lunedì, dicembre 28, 2009

Constatazione amichevole.


Ricordo ancora quando avevo fatto il botto con la macchina di mia sorella.
Una punto grigio scuro con l'autoradio incorporata.
Le dita sulla manopola del volume, il mio sguardo che si alza, il piede che pesta il freno in fondo.
Botto inevitabile.
Poi il silenzio.
Un silenzio che sembrava di aver smarrito l'udito.
Lo stesso silenzio che riempie l'aria quando nevica.
Il fiato che manca, la saliva che si asciuga.
Come se il tempo si fosse preso una pausa.
Come se un alito di vento ghiacciato avesse paralizzato tutto.
Tranne quella stronza che è subito scesa dalla macchina starnazzando come un'oca.
Le sue piume avevano riempito la strada. Volevo raccoglierle e farmi un giacchino.
Quando mi sono svegliata dala pausa di riflessione, le mie pupille avevano eclissato il colore dei miei occhi.
Non capivo niente. Meno del solito.
"Un attimo. per favore, dammi un attimo. Non sono ancora nella realtà. Sono ancora ferma al botto. Sono rimasta incastrata nel botto. Nel rumore, intendo"
I botti si fa a fatica a dimenticarli.
Io me li ricordo tutti quelli che ho fatto.
Quelli che ho fatto con la macchina di mio papà poi...,...
Anzi più che il botto, mi ricordo il silenzio.
Il silenzio dopo il botto.

venerdì, dicembre 25, 2009

martedì, dicembre 22, 2009

per spiegare.

uh mamma. manco di originalità. ecco il posto dell'anno scorso. non vorrei mettere di cattivo umore. prometto che sarò positiva:)

++++
ecco.:)

giovedì, gennaio 01, 2009

Natale con i tuoi...

Vorrei raccontare di oggi, del pranzo di Natale in famiglia.
Di quando mia mamma mi ha telefonato alle sette per sapere se ero sveglia e di sbrigarmi ad arrivare a casa sua che dovevo apparecchiare la tavola.
Di quando ho aperto la porta di casa e una vampata di profumi di cibo, misto a fritto e misto a melanzane alla parmigiana ( a casa mia sono un must) mi ha investita che a momenti manco mi faceva entrare.
Vorrei raccontare di quando mentre apparecchiavo ho rotto un bicchiere, del telefono di casa che continuava a squillare per gli auguri di parenti meridionali, dell’arrivo di tutti parenti come in Mamma ho perso l’aereo: lo zio che ti stringe fortissimo e ti tira il pizzico sulle guance e ti dice “eh oramai sei una signorina”, la zia che ti lascia il rossetto sulle guance, quella che ha la voce alta, il cugino che con lo sguardo esprime solidarietà, quello piccolo che già strilla, quello che invece si lancia sotto l’albero e cerca il suo regalo, la cuginetta che vuole vedere la tua cameretta, i capotti in camera dei tuoi, mio papà col grembiule da cucina che con il piede aggiusta il tappeto,…
Vorrei raccontare della festa in casa come credo l’abbiano passata quelli del palazzo di fronte, che io guardavo dalla finestra con un po’ di invidia, con lo spumante e il panettone, e il pandoro perché tanto a qualcuno il panettone non piace…
Vorrei raccontare dei regali, del canovaccio con le presine, del bagnoschiuma di Bottega verde, del dopobarba, dei giochi per i bambini, ma io volevo l’astronave dei lego, delle tazzine giocattolo da caffè.
Vorrei raccontare del momento in cui i grandi fanno i grandi e i piccoli vanno in cameretta a giocare.

E invece non lo racconto. Forse avrei potuto farlo 20 anni fa.
Posso raccontare invece della colazione in un tavolone da 20, lavali, aiutali a vestirli con i vestiti piu’ belli, lavati, vestiti, sbrigati che la messa inizia alle 11, ma l’anno scorso non era alle 11,30?
Io di solito sto fuori, vado al bar con chi proprio non ne vuole sapere di stare li dentro. Dove alcune persone quando ci vedono arrivare si spostano incazzate e schifate. E io penso meno male che è Natale. ggi volevo tirare un pugno a una. Che m’è salito il sangue nel cervello.
Vado al bar, marocco e focaccia per due o tre.
Poi il pranzo, sempre nel tavolo da 20, mamma e papà li vedo da lontano. E non ci sono zii nel mio tavolo che raccontano barzellette, ne cugine coi morosi, ne bambini che strillano. Si lo so che i bambini non strillano solo. C’è mia sorella però al tavolo. E ora anche suo marito. A volte siamo talmente indaffarati che ci dimentichiamo di farci gli auguri.
Ma a me manco viene da fare gli auguri.
Ma sono felice lo stesso. Malinconicamente felice.
Per me Natale è un giorno come gli altri. Speciale, ma come gli altri.
Per me tutti i giorni dell’anno sono speciali. Diversamente speciali. Come i miei ragazzi.
A volte penso che vorrei una Natale come avrei voluto raccontarlo.
Ma se ci penso mi sento egoista.
E’difficile spiegare.
Sono le emozioni comandate, i regali comandati, che poi tu me l’hai fatto, io no e mi sento una merda. Ma non mi viene tanto da farli perché è Natale. Io il regalo te lo faccio quando ne ho voglia.

venerdì, dicembre 18, 2009

natale con i tuoi?

A me il natale non è mai piaciuto.
Fin da quando ero piccola.
Fin da quando mi sono svegliata una mattina del 25, sperando che Babbo Natale avesse preso la mia letterina e l'avesse trasformata nei miei pattini a rotelle bianchi da principessa, insieme alla pace nel mondo.
Quella mattina solo il sonno di tutta la mia famiglia nell'aria, il pavimento caldo sotto i miei piedini e la delusione di vedere la mia letterina appoggiata all'albero.
L'ho preso, l'ho riletta e poi l'ho strappata.
Avrò avuto 6 anni, forse.

Non mi piace il natale perchè è la festa della famiglia.
Perchè io è da ho perso il conto, che non festeggio in famiglia.
Con lo zio che ti smucina le guance, la zia un pò grassa che ha portato il dolce, i cugini con il vocione da uomini, quelli sposati con figli, il cin cin, il rumore dei piatti con il bordo dorato, la coca cola, la frutta secca, jngle bells jingle bells e le luci gialle rosse e blu dell'albero con la punta un pò storta.
Me lo immagino così il pranzo di natale.

Non mi piace il natale per cosa mi regali tu, cosa ti regalo io, cosa ci regaliamo, ricicliamo questo regalo, non so cosa regalargli.
Quando sono nei negozi e vedo certe signore comprare degli obrobri di pacchianate, il mio pensiero va a chi riceverà il dono sentito.
Non mi piace il natale perchè mi dimentico di fare gli auguri, perchè vedo le case vuote con gli anziani dentro da soli, vedo i papà che non potranno fare i regali che i figli hanno visto in tv, perchè tutti corrono, perchè tutti comprano e nessuno gusta una cioccolata calda con le amiche, con la panna. E due biscotti. Facciamo tre, va.

E poi non mi piace il natale perchè sono tutti più buoni.
Per finta.

domenica, dicembre 13, 2009

Interrogativi.


A volte mi chiedo se sono i miei sanitari a essere troppo piccoli, o se il mio gatto è troppo grasso...

venerdì, dicembre 04, 2009

Una lacrima sul viso

E' ufficiale.
Sono troppo sensibile per avere un animale.
Vedo Prittino che al buio, gratta sulla porta della mia camera da letto.
Lo sento miagolare, disperato.
Lo vedo accoccolato proprio sullo stipite della porta.
Con lo sguardino triste.
Che magari pensa che me ne sono andata e l'ho abbandonato.

Prittino è troppo piccolo per stare da solo in casa.

E' vero, fa i disastri quando sono a casa, tipo che apre il frigo da solo e si prende le scatolette e mi lascia il frigo aperto facendomi andare la roba a male; gioca con la pallina di carta stagnola sul letto e mi pinza il piumino con gli artigli; mi tira i fili del cordino delle tuta; mi mangia i capelli quando dormo; si arrotola sulle scarpe di Azzurro e gli mangia i lacci; appena ci vede masticare ci salta addosso come se fosse il gattino più dolce del mondo nella speranza che presi dalla compassione gli offriamo quello che stiamo mangiando, e di solito ci riesce; gioca con l'acqua del bidet e mi allaga il pavimento; va a fare la cacca appena gli ho messo la sabbietta nuova di pacca; e poi esce sul balcone quando piove e torna dentro tutto zuppo d'acqua dopo aver camminato sulla righiera...

Ora, qualcuno mi faccia credere in realtà che il mio gattino è felicissimo di passare 4 giorni da solo.
Che finalmente ha casa libera e può fare le feste.
Che quando vedrà comparire Azzurro sulla porta di casa penserà "Oooooh finalmente una serata tra uomini!"
(Azzurro: niente birra e caffè per Prittino!!)
Che di notte dormirà spaparacchiato a stella sul divano pensando "Ooooooh stanotte posso evitare di fare il gattino coccolino che dorme sul cuscino, che la mia reputazione da gatto nero sta andando a quel paese"
Che salterà sul tavolo e poi sul mobile della cucina e poi cercherà di arrampicarsi sul mobile della sala, e poi correrà su e giù a 200 all'ora per la casa con il topo dell'ikea in bocca e poi si fermerà con il fiatone e si addormenterà in mezzo al pavimento della sala.
E che magari mi spaccherà qualcosa, nascondendo abilmente i cocci sotto il letto.

E così, vero??

lunedì, novembre 30, 2009

Questione di principio.



Da: Muffin Woman Pat
Inviato: sabato 28 novembre 2009 11.55
A: info@paglieri.com
Oggetto: Quesito Bagnischiuma VS Bagnischiumi

Cara Paglieri,
avrei un quesito da porvi, perché altirmenti finisce che litigo con il mio morosino.
Lui sostiene che il plurale di Bagnoschiuma sia Bagnischiumi.
Adesso, ho cercato di fargli capire che la parola Schiumi non esiste, ma non ne vuole sapere.
Abbiamo anche cercato su google, ma non si rassegna.
Siccome siamo di Alessandria, ho pensato di rivolgermi alla più famosa ditta esistente che produce Bagnoschiuma o Bagnischiuma (Come dico io), Bagnischiumi (come sostiene lui).
Potete per cortesia, illuminarci su questo dubbio?
grazie e scusate se vi abbiamo fatto perdere tempo.
Con affetto, affezionatissimi,
Muffin pat e Azzurro

Gentilissimi Muffin Pat e Azzurro

innanzitutto vi ringraziamo per l’interesse dimostrato nei confronti di Paglieri Profumi e di averci posto questo curioso quesito.

La parola “bagnoschiuma” è una parola composta da “bagno” e “schiuma”. La formazione del plurale dei composti sostantivo+sostantivo nella lingua italiana, nella maggior parte dei casi, viene creata rendendo plurale la testa semantica della parola composta, in questo caso “bagno”. Per questo motivo, secondo la nostra opinione, la forma plurale più corretta è bagnischiuma anche se comunque è di uso comune utilizzare il composto al singolare anche identificare il plurale.

L’occasione ci è gradita per porgervi i nostri più

Cordiali Saluti

Servizio Consumatori Paglieri Profumi S.p.A.

sabato, novembre 28, 2009

Tanto va il gatto al lardo che ci lascia lo zampino

Come faccio a sgridarlo quando mi guarda così??!!

Soprattutto quando torno a casa, entro in cucina e nel buio pesto dell'inverno, trovo una fioca luce a illuminare il pavimento arancione.
Guardo un pò intimorita, e i miei occhi cadono su una scatoletta di manzo fagiolini - Miglior gatto- lasciata a metà nel frigo, abbandonata per terra.
Vuota.
Il pezzetto di domopack che la chiudeva, fatto a brandelli.

Il piccolo gatto nero indagava con me.
Quando mi sono girata con la voce carica nelle corde vocali, si è accasciato a terra.
Ho pensato "porcamiseria, vuoi dire che ho lasciato aperto il frigorifero?"
Non può aver aperto il frigo da solo, Pritt.
Non può proprio.
Non può aver tirato giù dal ripiano la sua scatoletta di mangiare, distinugendola dal resto, e essersela scassata tutta.

Questa mattina ero sul divano con Azzurro.
A un certo punto vediamo rotolare una scatoletta di mangiare sul pavimento della sala.
E poi dietro indisturbato, Pritt.
Come se non ne sapesse nulla.
Come se quella scatoletta fosse piovuta dal cielo.
Sono entrata in cucina.
Il frigorifero aperto.
Ora, giuro che gli insegno a lavare i piatti.

Si ringrazia Azzurro per la gentile concessione della foto.

martedì, novembre 24, 2009

The Muffin Woman Pat Show

Azzurro non esiste.
Ne sono certa.
Azzu è sicuramente una proiezione di Pritt.

Stanotte li guardavo dormire. Uno alla mia sinistra, l'altro alla mia destra.
Entrambi nella stessa posizione.
Penso che sia una sorta di incantesimo.
Prima l'arrivo di Pritt, che in principio doveva essere un gatto persiano e chiamarsi Serse.
(Piccole reminescenze delle scuole medie. Epica. "Dal mito alla Storia" Editore Paravia. Bacchielli-Verra.)
Poi è arrivato un gatto nero.
Pritt, perchè mi sta appiccicato. Sempre.
E se dico sempre, dico sempre.
Forse è venuto a studiare la situazione, a capire in che razza di pasticcio poteva cacciarsi.

Un mese esatto dopo, l'arrivo di Azzurro. Un normale venerdì sera di ottobre.
Azzu, come tutti i Principi Azzurri, mi ha chiesto di sposarlo subito.
Io gli ho risposto:
"No guarda tesoro, prima di procedere in questa relazione devo sapere alcune cose fondamentali di te. Tipo: mangi il formaggio?"
Se mi avesse risposto di No, l'avrei cestinato. Giuro.

Quando trovo Azzurro con Prittino in braccio, ecco, lì mi blocco e li guardo. Li studio. Cerco di capire se esistono davvero.
Pritt esiste perchè mi sta facendo fuori la dispensa: infatti ora è diventato Prittone.
Azzurro no.
Non può esistere.
Ogni tanto guardo se vedo delle telecamere intorno a me. Io lo so che ci sono.
Perchè Azzurro dice tutto quello che deve dire al momento giusto.
Fa tutto quello che deve fare al momento giusto.
Tipo Truman Show.
Azzurro è biondo con gli occhi verdi. E' bello, simpatico, intelligente, divertente, dolce, romantico e soprattutto stupido quanto basta.
Quanto basta per fare gli scemi al supermercato, ad esempio.

Oggi vado a vedere se il cielo è di cartone.

Perchè se no, tutto ciò, sarebbe assurdo.
Inaspettatamente e meravigliosamente assurdo.

giovedì, novembre 19, 2009

Versione scaricabile

martedì, novembre 17, 2009

lunedì, novembre 16, 2009

Academy Awards

Io amo le cose semplici.
Come il pane fatto in casa.

In queste due righe tutta la rabbia che implode dentro al mio stomaco, quando qualcuno complica le cose più del necessario.

Detesto chi si perde in chiacchere.
Chi di un problema ne fa una catastrofe.
Un'inondazione. Uno Tzunami. Un terremoto del 12° della scala Mercalli.
Non sopporto chi perde il tempo arrabbiandosi.
Chi inscena drammi e fa uscire le vene dal collo.
Chi alza la voce per farsi sentire, in modo che i riflettori si spostino su di lui.
Perchè è così difficile brillare di luce propria.
Odio chi spreca i minuti, le ore e i giorni, a pensare a quanto il problema sia un problema, grande, insormontabile, senza magari provare a guardare la soluzione più semplice.
Quella che magari ti fa uscire anche un sorriso.

Ma no perchè.
Mettiamoci un bel dolby-sorround ai problemi! Che adesso ci sono pure le promozioni di Natale.
Un bello schermo da 3 milioni di pollici preso da Mediaworld.
Compriamoci gli occhialini 3D, anzi no, che dico, 4D.
E le poltrone che vibrano!
Così possiamo goderci lo spettacolo, e magari aspettarci un meritato Oscar.

Oscar come miglior spettatore.

giovedì, novembre 12, 2009

Nodo in gola.

C'è una cosa che mi fa venire la pelle d'oca al pari di un'unghiata su una lavagna di scuola.
Anzi no al pari di una forchetta raschiata sui denti.
O dell'odore dei carciofi.
Una cosa che quando te la trovi davanti, oramai è troppo tardi, perchè tutte le tue certezze crollano nel momento esatto in cui la situazione è diventata irrecuperabile.
I dubbi ti assalgono, mentre terrorizzata e con il naso arricciato ti rassegni dinnanzi al fatto compiuto.

Quando al bar mi danno il succo alla PERA al posto di quello alla PESCA.

Adesso io voglio dire.
Io sono un fan del succo alla pesca. Lo amo.
Da piccola il mio sogno era quello di fare il bagno in una piscina di succo di frutta alla pesca.
Lo è anche ora in realtà.
Avvolta in quella cremosità e freschezza tutta arancione brillante, nuotare e bere, e bere e nuotare e poi ancora nuotare e bere ettolitri di succo, semplicemente spalancando la bocca.
Di solito quando lo ordino, lo finisco ancora prima che il cameriere se ne sia andato via.
Di solito. Siccome a volte mi pare brutto, lo sorseggio, e per non farlo finire prima mi faccio aggiungere un cubetto di ghiaccio che se poi me ne mettono 3, tocca che li butto.
Se ti dico Uno è Uno. Comunque.
Per me gli altri frutti potrebbero essere scampati dal frullamento.
Potrebbero starsene beati dentro le ceste al centro del tavolo della cucina.
Quando oggi mi sono trovata sul bancone del bar il bicchiere con un succo giallo pallidino smorticcio, ancora prima che potessi accorgermi dell'errore, i dubbi mi hanno divorata.
"Cazzo ma io avevo detto Pescaaaaaa?!?"
La barista mi ha sorriso perchè per lei era tutto ok.
Il mio stomaco si è chiuso e persino il succo si è sentito a disagio sotto il mio sguardo pieno di astio.
Quando mia mamma si sbagliava e prendeva solo i succhi alla pera, la accusavo di volere bene solo a mia sorella.
Sentire quei microgranelli festeggiare tra le mie papille, mi fa venire i brividi nella mascella.
Le mie tosille si compattano, il tubo digerente mi si stringe a imbuto, lo stomaco si rovescia come un calzino.
Non va giù cavolo, non va giù.
Mi si pianta nella gola come l'antibiotico che prendevo da piccola.

Ora è lì. Al centro della mia pancia. Non va ne giù, ne su.
Lo sento che si aggira nel mio stomaco.
Anzi no mi sta salendo sulla testa, con quei cazzo di microgranelli e quel giallo pallidino smorticcio di merda.

sabato, novembre 07, 2009

Quando meno te l'aspetti.

Quasi la odiavo sta frase che mi dicevano sempre.
"Che cavolo vuole dire quando meno te l'aspetti?"
Mentre sei sotto la doccia?, dal benzianaio?, mentre stai facendo la ceretta?, mentre stai scegliendo un paio di scarpe?, mentre stai andando a buttare l'immondizia?
Io rispondevo sempre. "Eh, ma quando, meno, me l'aspetto?"
Io non la dirò mai, sta frase.
Nemmeno ai miei figli. Nemmeno ai figli dei miei figli.
E' vero, non me l'aspettavo.
Ma lo aspettavo.
Come si aspetta il treno che ti porterà a fare il viaggio della tua vita.
Quello che non dimenticherai mai.
Come si aspetta il proprio turno per mangiare lo zucchero filato o la crepe alla nutella.
Come si aspetta la torta di mele che uscirà dal forno, con il viso quasi spiaccicato sul vetro.

Che senti il profumo per la casa, e già ti immagini quando addenterai la prima fetta, ancora calda.

"Quando meno te l'aspetti come una bomba, che va dal cuore in testa e testa e cuore si sfonda..."

martedì, novembre 03, 2009

Il mio gatto è gay.
Non che sia un problema, per carità, non ho niente contro i gay.
E' solo una constatazione. Un dato di fatto.
E' pure feticista.
Se vede dei piedi sia dentro le scarpe che fuori, va fuori pure lui.
Comincia a strusciarsi tutto e nemmeno con le scatolette riesco a distrarlo.
Quando mi faccio la doccia mi aspetta sul tappetino per smangiucchiarmi i piedi.
Ora i miei non gli piacciono più, per questo dico che è gay.
Ma fa robe che gli si dilatano le pupille e si corica tutto per terra. O se sta facendo altro, tipo dare i bacini al topo dell'ikea, fa un balzo e monta sui piedi.
Il mio gatto mangia tutto.
E se dico tutto, dico tutto.
Io credevo che i gatti certe cose no le mangiassero, tipo: i grissini, tipo il surimi, tipo i granelli di caffè crudo, tipo le camille del mulino bianco, tipo la birra, il vino.
Il mio gatto non ha paura dell'acqua.
A parte allagarmi la cucina con la ciotola che ora gliela rivetto al pavimento perchè se la trascina per la casa. Poi se lascio le ante della minidoccia aperta, sale dentro al piatto e fa ciack con l'acqua, poi io gli grido e mi lascia le zampettate per tutta la casa. Di solito questo succede appena ho finito di lavare i pavimenti.

domenica, novembre 01, 2009

martedì, ottobre 27, 2009

Misteri domestici.


Da quando vivo da sola ci sono certe cose che non riesco ancora a spiegarmi.
Non so spiegarmi, ad esempio, perchè se togli la polvere, ritorna a una velocità fotonica.
Non so spiegarmi perchè nel frigorifero, certi alimenti comprati il giorno prima, magicamente il giorno dopo hanno data di scadenza di un mese prima.
Perchè bisogna rifare il letto tutte le mattine se tanto lo riusi la sera.
Non riesco a speigarmi come mai l'immondizia si moltiplica in maniera esponenziale dentro ai sacchetti.
Come mai ad ogni lavaggio di biancheria un calzino perde il suo compagno, generando una serie di calzini single.

Ultimamente non so spiegarmi i processi chimici che avvengono all'interno dello stomaco del mio gatto.

Ma c'è una cosa che più di tutte, proprio non capisco.
Allora, io odio stirare, perchè tutta la preparazione dell'asse, della vaporella, dell'acqua nel ferro da stiro che poi tuttte le volte faccio strabordare, mi stressa.
Metto sempre quasi tutto stropicciato. O al massimo ci passo il phon.
Vabbè magari non stira, ma scalda la roba e d'inverno è figo.
Odio stirare perchè la trovo una cosa inutile come fare il letto al mattino.
Cè però solo una cosa che io devo stirare.
A tutti i costi.
Piuttosto stiro solo quello.

Sono le lenzuola.

Io le devo stirare. O meglio, devo avere le lenzuola stirate.
Adesso dico.
Le lenzuola hanno tutte la stessa forma.
E perchè allora se stiro 4 lenzuola matrimoniali, piegandole allo stesso modo, mi vengono 4 forme completamente diverse?
Tipo un rettangolostrettissimo, un quadrato, un rettangolo lungo e uno corto?
E tutte le volte le stesse lenzuola piegate cambiano forma.
Perchè quando porto le lenzuola da mia mamm,a lei mi fa una pila perfetta, e soprattutto simmetrica e allineata?
Come fa?
Cosa usa?
Riga e squadra?
Compasso e goniometro?
Fa la quadratura del cerchio?
Usa delle formule geometriche?
Ha un piegalenzuola della foppapedretti?

Io non sono ordinata, per niente.
Ma ci sono delle cose su cui non transigo.
Tipo le lenzuola piegate stropicciate o piegate diverse, è una.
Ognuno ha le sue manie.

Ecco, Signor Foppapedretti, io so che inventate cose intelligenti, è per questo che vi inoltro il mio appello.
Io voglio il piegalenzuolatutteuguali Foppapedretti.
Se non l'avete ancora fatto, fatelo.
Per favore.
Grazie.
Erica mi ha premiata. Io mi commuovo sempre quando ricevo dei premi.
E' che è una storia lunga. TIpo che io no ho mai vinto niente per la mia bravura in qualcosa.
Sono solo arrivata seoconda una volta al torneo di freccette.
Poi ho scoperto il mondo del blog. E capita qualche volta che arrivi qualche premio virtuale.
E io mi commuovo allora.
Come per il TEFPOW. che io ho preso il Primo. E mi sono commossa di nuovo.

DEvo dire 7 cose che non si sanno di me. Oddio.

1. Il mio amore per la vespa è nato perchè un giorno stavo tornando da casa del mio morosino, a piedi, alle undici di sera e ho fatto l'autostop e si è fermato un ragazzo con la vespa.
2. Dopo quella volta mi sono presa bene e ho fatto ancora due volte l'autostop.
3. Quando mi parlano ascolto il 20 % del discorso. Il resto del tempo lo passo a guardare la gestualità del corpo. Quindi se dovete dirmi qualcosa di importante siate concisi.
4.Le formiche mi fanno venire i brividi.
5. Ho fatto gli scout.
6. Mi fa schifo la politica.
7.Belin, è tre anni che scrivo, oramai sapete tutto:))

E poi si premia.
Ma siccome sono le 7, 45 e non ho tempo perchè devo andare a lavorare, facciamo che io il premio lo dedico.
E lo dedico alla mia maestra delle elementari.
Ce mi ha insegnato la regola dell5w e quella dei 5 sensi.
La maestra unica. Di stato e di fatto.

lunedì, ottobre 26, 2009

Eclissi

Sta a vedere che una piccola luna piena di un giorno di metà ottobre è riuscita a coprire il sole di quasi una vita, e a sfruttare la corona a suo vantaggio per apparire ancora più brillante?
Sta a vedere.

giovedì, ottobre 22, 2009

Smiling

E così capita che entrando nel negozio in franchising dove probabilmente la commessa non vede l'ora che la lancetta dei minuti si appoggi alla tacchetta del 30 per sbattere tutti fuori e tornare a casa, lei ti saluta con un Ciao e tu avresti voglia di abbracciarla e baciarla perchè ha perfettamente capito che il tuo stato d'animo non è quello di una signora ma di una ragazzina.
Poi non ce la fai e glielo dici. La ringrazi. Magari però non la abbracci va.
Poi vedi un vestitino che fa il finto tonto tra alcuni maglioni e ritorni dalla commessa e ti fai convincere a comprarlo.
Poi esci e sorridi ai passanti che dopo una giornata di lavoro, respirano l'aria delle sette: quell'aria che sa già di cena, e di termosifoni accesi, che sa di coccole di qualche bimbo o grattini a un gatto, o passeggiatina al cane.
Poi cammini veloce verso casa che non senti nemmeno il primo freddo invernale che brucia sulle mani piene d graffi che ti fanno ricordare che c'è qualcuno a casa che aspetta impaziente che la sua ciotolina si riempia di ottima mousse di cuore e manzo. No stasera gamberetti, dai.
Poi sorridi ancora, alle bancarelle del mercato, alla nuova pavimentazione del centro, al tuo nuovo braccialetto, al ragazzo con l'ipod, alla mamma con il bambino e persino all'ausiliaria del traffico.
E lì ti accorgi che hai toccato il fondo. Il fondo del cielo però.
E prima di arrivare a casa vedi una panchina che sorregge due ragazze. E speri che una sia proprio quella che conosci e le rovesci tutto addosso, nonstante lei ti abbia detto che è triste per amore.
E sti cazziii, una volta ciascuno non fa male a nessuno, oh.

mercoledì, ottobre 21, 2009

Ludoteca


Vorrei ringraziare chi mi ha consigliato di fare le pallette di stagnola per fare giocare il gatto.
Mi dissero"uh vedrai come si divertirà!"
Vero.
Le pallette di stagnola, insieme a quelle di grezzo book, sono il suo gioco preferito.
Subito dopo seguono a parimerito un legnetto con un nastrino di raso rosso che oramai è diventato grezzo e succhiaticcio e insalivaticcio e il topino grigio dell'ikea opportunamente impiccato con uno spago.
Ma le pallette di stagnola, quelle non le mette dietro a niente.

Infatti ora in casa circolano 5 pallette di stagnola.
Quando non le vedo in giro vuol dire che le ha messe tutte sotto al divano.
L'altro giorno ne ho trovata una inzuppata d'acqua.
Ogni tanto dormono con noi.
Qualcuna giace nella lettiera.
Qualcuna sulle sedie.
Ogni tanto girano dentro le mie scarpe.
A volte fanno deposito sotto il letto. Insieme a pezzi di carta che mi sa che il mio gatto ha imparato ad aprire i mobili, se non mi spiego come si possano trovare i fogli in giro.

Le pallette raggiungono il culmine del loro utilizzo alle due di notte...

Intervallate da uno snack, da un grattino, da una cacchina.
Ma alle due pare che si animino di una forza misteriosa.
Forse ricevono i messaggi degli alieni.
Forse sono loro che provocano Pritt.
Infatti mica ho capito se devo sgridare loro o il gatto.

Oh cavoli. dimenticavo Coccolino.
Che in questo preciso momento è a cavallo nella ciotola delle crocchette.
Valli a capire sti maschi....

martedì, ottobre 20, 2009

Maledetta primavera


Comeee??!? Non è primaveraa??
Ma si che lo è.
Lo è eccome.
Io sento gli uccellini spelacchiati cinguettare, impazienti di sperimentare nuove traettorie.
Vedo le gemme spuntare timidamente sui i rami degli alberi, noncuranti del gelido freddo che ci sta regalando un'anteprima di questo ipertinente inverno.
Ammiro estasiata i fiorellini di campo che delicatamente colorano i mari verdi che rendono inconfondibile la mia pianura.
Che per quanto posso detestare, é pur sempre mia.
Respiro i profumi zuccherini che si intrecciano all'aroma della neve montata.
Spìo silenziosa le api che si rincorrono per raggiungere il nettare migliore.
Sento il sole che spremendo i suoi tiepidi raggi, tenta di sciogliere la spessa coltre di ghiaccio, invidia dell'Antartide, che fa da scudo a tutte le frecce scagliate da quel testardo di Cupido.
Continuo a usare, indisturbata, la giacchina di pelle marrone.
Ma per fortuna, non sono l'unica.

Non contenta, ho preso i miei anni e li ho divisi a metà.
Una metà la sto usando adesso.
E il mio stomaco s'è fatto un nodo savoia, che nonostante tutto fa passare quantità industriali di cibo.
Soprattutto se la smetto di andare a mangiare fuori, con la scusa di sperimentare i ristorantini della zona.
Soprattutto dopo aver comunicato a mia mamma la mia carenza di ferro.
Mamma meridionale, rammento.

Beh, al peggio, preparerò i fazzoletti per arginare il raffreddore...

mercoledì, ottobre 14, 2009

28 anni, o 14x2?


Oggi, un giorno come gli altri.
Vestita, da un giorno come gli altri.
Umore, da un giorno come gli altri.
Capelli, da un giorno come gli altri.
Gente in ufficio, da un giorno come gli altri.
Telefonate, da un giorno come gli altri.

Distrazione, la stessa di tutti i giorni.
Sonno, lo stesso di tutti i giorni.
Scazzo, lo stesso di tutti i giorni.
Male all'anca, lo stesso di tutti i giorni.
Umorismo idiota, lo stesso di tutti i giorni.

Vado al piano sopra, torno verso l'ufficio, spalanco la porta del cortile, attraverso il fumo di una sigaretta....
...le mie guance rosse, la salivazione a zero, le gambe tremano...

Ho chiesto a mio cognato se posso spostare la mia scrivania in cortile.
Prometto che non mi lamenterò nemmeno una volta del freddo.

martedì, ottobre 13, 2009

Free Climbing

Oggi me ne starò un pò appesa a quella sporgenza piccolina.
Ciondolante e gongolante, mi fermerò a guardare il panorama: le montagne ancora verdi, la danza delle aquile, il profumo della neve, il sole che si specchia sulle rocce.

A me piace arrampicare.
Una volta ero arrivatà un bel pò in alto in alto: mi sembrava quasi di vedere la cima.
Ma la roccia mi ha tradita, e mi ha fatto fare un volo che me lo ricordo ancora adesso: una culata pazzesca!
2 anni di riabilitazione.
Se mi capita di passare la mano sulla ferita, sento ancora il male.
A fatica, però, ho deciso di ricominciare.
Certo, dopo che fai un tonfo così, è veramente difficile fidarsi ancora della roccia.
Infatti sono caduta di nuovo, ma siccome per la paura mi ero assicurata con una corda, sono rimasta appesa alla parete per circa un anno.
Ultimamente invece, metto male le mani sugli appigli: sbaglio strada, vado avanti, torno indietro...
E così sto sempre piazzata alla stessa altezza.

E' che oggi non credevo mi sarebbe bastato un appiglio così scomodo e nascosto, per farmi ritornare il sorriso.
Durante le mie scalate ci sono passata davanti tante volte, ma non l'ho mai calcolato più di tanto perchè così appuntito e altezzoso, mi stava un bel pò antipatico.
Non l'avevo nemmeno visto, confuso tra gli altri appigli com'era.
Si è fatto notare lui, deduco solo per estrema vanità.
Mi ha sorpresa.

Si, oggi me ne starò aggrappata lì, godendomi questo cielo azzurro di metà ottobre, facendo specchiare, anche se inutilmente, il sole sui miei denti...

domenica, ottobre 11, 2009

Pranzo della domenica

un raggio di sole che bacia le mie guance
il profumo dell'ammorbidente che rende soffice i miei pensieri
coltelli che combattono dentro a un piatto
il rombo di una moto che porta in giro il suo padrone
il profumo leggero della menta che deconcentra per un attimo
voci di dialetto siciliano mescolata alle risate rilassate di chi ha trascorso la giovinezza insieme
il freddo marmo che scalda i gomiti
il fumo di una sigaretta che danzando verso il cielo mi fa arricciare il naso
le posate che fanno il bagno nel lavello
il caffè che aspetta impaziente di uscire dalla tazzina

Con gli occhi chiusi,
affacciata alla finestra,
mi godo questo scorcio d'estate
dimenticato in una domenica di ottobre.

venerdì, ottobre 09, 2009

Punto G.

Si ringrazia GGLaTr8la alias Giulio per la sepre fattiva e immediata collaborazione nella fornitura delle immagini perchè riesce semrpe a interpretare quello che scorre nel mio cervello.

Oggi ho visto l'uomo della mia vita.
G.
Era a passeggio con la donna della sua vita.
L'uomo della mia vita è l'uomo della mia vita perchè mi piace da quando avevo 13 anni.
L'avevo conosciuto perchè mia cugina doveva uscire con il morosino e ovviamente da sola non poteva uscire, allora mi aveva chiesto di andare con lei, e io le avevo detto:
"beh, dì al tuo morosino di portare qualcuno però, che io non vengo a fare la candela"
e il suo morosino s'era presentato con una palla di ciccia coi capelli a caschetto e le sopracciglia un pò unite che io avevo detto a labbra strette a mia cugina:
"ammazzaaaaa uno meglio no, eeeh??"
Appunto.
Poi un giorno è arrivato coi capelli tagliati e io mi sono innamorata.
Innamorata marcia.
Da quel giorno ho iniziato a imbrattare tutte le superfici scrivibili con:
"G. I love you" "G. ti amo" e a sospirare ogni volta che il suo profumo mi accarezzava l'olfatto.
Quando in terza media ho scoperto che le nostre aule erano di fronte, a parte avere un mancamento, ho obbligato i miei compagni a spaccare la maniglia della porta affinchè rimanesse potesse rimanere aperta perchè avevamo i banchi in linea d'aria di fronte.
Per lui ho scelto di fare la lezione aggiuntiva di grammatica che le nostre classi facevano insieme, anzichè quella di latino.
Che La Prof mi fece : "Ma perchè grammatica, quella la sai già. Fai latino"
e io:"mhmh no prof. io voglio diventare l'asso modiale della grammatica".
Quando dissi alle mie amiche "oh però G. non è male" ecco, ci si sono praticamente fidanzate tutte, tranne io.
In gita scolastica di terza media a Roma avevamo passato tre giorni sempre insieme.
Questa cosa non me la sono mai spiegata.
Mi aveva dato pure la sua maglietta militare da usare come pigiama.
Una volta mi ha dato un 6 di bellezza.
Io ho pianto tanto per G. Il mio cuscino la sa bene.
Io a G. ho scritto la mia prima lettera d'amore.

Ogni volta che incontro G. per strada a parte essere puntualmente impresentabile, il mio cuore si defibrilla da solo.
G. ha il sorriso più bello del mondo. Con la fossetta nel mento. Come Eric Forrester.
G. ha lo sguardo più bello del mondo, di quelli che quando ti parlano guardano un pò di lato.
G. anche se ora è notevolmente ingrassato, ha il fisico più bello del mondo.
G. ha la voce più bella del mondo. La bassa voce da citofono.
Adesso.
Io mi chiedo.
Con tutto il rispetto.
Ma di tutte le coppie che si sfasciano dopo anni e anni di fidanzamento, porcamiseria, proprio la sua deve rimanere integraaaa????
E lo so che tanto non cambierebbe niente, non c'è bisogno di infilare il dito nella piaga.
Da decubito.

martedì, ottobre 06, 2009

Qui gatta ci cova...

Pritt.
Dimmi che non sei salito sul mobile della cucina.
Dimmi che non ci sei salito perchè hai visto il pacco delle merendine di sottomarca alla carota e mandorla perchè le Camille all'Esselunga porcamiseria non c'erano, che ho inavvertitamente dimenticato fuori dalla dispensa.
Dimmi che con un artiglio non hai aperto la confezione.
Dimmi che non hai preso una merendina, l'hai scartata e dopo aver cosparso tutto il pavimento della cucina di briciole, te la sei mangiata.
Tutta.
Compreso la carta coi merletti perchè non sono riuscita a trovarla.
Dimmi che non sei salito di nuovo sul mobile, hai preso la seconda merendina e hai fatto altrettanto, se non che forse eri sazio e l'hai lasciata mezza smangiucchiata.
Dimmi che poi non contento, hai preso la terza merendina e l'hai tutta morsicchiata con la plastica intorno facendo una poltiglia di merendina.
Dimmi che io non sono entrata in casa e ti ho coccolato 10 minuti sul lettone, scusandomi per averti lasciato in casa da solo, e ti ho sbaciucchiolato e sgrattucchilato il collo e le dietro le orecchie.
Dimmi che dopo non hai cominciato a miagolare, accusandomi di non averti ancora dato la tua scatoletta facendomi sentire in colpa per essere arrivata tardi.
Dimmi che non sono entrata in cucina per darti la tua scatoletta e sono rimasta pietrificata per dieci minuti, come quando mi avevano rubato la bicicletta per la prima volta.
Priiiiittt, dimmi che non è così.

Ma soprattutto, dimmi che quando io fra poco tornerò a casa, a te non sarà venuto un attacco di caghetta che io dovrò pazientemente ripulite...
L'altro giorno ho fatto volare un palloncino.
Sono andata a un battesimo e alla fine il papà del bambino mi fa: "To'. ti regalo un palloncino" che io ho pensato, "Uh, ma perchè a me?"
In effetti dopo i bambini dai 4 anni in giù, ero la più piccola...
E così sono uscita di casa con un palloncino azzurro legato al polso, che in realtà ero felice come una bambina: infatti durante il viaggio di ritorno ho pure dormito in macchina. Sdraiata.
Il vantaggio di essere basse.
Io dormo sempre in macchina, quando non guido.
Non ce la faccio a tenere gli occhi aperti.
A volte faccio pure finta di guardare fuori dal finestrino e chiudo gli occhi...
Quando sono arrivata a casa Pritt ha fatto finta di essere felice di vedermi, ma in realtà, appena ha visto il palloncino ha sgranato gli occhi.
E prima che si arrampicasse sulle mie gambe noncurante dei miei pantaloni nuovi, ho slegato dal polso il nastrino e ho lasciato scivolare il palloncino sul soffitto che si è sistemato vicino al lampadario.
L'abbiamo guardato per un pò.
Pritt aveva gli occhi a cuore.
Poi ho preso un foglietto e ho scritto un pensiero.
Uno di quei pensieri che non puoi dire a nessuno, né alla persona interessata, anzi soprattutto, né alle amiche che se no mi cazziano di brutta maniera, che già mi cazziano a prescindere, figuriamoci se gli dicevo una cosa così.
A volte penso di essere il capro espiatorio del gruppetto. Se faccio qualcosa io, mi cazziano. Se fa qualcosa qualcun'altra, cazziano lo stesso me. Boh..
L'ho scritto in brutta e in bella. Poi ho legato il foglietto al palloncino.
Sono uscita sul balcone e l'ho liberato. Palloncino e pensiero.
L'ho visto allontanarsi da me e nuotare nel blu scuro della notte.
Diventare stella e poi parte del cielo.
Ha pure dato l'ultimo luccichino, complice la luna che lo illuminava.

Oggi devo andare al negozio dei palloncini e chiedere se posso fare un abbonamento o una tessera fedeltà.....

mercoledì, settembre 30, 2009

Non riesco più a scrivere.
Non riesco più a scrivere perchè ho la testa intasata di stronzate.
Non riesco più a scrivere perchè è un anno e passa che vivo da sola e non sono ancora definitivamente sistemata. Mi pare di avere la casa in discesa. Cade tutto.
In realtà dopo che sono passati mio cognato e Balza cadono meno cose. Ma ho ancora dei lavori da fare. Poi dopo che avrò finito, cercherò una casa da comprare. Però non ditelo a Balza:)
Non riesco più a scirvere perchè a casa non becco più la connessione del signor Speedstream che gentilemente mi lasciava la porta aperta.
Non riesco più a scrivere perchè da una settimana le mie mani sono piacevolemte impegnate a grattare le orecchie di Pritt.
Non riesco più a scrivere perchè ho talmente male alla sciatica che tutto mi innervosisce.
Che l'unica cosa che non vedo l'ora di fare è stare sdraiata.
Questo fottuto nervo sciatico di merda, oltre a svuotarmi il conto in banca, mi fa sentire come se qualcuno stesse tirando troppo una corda della chitarra.
Con la sensazione che debba rompersi da un momento all'altro.
E così sto ferma. Non riesco a fare un cavolo di niente.
Appena solo penso che devo andare a far tagliare una cazzo di mensola che è da 6 mesi che devo far tagliare, lui fa sentire la sua incessante presenza. Così mi fa passare la voglia.
Una lancia conficcata nel gluteo destro che arriva fino alla parte dentro del ginocchio.
Che non so come si chiama. Dove c'è la piega. Avanginocchio forse:)
Credo anche che sia collegato con i muscoli del sorriso.
Vorrei svegliarmi una mattina e non avere più male.
Come col piercing alla lingua che mi ero fatta.
Come col piercing al cuore che mi era stato fatto.
Una mattina mi sono svegliata e non faceva più male.
In entrambi i casi.

martedì, settembre 29, 2009

Volevo un gatto nero.


Io ero una ragazza disordinata.
Ero, perchè da domenica 20 non lo sono più.
Ora ogni cosa, in casa, ha il suo posto.
Immediatamente.
Niente più vestiti in giro, niente più giacca buttata sul divano, letto disfatto, stoviglie nel lavandinodella cucina, libri in giro, tavolo pieno di carte e scontrini, collane sulla mensola del bagno, montagne di abiti da stirare. Niente.
Con la differenza che rispetto a prima, non trovo mai quello che mi serve.
Con la differenza che rispetto a prima, se provo a lasciare qualcosa in giro, non so se la ritroverò nello stesso posto. E soprattutto, in che condizioni.
Anzi,il pavimento della mia sala ora sorregge diversi nastrini, cordini, palline di carta stagnola, palline di pagine di grezzo book e pupazzini. Tra cui il povero Coccolino.

Mentre scrivo, ogni tanto devo interrompere per dare una grattatina dietro alle orecchie del mio coinquilino. Che oltre a essere nero come un'ombra, ci si è immedisimato nell'ombra.
Io che detesto chi mi sta addosso, ora mi trovo a scrivere tutta storta, perchè Pritt sta qui, sulle mie gambe.
Pritt sta sui miei piedi mentre lavo i piatti.
Cerca di salirmi sulle gambe mentre sono in bagno. Anzi ci sale.
Mangia appena mangio io.
Anche se prendo solo un biscotto dalla dispensa, lui va a mangiare due crocchette.
Quando bevo, beve pure lui, se non rovescia la ciotola con una zampa.
Quando mi faccio la doccia mi aspetta sul tappetino.
Se prendo i vestiti dall'armadio, mi aiuta a scegleirli.
Se mi corico, pare che improvvisamente abbia sonno pure lui.
Pritt.
Anche perchè Bostik non suonava tanto bene.

martedì, settembre 22, 2009

Riavvio.

Ieri sera.
Dopo non so quanti anni.
Forse da dopo che mi aveva lasciato il moroso dei 5 anni.
Quandi almeno 3 anni.

Finalmente, ieri sera, mi sono fermata.

Dopo cena, in casa, sdraiata sul divano, mi sono vista un cartone animato alla televisione.
Con un gatto sulla pancia.

Il mio gatto.
Il mio divano.
La mia casa.
La mia tv.
Le mie guance asciutte.

domenica, settembre 20, 2009

Volevo un gatto nero, nero, nero :)



Il mio gatto si deve essere ingoiato il mio telefono con il vibracall acceso perchè da quando è entrato in casa, non ha smesso un secondo di suonare.
Dovrò iniziare a non lasciare roba in giro, mi sa...
Ha già capito dove andare a sdraiarsi quando è sulla mia pancia...soliti maschi...
Ha fatto finta di fare il timido cinque minuti, poi si è impossessato del divano e si è messo a dormire.
Ora provo a mettergli il telecomando tra le zampe: se accende sulla partita, domani gli do le chiavi della macchina e gli dico di andare a lavarla.
Eh oh, adesso è lui l'uomo di casa...:)))))

Expedit o non Expedit.

"Vale, già che vai all'Ikea con il tuo moroso, prendi anche a me la libreria in offerta? Graziee"

Quando ci siamo conosciute eravamo una diciottenne e una sedicenne.
In ordine di età, io e lei; in ordine di testa, lei ed io.

A volte ti accorgi del tempo che è passato in circostanze del genere.
In frasi buttate in mezzo a una telefonata di un sabato pomeriggio di settembre.
Perchè vedi due vite diverse, in due case in affitto che non sono più quelle dei genitori.
In ordine di appartamento, da single io, in coppia lei; in ordine di disordine...ce la giochiamo.
La stessa libreria dell'Ikea a fare da collante.

Vale,... magari però domani vado io all'Ikea. A Genova.
Ma avremo le nostre librerie Expedit in offerta.

sabato, settembre 19, 2009

Aguzza la vista.



giovedì, settembre 17, 2009

Chi la dura, la vince?

Ci riprovo.
Non so cosa capiterà, ma voglio riprovarci.

E' che è successo tutto all'improvviso.
Alle nove di sera mi sono accorta che mi mancava il latte per fare il crème caramel quello vero.
Mi sono insultata per 5 minuti ma poi non ho potuto fare altro che assumermi le mie responsabilità.
Dopo aver sputato sangue sul nuovo centro commerciale, ho ceduto, e sono andata a comprare il latte lì, perchè per fortuna, sta aperto fino alle nove e mezza.
Gli sbuffi dei pantaloni della tuta che si bagnavano a ogni passo e i la testa infilzata con mollettine distribuite a caso tra i capelli...la giusta punizione per una dimenticanza che non mi sarei proprio dovuta concedere.
Ho superato le porte di vetro scorrevoli all'ingresso e sono salita sul tapis roulant senza guardare subito dopo quei poveri disperati come me, si aggiravano tra i corridoi luminosi e già puliti per il giorno dopo.

Un colpo di ginocchia alle sbarre basculanti del supermercato e d'improvviso, l'incontro.

Io giuro che non volevo, giuro che ero andata lì solo per il latte.
Lo giuro.
Giuro che il mio obiettivo era in fondo al corridoio, il secondo sulla sinistra, con l'unico scaffale che mi stava aspettando.
Ma l'incontro è stato davvero inevitabile.
Sono stata colta da timidezza, sconforto, agitazione, desiderio, tenerezza, incertezza.
Ho provato a fare un passo indietro, ma non ho saputo resistere e mi sono avvicinata.
Sono stata un pò a guardare dicendomi "No, no, no e no. non è il momento, lo sai anche tu."
Con un mezzo sorriso ingenuo ho alzato lo sguardo in giro in cerca di disapprovazione.
Il tatto questa volta l'ho lasciato da parte. Sarei stata decisaemente troppo invadente.
E intanto la frenesia parlava con la voglia di dare amore.
E l'amore, con la paura di darne troppo.
E la paura, con la testardaggine di volerci riprovare.

Sono uscita dal supermercato anche con il latte.
E speriamo che sia la volta buona:))))





Piantine grasse. Supermercato Panorama. 0,99 € l'una.

martedì, settembre 15, 2009

L'ultimo ballo.

Neanche fosse un mio amico.
O mio fratello, o un mio cugino, o mio zio.
Neanche fosse il mio vicino di casa.
Neanche fosse un collega di lavoro, o il mio panettiere di fiducia, o il postino che tutte le mattine ci consegna la posta.
Neanche fosse quello che abita nel palazzo di fronte, o quello che vedo tutte le mattina portare a spasso il cane.

Eppure, questa mattina, quando ho sentito dalla tv che era morto, una lacrima si è fatta strada sulla mia guancia e la mia gola si è stretta, tanto che non riuscivo più a mandare giù il mio Early Grey.
Temevo che sarebbe arrivato questo momento.
Temevo, ma ero pronta.

Grazie Johnny per averci fatto sognare la Storia d'Amore.
Grazie Sam per averci fatto piangere, poi sorridere e di nuovo piangere.
Grazie perchè tutte le volte che sentirò She's like the wind o Hungry Eyes, penserò che esiste l'amore romantico.
Quello fatto di sorrisi complici, di attese, di sguardi furtivi, di carezze rubate.
L'amore che ti fa sentire il cuore battere nella gola, che ti fa sentire la gelosia sulle labbra morsicate dai denti, l'amore che ti fa sospirare, che ti fa arrabbiare e subito perdonare. L'amore che ti fa guardare fuori dalla finestra la pioggia che sporca i vetri, mentre i tuoi sorrisi si specchiano e si frammentano nelle goccioline.
L'amore fatto di conquista.
L'amore che da due mani che si sfiorano, fa scatenare la passione.
Grazie.

lunedì, settembre 14, 2009

Silenzio stampa.

non parliamo del male all'anca e del male al nervo sciatico che mi stanno complicando gli spostamenti della giornata, che mi sento una lancia che mi attraversa il gluteo destro e si conficca nella caviglia.

non parliamo del tempo che pare di essere in autunno, anzi no, in inverno: quindi, che dite, sarà il caso di rivedere i solstizi e gli equinozi?

non parliamo di un messaggio arrivato stanotte, che ha avuto lo stesso effetto di un'otturazione saltata. e ora tocca prendere schermo e tastiera alla mano e farcire una bella mail perchè non credo che sarei gradita oltre frontiera. ma giuro che partirei ora.

non parliamo che mi sono svegliata alle due di notte perchè è piombato qualcosa sul pavimento e pensavo che ci fosse un ladro in casa.
che sentivo scricchiolare le mattonelle come se stesse camminando qualcuno e sentivo muovere la porta del bagno. e ho sollevato la testa, ma siccome sono un pò miope non vedevo un cazzo e non potevo prendere gli occhiali perchè ho pensato "se poi vede che sono sveglia mi uccide", allora ho fatto finta di dormire col cuore che si sentiva rimbombare in tutto il quartiere, e poi ho cercato il cell che tengo sempre sparso nel letto e ovviamente, no dico, ovviamente non l'ho trovato subito, ma poi quando l'ho trovato ho digitato 112, perchè i rumori continuavano e ho pensato: "ma perchè dobbiamo vivere in un mondo di merda che se uno vuole lasciare le persiane aperte, non può che gli entra la gente in casa" e allora a un certo punto ho preso un bastone e mi sono fatta coraggio e ho acceso la luce.
ma era solo il vento.

non parliamo del fatto che voglio un cane o un gatto e mi sono rotta di sentire "è un impegno".

che sto facendo la fame e non dimagrisco.

che volevo andare in pausa pranzo in palestra, ma c'è prima il lavoro.

non parliamo delle persone che non capiscono che se vuoi avere mie notizie, mi chiami, non mi mandi un sms per dirmi "eh non rispondi". e se non rispondo alla chiamata, vuol dire che non ho la reperibilità, che devo rispondere per forza.
magari in quel momento sono sul cesso, che dici?

non parliamo del fatto che odio chi mi conta i passi e spreca il tempo a monitorare la mia vita.

non parliamo del fatto che si entra senza chiedere permesso e si comincia a parlare non vedendo che magari ho già altro da fare, per esempio.



non parliamo del fatto che a me piacciono i succhi alla pesca e in ufficio ci sono solo quelli alla pera.

che stamattina volevo mettere le mutande nere e le avevo finite. e io odio le mutande bianche.

non parliamo che finisce sempre la cartaigienica quando vado al cesso io.
ah vero, vivo da sola :)))

domenica, settembre 13, 2009

In vino, veritas?


Dire tutta la verità. soltanto la verità, nient'altro che la verità.
Cogliere l'attimo.
Sarebbe stato interessante, ma oramai l'attimo è passato.
Guardare la casa in cui vivo.
Guardare l'armadio che non è mio, il bagno che non è mio, il letto che non è mio, il chiavistello pure quello non mio. Le piastrelle che si muovono, nemmeno quelle mie.
Pensare "ma io che ci sto a fare qui?".
Sentire una bolla di sapone che avvolge la mia città.
No, non scoppierà mai.
Dire a David che non è più mio amico, ma per finta.
Dire a Eli e Vale tutto d'un fiato. Punto.
Dire a Lore che è meglio quando è affettuoso.
Dire a Ste "non c'è la tua bella?".
Dire alla Svizzera "ma che è successo?".
Guardare una chiazza viola sulle etnies bianche. E ora?
Dire, fare, baciare, lettera, testamento?

Una delle cosa da non fare, è avere un telefono tra le mani.
Ringraziamo l'orgoglio che fa a botte con la ricerca della verità.
Andare via con un biglietto di sola andata.
Ma domani,domani, lo stesso lampadario a darmi il buongiorno.

venerdì, settembre 11, 2009

Futuro prossimo.


"Entro tre mesi incontrerai un uomo molto più grande di te, che ti prenderà di testa, che viaggia tanto per lavoro, e che ti metterà di fronte a una scelta difficile..."
Ero alla Festa delle Streghe. Agosto, mi pare.
Complice una sangria, non ho saputo resistere, e mi sono fatta fare le carte da un chiromante gay.

Un mese è passato.

Ieri ero nella sala d'aspetto della mia dottoressa, in coda.
Ero l'ultima. Erano le 17. 10 persone davanti.
Sarei uscita, andando bene, per le 21.
La tipa della reception ci ha pure cazziati perché facevamo troppo casino.
A un certo punto è arrivato un uomo.
Bell'aspetto.
Molto più grande di me.
Non ci siamo considerati fino a quando nella sala d'aspetto siamo rimasti in tre.
Lui, io e un signore calabrese di circa 50 anni, grassoccio, camionista, che mettendo l'h aspirata ogni tre parole, ha iniziato a spiegarci di come suo figlio, dopo otto anni di fidanzamento e uno di convivenza, gli abbia intasato i suoi 4 box auto con i mobili costosi della sua casa, comprati con i soldi del babbo.
Sono stata a sentire per un pò, mentre l'uomo più grande di me, ha ribattuto qualche considerazione del suo "amico". Il camionista calabro, mentre raccontava, intercalava ogni tre frasi con un "perchè lui lo sa, lui mi conosce". Ci teneva parecchio.
Sono riuscita a malapena a conferire un "No, io vivo sola, ma non mi servono i mobili"
Deducendo che le mie idee non si sarebbero mai sposate con le sue, sono uscita sul balcone, anche perchè qualcuno stava cucinando del pesce.
I miei tentativi di farmi offrire cena, ultimamente, stanno raggiundendo livelli umilianti:)
Ed ecco che mi raggiunge lui, l'uomo più grande.
"E così vivi da sola".
Abbiamo iniziato a parlare subito, come se ci conoscessimo da una vita.
Continuavamo a ridere, e a dire stronzate. Stesso senso dell'umorismo.
Ammetto che abbiamo sorriso pure delle affermazioni del calabro.
Le parole del chirogay mi rimbombavano in testa, e i miei occhi hanno iniziato a sbrilluccicare.
Mentre mi casca l'occhio su un anulare sinistro troppo luccicante mi fa:
"Eh se non mi fossi sposato presto, sarei andato a vivere pure io da solo"
In quel momento si è aperta una botola sul balcone.
L'ho visto scivolare e spiaccicarsi sul marciapiede.
Le signore che passavano sotto, con lo sguardo alzato e smarrito chidevano spiegazioni.
"No guardate, questo il chioagay questo proprio non me l'aveva preannunciato" ho gridato mentre mi allontanavo dal balcone per entrare dalla dottoressa...

martedì, settembre 08, 2009

La vera storia di Cenerentola.

C'era una volta una principessa che si chiamava Cenerentola.
Ceneré per gli amici.

Rimase orfana di madre e il padre si risposò con una donna frustrata che pensava solo ai cazzi suoi e alle sue figlie brutte come due racchie.
Ceneré sgobbava dalla mattina alla sera, portava colazioni a letto, faceva il bucato, stirava, stendeva, con la differenza con non veniva pagata nemmeno in nero.
Siccome in casa non la cagava nessuno, cominciò a dare di testa e si mise a parlare con gli uccelletti che le cagavano sul davanzale la mattina.
Un giorno arrivò notizia che il principe del paese di fianco avrebbe fatto una mega festa.
E la matrigna, stronza, le diede talmente tanta roba da fare in casa che Ceneré ne avrebbe avuto per i prossimi cento anni.
Ma siccome Ceneré é una testa di cavolo, se ne frega e va lo stesso alla festa.
Lì incontra Azzurro. Azzu per gli amici.
Azzu s'era appena lasciato con Biancaneve perchè era imparanoiata con sta storia delle mele, e prima ancora aveva avuto una storia con la Bella Addormentata, ma era veramente troppo addormentata, e poi voleva Fiona per farsi delle storie, ma alla fine voleva anche Cenerentola e sti cazzi.
Lui la vede, ballano insieme, poi le dice "Ti lascio il mio numero" e guarda un pò?? si somma agli altri cretini che le lasciano il numero e si defilano.
Lei, che é già in ritardo, sempre in ritardo, tutta la vita in ritardo, andando via, perde una scarpetta.
Uno zoccoletto estivo di legno con la fascetta verde mela, n.37 comprato a 15,00 euro, l'affarone dell'estate.
Azzu la vede, ma la scansa con un piede.
Poi passa la direttrice del castello, la raccoglie, la mette in un sacchetto e la da al Cuoco del palazzo, che fra l'altro aveva già avuto un flirt intenso con Ceneré.
Però ora flirta con un'altra. E' che Ceneré lo aveva mandato via, perchè c'aveva la testa piena di stronzate. Anche ora in realtà ce le ha. Lui pure era incasinato. Troppo incasinato.
Ceneré é una che ne ha passate, ora non le viene tanto bene affezionarsi.
Poi è una che arriva in ritardo.
Ovunque, dovunque e comunque.

E stasera per consolarsi, si metterà i suoi zoccoli verdi e si mangerà le scatolette di tonno (che le ha lasciato il cuoco insieme alle scarpe).
Tonno che non digerisce nemmeno bene. Come i peperoni.

E come l'idea che lui, lui, ora cucini per un'altra.
Fine della storia.

lunedì, settembre 07, 2009

Collocamento.

C'era una volta una A.
A stava su un cartello appeso alla porta di un bagno di un ufficio, stampata su un bel foglio bianco plastificato.
Aveva visto più sederi lei che un proctologo in tutta la sua carriera.
Il suo compito, insieme alle altre lettere, era quello di vigilare affinchè nessuno buttasse dentro il water roba che non fosse la cartaigienica.
"Ma come si fa a essere così incivili?!", urlava sempre quando beccava qualcuna che , con indifferenza, gettava dentro la tazza gli assorbenti o le salviette lavamani.
Appena le avevano dato il lavoro nuovo era tutta felice.
Aveva fatto però un periodo di prova sulla targa di una porta della prima elementare: l'unico problema è che doveva convivere con la campanella che a ogni ora le fracassava la testa con il suo suono.
Da 3 mesi invece aveva cambiato completamente genere.
Era un lavoro di squadra e siccome l'avevano promossa, se ne stava impettita tra la P e la R.
P e R che erano due consonanti molto affiatate, non erano molto cordiali con lei, soprattutto perchè da quando avevano spostato la Q, la loro migliore amica, avevano un atteggiamento un pò snob.
Ma lei se ne fregava perchè sapeva che tanto sarebbe stata sempre la prima.
A passava i suoi giorni a guardare gli incivili gettare nel water schifezze di ogni genere. Ogni tanto capitava qualcuno che si comportava bene, allora tirava un sospiro di sollievo.
Per non parlare poi della puzza che era costretta a sentire: questo mica glielo avevano detto quando aveva iniziato a lavorare.
Una volta arrivò uno che buttò una bottiglia di plastica e le venne talmente il nervoso che quasi stava per scendere a tirargli un pugno sulal testa.
Ma P e R la ripresero subito:"Non è compito tuo".
A cominciò a sentirsi un pò frustrata e inutile. Lei era diversa dalle altre A.
Una notte, mentre tutti dormivano e le luci non riflettevano sulla plastica del cartello, decise di scappare.
Chiamò la sua amica E e le disse: "Senti E ho bisogno di un favore: devi coprirmi per un pò. Ti devi mettere tra la P e la R al posto mio. Tanto non se accorgerà nessuno."
E che voleva molto bene ad A, si sacrificò e si piazzo zitta zitta tra P e R.
Così A scivolò piano piano sotto la plastica del cartello, usò la maniglia come trampolino, atterrò sul pulsante della vaschetta del water, e da lì balzò fuori dalla finestra.
Da quel giorno nessuno ebbe più sue notizie, ma girano voci che sia diventata la testimonial di un logo famoso e che si sia pure fidanzata.
Certo è, che di strada ne ha fatta...




Viaggio nel tempo

Ci sono degli oggetti che quando li tocchi scatenano i poteri, come nei film, e ti portano a spasso nel tempo.
Oggi è arrivato un carico di giocattoli in ufficio.
Poi un giorno spiegherò come mai capitano ste cose nel mio ufficio.
La tentazione è stata forte. Sono andata a sbirciare.
Ma che dico sbirciare, ho tirato fuori tutto.
Qualcuno deve aver svuotato una cesta di giochi di una bambina nata negli anni '80.
Il primo gioco che ho tirato fuori mi ha fatto venire le lacrime.
Gira la moda.
Ho aperto la scatola. Il gioco era intatto. Pure coi gessetti. Quelli blu che servivano per fare i calchi. Appena ho preso in mano la ruota, una scossa.

Sono sdraiata a pancia in giù sul tappeto di casa. Quello marrone e panna con i disegni geometrici che facevano venire fuori le facce.
L'odore del tappeto me lo ricordo bene. Un misto di plastica e polvere credo.
Con il mio gessetto cerco di fare il calco che puntualmente mi viene doppio perchè quando finisci i foglietti in dotazione ti devi arrangiare, e quelli che ho io sono troppo sottili.
La mia preferita è quella con i capelli a caschetto. Maglia con gli sbuffi, gonna corta e scarpe da ginanstica. O anche quella con il vestito da sera lungo che le si vede la sottoveste.
Il massimo della trasgressione.
Le 19,30 circa.
Fuori è già buio.
Fuori fa freddo.
La luce gialla del lampadario però ci riscalda.
Mia sorella sul tappeto con me. La sua preferita è quella con il basco, credo.
Profumo di minestirna sulle nostre teste. Minestrina con il formaggino.
Dalla cucina la voce di qualche presentatore di quiz a premi, si fonde al rumore di piatti tirati fuori da sopra il lavandino e arriva fino alla nostra cameretta.
Suonano alla porta. E' papà che torna dal lavoro.
Mia mamma ci grida dalla cucina che è pronta la cena.

Lascio la presa.
Blocco la lacrima con il dito pieno di polvere.

Ho chiamato mia mamma.
Stasera ceno a casa.
Non la mia.

giovedì, settembre 03, 2009

Ritorno di fiamma

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Oggi mi sono trovata una lettera a casa.
Era Daniele. Daniele Ottier.
Mi ha scritto perchè vuole che ritorni con Sky.

"Gentile Patrizia,
tu e Sky avete vissuto tante emozioni insieme, poi hai scelto di non vederlo più per un pò.
(...)
Se SKY ti manca, chiama...
Riavrai tutto quello che ti eri perso in questi mesi. E molto di più"

A
parte che quasi mi stavo mettendo a piangere.
E non sto scherzando.
E' che certe parole, lette in determinati momenti della vita, arrivano come una multa inaspettata.
A parte questo.

Ora gli rispondo così:
"Gentile signor Daniele.
Noi non ci conosciamo e mi pare alquanto strano che si sia preso la briga di tenere la parte a Sky. Lei non sa nulla della nostra storia: non sa com'è iniziata, non sa perchè è finita, non sa cosa è successo durante.
Ok, io avrò le mie colpe perchè non ero mai in casa e probabilmente lui si sarà sentito solo. Ma evidentemente non era così interessante come si spacciava.
A me del Calcio non mi frega, le News le leggo su internet, lo Sport lo guardo al campetto di fronte casa, non ho bambini per fargli vedere Disney Channel, la Musica la ascolto alla radio e il Cinema vado al Cinema a vederlo. Appunto.
Coi pop-corn e il sistema audio che funziona.
Ammetto solo che mi manca l'aspetto faidateristico di lui. Sapere come sono costruiti i water o come vengono fatte le lenti a contatto. Sapere come funzionano i distributori di merendine piuttosto che com'è fatta una radio.
Infatti in casa ho da attaccare il porta bagnoschiuma nella doccia, la canalina dell'antenna tv, una 15ina tra quadri e quadretti, due mensole, un lampadario.
Le pare poco??
L'unico ricordo che mi ha lasciato sono i 39 euro che mi ciucciava tutti i mesi dal conto corrente.
Ecco.
Si faccia un bell' esame di coscienza e non si impicci più delle questioni mie.
Cordiali Saluti"

Mamma, perdonami.


Condannata a 3 mesi.
Assurdo. Folle. Pazzesco. Irreale. Illogico. Irrazionale. Irragionevole. Insensato. Inconcepibile. Impossibile. Inammisibile. Incoerente. Incongruente.

3 mesi di tessera palestra e corsi.

Non mi riconosco più.
Quest'estate invece di spendere gli stipendi invernali in souvenirs e gelati, mi sono infilata nei negozi di sport per uscirne con un paio di scarpine da ginnastica adidas rosa, da femmina, e un paio di pantaloni della tuta blu che non sono ancora come li voglio io, ma ci vanno molto vicini.
3 mesi di cyclette, di addominali, di stratching, di attrezzi, di sudore che scivola sulla schiena, di capelli spettinati, di corsa e di corsa e ahimè, di bonazzi in pantaloncini corti (eh oh, lasciatemelo dire). Che poi io odio l'ambiente delle palestre è un altro post.
3 mesi di insalata, di petto di pollo, di verdure, di bere l'acqua e andare a fare pipì ogni due minuti, di succo d'ananas, di cereali, di "no grazie", di "basta così".

Balza si è pure fatto togliere la patente per aiutarmi.
I patti erano che sarebbe passato a prendermi lui. Più che a prendermi, a trascinarmi per i capelli nel caso in cui avessi accampato scuse, o mi fossi barricata in casa, o avessi finto malanni, o avessi improvvisato sparizioni, pur di saltare l'ora di palestra.
Ora lo porto a casa io. Secondo me mi sta mentendo.
Lo fa per me, perchè così è meno doloroso. Questa è psicologia pura. Grazie Balza.
L'altra mattina sono andata a battere i pugni contro il portone della palestra perchè era ancora chiusa.

Vi prego, avvisate voi mia mamma. Potrebbe non riprendersi più da questo affronto.

mercoledì, settembre 02, 2009

Cenerentola

Ho perso una scarpa.
Devo chiamare la colonia del mare, sperando che l'armadietto che la contiene non sia già stato destinato a un'altra stanza. Perchè lì funziona che ogni volta che cambia il turno, spostano tutti i mobili, e quindi ora, la mia scarpa, potrebbe essere passata in un altro piano. O addirittura in un'altra ala della villa.
Immagino la faccia di chi troverà una scapra con il tacco n.37, aprendo lo sportellino di metallo.
Forse la stessa mia, di quando, disfando la borsa delle scarpe, me n'è avanzata una.
Ora è in mezzo alla sala, vicino al divano.
E' che non me la sento di infilarla nell'armadietto delle scarpe di casa, da sola.
Anche perchè me le vedo già le altre, che vedendola senza compagna, cominceranno a chiederle spiegazioni. Le prime saranno quelle con il tacco alto, che siccome non vengono mai usate, saranno un pò acide e stronze e la piglieranno in giro.
Quelle da ginnastica, le più buone, immagino che cercheranno di consolarla, dicendole sicuramente, che magari se va a correre con loro, possibile che si sentirà meno sola.
Ho pensato che potrebbe trovarsi a proprio agio con le ciabattine, loro sono così semplici, anche se un pò chiaccherone.
Ma alla fine, la sera, prima di andare a dormire, resterebbe sempre sola.
E così, per ora, la lascio in giro per casa.
Ci facciamo compagnia.
Sono sicura che stando da sola in giro per casa, si accorgerà che dopotutto non è così male.
Anche perchè io non gliel'ho detto, ma prevedo che farle riavere la sua destra, sarà quanto mai complicato...