sarebbe in grado di far diventare pietra tutto quello che guardi. L'impulso che scaturisce dalla rabbia, che ti farebbe dire le cose peggiori, quelle che sarebbero in grado di rovinare o per lo meno ferire, offendere, per poi godere dell'espressione stupita di chi hai di fronte. Lo stesso impulso che poi ti fa guardare allo specchio e ti fa vedere un pò giallina (anche se pensi che almeno quello può essere risolto con una bella lampada)
E invece non ci riesci e ti tieni tutto dentro, e ti avveleni. Come se un serpente si mordesse da solo. Il tuo cervello si ingarbuglia, le tue mani sbriciolerebbero i diamanti.
Automobilista che oggi hai intenzione di tagliarmi la strada, o di suonarmi il clacson al semaforo, ti consiglio di starmi lontano. Oggi.

lunedì, febbraio 18, 2008

I cinque sensi: l'olfatto

Io non sono una che usa tanto profumo. Quelle sono cose da femmina.
Tipo quando entro nelle profumerie non riesco a resistere tantissimo.
L'unico profumo che mi piace è il muschio bianco. Ma non tutti i muschio bianco sono buoni. E poi il muschio bianco costa poco:)
Invece c'è un altro profumo che mi sballa completamente: è il profumo delle chiese. Non so perchè mi piace così tanto, ma quell'odore misto a vecchio e incenso lo annuserei tutto il giorno. Mi ricordo che quando andavo in chiesa, da piccola, mi sedevo davanti nella speranza che il prete prendesse quel coso e cospargesse tutti i banchi della prima fila di incenso. Ma non lo faceva sempre e quindi me ne andavo via delusa. Mi piaceva talmente tanto che quando metteva l'incenso col cucchiaio dicevo “carica, carica”.
Quando mi sono accorta che nella mia cantina c'era un odore simile, dicevo a mia mamma di mandarmi sempre in cantina, e appena aprivo la porta davo un annusata fortissima. A volte mi soffermavo di più guardando negli scaffali le conserve e i barattoli di pomodori secchi e peperoncini piccanti, solo per annusare un po'.
Poi c'è un altro profumo che invece mi è rimasto dentro la testa. Più che un profumo è un odore. Uno di quegli odori che ti porti dietro per sempre e non sai perchè. E' il profumo della hall dell'albergo dove dormivamo quando andavamo in gita in settimana bianca. Anzi solo della zona dove c'era l'ascensore. Non so spiegarlo quest'odore, tipo come si fa per i vini, che poi per me quella è una cosa troppo soggettiva. Però a volte mi capita di sentirlo in giro e allora rivedo la bacheca dove c'era lo zaino che poi avevo vinto giocando a tombola; rivedo l'ascensore rosso con i tastoni arancioni tutti consumati e risento il profumo che arrivava dalla sala da pranzo e quello di legno misto a neve del portone d'ingresso. Sento anche i rumori degli scarponi che la gente si portava in stanza anche non si poteva. E se stringo ancora un po' gli occhi, sento anche le pareti bianche ruvide pitturate a buccia d'arancio.
Con l'olfatto ho un rapporto particolare. Forse perchè ho dovuto dare un ruolo importante e una motivazione al mio naso.
A volte sento i profumi della Sicilia. Anzi solo della colazione che facevamo nella veranda della casa al mare. L'odore del latte con lo zucchero nelle ciotole di plastica, che faceva un casino quando mescolavi. (eravamo sempre tanti cugini e per fare prima si usava tutto monouso).
Quando sento quei profumi però, divento malinconica, e allora vado in cerca di odori che mi riportino subito alla realtà.

venerdì, febbraio 15, 2008

post del mattino

Stamattina guardavo delle coppette di gelato, quelle che una volta costavano 1500 lire, ma col gelato dentro. Le guardavo perchè erano veramente brutte. Tutte colorate forzatamente. Tutte tremendamente colorate. A volte penso che c'è qualcuno che come lavoro ha il compito di fare la grafica delle coppette. Allora da lì ho iniziato a pensare a tutti quegli oggetti che hanno delle "grafiche assurde". Tipo i pigiami. Perchè, mi chiedo, perchè i pigiami, soprattutto quelli da uomo, hanno quei colori indecenti? Bluette, bordeaux, grigiolino con quei rombi assurdi. Poveri uomini, sono sempre costretti a dormire mezzi nudi. Beh nemmeno quelli delle donne scherzano. A me fanno spaccare quelli che hanno i fiocchetti ovunque. O quelli con le scritte "Buonanotte". O con gli animali. Fortuna che adesso nella nostra città stanno nascendo come funghi i negozi che vendono intimo/pigiami. Certo te li fanno pagare perchè magari sono un pò più sexy. Altimenti ti attacchi e ti metti quelli con le fragole.
Poi la mia attenzione è passata agli ombrelloni. Quando da piccola andavo in spiaggia, c'erano certi ombrelloni. Noi avevamo sempre quelli più brutti. dico quelli perchè ne avevamo sempre due o tre. PErò certe fantasie. Infatti a volte pensavo, magari se faccio la grafica di ombrelloni faccio i soldi.
Anche certe tovaglie per pranzare. e anche per cenare vabbè. A casa mia ce n'è una con le righe verdi e una torta disegnata al centro. Ma disegnata come la potrei disegnare io che no so fare nemmeno un cerchio a mano libera e non ho la minima idea di cosa sia la prospettiva. E' la "tovaglia compleanni". A me fa venire l'ansia. Poi hanno inventato l'ikea e allora ci siamo salvati tutti. Anche se mia mamma è affezionatissima alla tovaglia compleanni. A volte la usiamo anche quando non è il compleanno di nessuno. E allora mi fa venire ancora di più l'ansia.

Stamattina guardavo le coppette. Erano proprio brutte.
E il marocco del bar m'è rimasto sullo stomaco.

lunedì, febbraio 11, 2008

cose da matti

Io credo che siamo tutti un pò matti. Non so come spiegare questo concetto. E' che ognuno di noi ha delle fissazioni e dei modi di fare che per gli altri sono considerati non normali, innaturali, e quindi "da matti". A me lo dicono spesso che sono matta, e forse finirò per crederci. Io dico solo che per l'esperienza di vita che ho accumulato fino ad ora ho sviluppato un certo tipo di comportamento. Ho le mie manie, i miei atteggiamenti poco chiari, che spesso vanno a cozzarsi con quelli di chi mi sta intorno. Ma non vuol dire che quello che faccio io è meno giusto di quello che fanno gli altri. Alla fine i matti, quelli "veri", ho sempre pensato che fossero persone che nel bene e spesso purtroppo nel male, fanno tutto quello che gli viene in mente, senza osservare le regole. Hanno le loro regole e rispettano solo quelle. Anzi infrangono pure quelle. A me ogni tanto viene voglia di fare così, ovviamente nel piccolo piccolo. Però se tipo vedo uno sconosciuto con l'etichetta che spunta dalla maglia non resisto e devo mettergliela a posto. Lo faccio sempre. Prima cerco di trattenermi, ma poi non resisto. Altre volte nel quotidiano, quando la gente mi parla, o interagisce con me, mi vengono in mente mille cose che vorrei fare o dire, come tante strade parallele che potrebbe prendere quella situazione se facessi o dicessi...qualche volta lo faccio, come spinta da una forza misteriosa, per vedere come va a finire.
Quando vivrò da sola, la prima cosa che farò in casa mia sarà una cosa da matti. Non so ancora cosa. Magari incollerò una sedia al soffitto. O forse, semplicemente metterò la biancheria intima in bagno, che trovo sia assolutamente comodissimo. Forse siamo troppo abituati a comportarci come ci si dovrebbe comportare, senza seguire quello che invece vorremmo davvero fare. Ma come si fa quando devi interagire con milioni di persone. Rischi di isolarti, di rimanere solo.
Questi concetti mi fanno uscire di testa.

Post bignami

Il lunedì non si dovrebbe chiamare lunedì.
Si dovrebbe chiamare post-domenica. Suonerebbe meglio: giovedì, venerdì, sabato, domenica, post-domenica, martedì, mercoledì...fff.

domenica, febbraio 10, 2008

Cose che capitano.

Onde evitare scocciature e per non fare pubblcità gratuite o simili, utilizzerò dei nomi puramente inventati per narrarvi quanto accadutomi.

Ieri pomeriggio ho avuto la malsana idea di andare a restituire il decoder di Spy, visto che il 31 gennaio mi hanno finalmente staccato l'abbonamento, e conoscendomi avrei rischiato di dimenticarmene e pagare poi i 150 euro di multa.
Ovviamente ce l'avevo in comodato d'uso ma, se quando te lo attivano ti mandano una squadra di montatori e tecnici a istallare parabola, decoder, pile nel telecomando, ecc.., al momento della disattivazione sono tutti cazzi tuoi.
Per disdire l'abbonamento ho dovuto fare una lettera raccomandata con ricevuta di ritorno da inviare via fax e poi via posta e per conoscenza alla mia banca, solo 3 mesi prima.
A me sembrava una cosa semplice.
Ti mando una lettera, ti dico che non voglio più l'abbonamento, punto.
No. Mica si sono subito rassegnati quelli di Spy. Hanno iniziato a tempestarmi di telefonate chiendomi stupiti come mai avessi deciso ciò. Semplice, gli rispondevo sempre io, non ho il tempo di guardare la tv; a casa mia nessuno guarda la tv e la sera mia mamma preferisce "chi l'ha visto".
Vabbè a parte questo, ieri mi sono recata in un qualunque centro Spy, perchè i 45 centralinisti sottopagati mi avevano detto che sarebbe andato bene un qualunque centro Spy. In maniera molto logica, sono andata dove ho stipulato il contratto.
Arrivo nel negozio Iuroncs, nella zona dove si fanno i contratti.
2 sportelli, uno di telefonia, uno di Spy. L'omino vestito di Blu stava servendo una gentile Signorina, che qualche momento dopo si èrivelata un'autentica sfracellacoglioni.
Attendo. Mi appoggio al banco, mi sposto, mi siedo, mi rialzo. I minuti di attesa sono diventati 10. Arriva un altro cliente. Ci guardiamo. Io gli faccio capire che la signora non ha la minima intenzione di schiodarsi dal ragazzo che la serve. Anche se dopo capisco che è il ragazzo che serve che non ha intenzione di staccarsi dalla signorina.
La osservo. Scarpa a punta con tacco affilato che si muove in maniera provocante; collant nero, gonna corta gessata più lunga su un lato (era così il modello). Capello fresco di parrucchiere, frangia trucco vistoso.
Inizio a sbuffare e guardo l'omino blu sbuffando.
Poi inizio a pensare che forse questa femmina non è capace a leggersi le sue cazzo di istruzioni del telefono, un Tokia per intenderci, quello che ti oramai ti regalano al battesimo, perchè continua a fare domande.
I minuti son diventati 25.
Il nervoso inizia a impossessarsi del mio cervello. Il tipo si muove lentamente. Lo fa apposta cazzo.
30 minuti. Io devo solo restituire un fottuto decoder e un telecomando (al quale ovviamente ho levato le mie pile).
In coda siamo in tre. Ci guardiamo in maniera solidale. Penso di andare dal direttore a lamentarmi, se non fosse che pure lui s'è messo a far e il coglione con la tipa frangettata.
35 minuti. Si libera finalmnte.
La sua voce mi irrita. Respiro."Senta. Io devo ridarvi sto coso di Spy"
E lui con molta calma:"Questo non è il posto giusto, deve andare a Tortona"
"A TORTONAAAAAAAAAAAAAAAAAA"(n.d.r. Tortona è una città a 20 minuti da Alessandria)
"Si, mi dice lui, e guardi , l'indirizzo se lo deve far dare all'Assistenza Clienti la in fondo, ma non c'è coda come qui"
La tentazione di saltare dall'altra parte del bancone e scassargli un pugno sulla faccia è forte, se non fosse che il bancone è troppo alto.
E poi, Gran pezzo di cretino, qui la coda l'hai fatta venire te.
Sono senza parole.
E poi mi chiedono perchè non voglio rimanere abbonata.
-_-
Non mi stupirei se andando a Tortona mi chiedessero la scatola del decoder.

venerdì, febbraio 08, 2008

Paure


Quello che ho trovato su google sotto la voce "buio" :)))
Ieri sera sono andata a dormire con una mucca.
Non una mucca vera per intenderci. Una mucca di pelouches. L'ho trovata sul letto insieme al pupazzo azzurro delle olimpiadi, quello con la testa quadrata, che i miei si ostinano a non capire che deve rimanere sigillato nella scatola dei ricordi (belli o brutti che siano). Credo che li abbiano usati per far giocare il mio piccolo vicino di casa. Li ho trovati sul letto. Si guardavano. Quando ero piccina avevo tanti pelouches, e siccome non volevo sceglierne uno solo da tenere vicino a me durante la notte, per non fare rimanere male gli altri, li mettevo tutti in fondo al letto (tanto ero corta, ci stavamo tutti) e poi li coprivo con i fazzoletti di stoffa per non fargli prendere freddo. Al mattino li trovavo tutti mescolati e qualcuno svenuto per terra.
Così prima di andare a dormire ho messo la mucca vicino a me e il pupazzo che inizialmente volevo buttare a terra l'ho messo sul letto, ma fuori. Poi durante la notte è caduto per terra. A volte mi addormento con qualunque cosa sul letto: telecomandi, chiavi della macchina o di casa, foglietti, monetine...Tutto che poi durante la notte cade per terra facendo un baccano nero. E' che mi capita di essere talmente stanca e pigra e di avere talmente tanto spazio nel letto che lascio tutto lì.
L'altra notte invece ho dormito col cellulare in mano. Avevo una paura nera. Hem, mi duole ammetterlo ma io ho paura del buio e siccome ero sola a casa, dovevo trovare qualche escamotage per soppravvivere alla lunga notte. Così ho pensato che se fosse entrato qualcuno e se non fossi riuscita a chiamare la polizia, almeno gli avrei tirato la mia mattonella nera tecnologica in faccia. Poi mi passa, però subito subito no.
Stamattina l'ho cercata un pò, la mucca, ma non l'ho trovata. In realtà non ho trovato nemmeno il pupazzetto facciacubettodighiaccio.

Forse sono scappati insieme. Magari per sfuggire alla scatola dei ricordi.

martedì, febbraio 05, 2008

Protesta

Si chiama "Sindrome pre-mestruale".
In realtà non so se esiste davvero o se è solo un modo che noi femmine utilizziamo per poterci lamentare e arrabbiarci più del solito. Io, comunque, per quando mi dispiaccia ammetterlo, ne soffro. Come le femmine vere. Succede che un minuto prima piangi, un minuto dopo ridi, che odi quello stronzo che ti ha suonato al semaforo, spaccheresti la faccia alla commessa che ti ha guardato male, poi piangi di nuovo, odi il mondo, vorresti che la tua tv prendesse fuoco quando trasmettono il grande fratello, poi ripiangi, poi ridi tantissimo, poi ti fa cagare come ti stanno i pantaloni e la gonna e la maglia, i capelli non ti piaccioni, rispondi male anche al panettiere che ti da il buongiorno, non accetti critiche e tutte le osservazioni le prendi come attacchi personali.
E se per caso decidi di intestardirti su qualcosa, è la fine.
Prendiamo oggi per esempio.
Ho deciso di fare l'università.
Un pò per finta e un pò per davvero.
Prima di tutto non ho il tempo da dedicare a questa ricerca e già sta cosa mi fa incazzare. So la facoltà che vorrei fare, ma nella mia città, inalessandria (qui si dice così, tutto attaccato), meglio che non lo scrivo se no provoco le ire di mezza popolazione. Comunque qui non c'è quella che voglio fare io, perchè non è giurisprudenza, né scienze politiche, né scienze mfn (già dato - 6 mesi, un esame, 28).
La trovo a Torino. Perfetto è a numero chiuso. E già mi incazzo perchè io lavoro e la farei lavorando. Voglio vivere da sola,perchè oltre a essere una femmina sono anche una donna, quindi dovrei lavorare, mantenermi e studiare. Tre cose che fanno a pugni tra di loro.
Adesso credo che mi fermerò perchè le lacrime della sindrome pre-mestruale bruciano più del sale sulle pellicine morsicate e ti fanno sentire stupida.
E oggi non mi va di sentirmi stupida.
Almeno per oggi:)

Bozza

Ieri ho scritto la mia prima pagina del Grezzo Book. Il Grezzo Book è un quaderno fatto coi fogli di carta da pacchi a quadretti rossi. Si scrive bene, solo che poi ero scomoda nel mio letto e così mi sono addormentata a pancia in giù, sul GrezzoBook. Non so se ci sarà un seguito. La mia camera è piena di quaderni iniziati e mai finiti. Ovviamente non vi dirò cosa ho scritto, perchè scrivere su un foglio è diverso che scrivere sul computer. Dico solo che ero seduta sul letto, stavo lavorando a maglia, guardando un programma inutile di politica, mentre sorseggiavo la tisana "Dolce notte", che, come al solito, mi ha tenuta con gli occhi sbarrati fino alle 02.00. Io non so perchè mi ostino a farmi le tisane o la camomilla che so che non mi fanno dormire. Così sono stata in compagnia dei miei pensieri fino a tardi.
Volevo fare un bilancio della mia vita, ma i miei pensieri spaziano troppo e sono passata dagli scout, all'arredamento della camera, ai muri tutt'ora bianchi senza quadri, al senso di soffocamento che mi provoca stare in casa, al fatto che è da 27 anni che affaciandomi alla finestra, (ma no facciamo 20 dai, alla fine avrò iniziato ad affacciarmi a 7 anni) vedo sempre lo stesso palazzo marrone e beige. Brutto. Un paio di giorni fa mi sono accorta che riesco a vedere anche uno scorcio di collina. Ero tutta felice, non ci avevo mai fatto caso.
Ma non basta a farmi apprezzare il posto in cui vivo.