martedì, dicembre 27, 2011

Caro Dio

Caro Dio,
io non so se esisti davvero.
Ma se esisti fai un miracolo, ti prego.
Mi sento un pò ipocrita a pregarti.
A volte ti ho pregato per cose stupide, lo so,  tipo "ti prego fa che si innamori di me" oppure "ti prego fa che domani non mi interroghi" oppure "ti prego fallo tornare".
Da piccola ti pregavo prima di andare a dormire ma non capivo le preghiere Erano trppo difficili.
Ma era comunque un bel momento.A volte ti ho pregato inginocchiata appoggiata al letto. come fanno nei film.
Ora ti sto pregando perchè nel silenzio di questa stanza, credo che tu sia l'unco che possa fare qualcosa.
Tipo un miracolo.
Non so in base a cosa decidi i miracoli.
Ti immagino su una nuvola, la nuvola più alta del cielo con i capelli neri pettinati all'indietro, ti ho sempre immaginato così fin da piccola.
Ho smesso di credere a te da un pò è vero. Non vado a messa perchè non la capisco, è vero, (non l'ho mai capita in realtà).
Ma ora sei l'unico a cui mi sento di rivolgermi.
Anche se non so se mai capirò la tua volontà. 
Dio, ti prego, lasciaci Giuseppe ancora un pò.
Per favore.


domenica, dicembre 18, 2011

E=mc2


Sto ancora tremando dal nervoso.

Questa volta l'Etna ha eruttato.
Ha eruttato e rovesciato tutta la sua lava incandescente addosso a una stronzetta bionda cafona e ignorante.

Vedere buttare dal finestrino di una Lancia Y (sicuro regalo di papà ) con a bordo due pischelli imbranati e due ragazzine imbecilli, l'equivalente dell'immondizia prodotta da una cena da mc donald, ha provocato in me una reazione pari a una quella fusione nucleare incontrollata.
Non per la cena da mc donald.
Sarà che ho gli ormoni in rivolta, sarà che a causa delle coliche non posso mangiare cioccolato e latticini, sotto natale, e sottolineo, sotto natale, sarà che odio il natale, e odio vedere la gente che si affanna a comprare regali inutili, sta di fatto che questa volta ho deciso di non restare a guardare in silenzio. 
E così dopo aver sentito il mio sangue uscire dalle vene come la cocacola esplodeda una bottiglia sbattuta, sono scesa dalla macchina.
Sono scesa e sono andata a raccogliere l'ultimo bicchiere buttato fuori dal loro finestrino in segno si sfida.
Gliel'ho schiacciato sulla Lancia Y regalo di papà e ho aggiunto "Deve esservi caduto questo".
Quello che è accaduto dopo non lo ricordo bene perchè il nervoso mi ha accecata.
L'avrei appesa al muro quella stronzetta bionda che si faceva scudo con la portiera della macchina, se solo ci fosse stato un muro, mentre quel coglione del suo ragazzo rimaneva con la bocca spalancata.
Mi è dispiaciuto dirle che è peggio di un animale. Per l'animale.
Ma sentirmi dire che anche a casa sua fa così, e che lei, gli spazzini, li paga. Ecco, questo mi ha fatto pensare che alcuni ragazzini imbecilli di oggi, un futuro merdoso se lo meritano tutto.
I loro amici hanno avuto la decenza di stare zitti per lo meno, di abbassare lo sguardo.
E le è andata bene che non ho sentito il suo "ti tiro un calcio in faccia" perchè cara stronzetta bionda, il calcio te lo facevo mangiare per farti diventare più furba.
E' che noi bramiamo un mondo migliore e ce la prendiamo con il capo del governo di turno per le ingiustizie che subiamo. Perchè il mondo fa schifo, perchè non funziona niente. E tutte le cazzate che ci raccontiamo ogni giorno.
Io me la sono presa con lei se il mondo sta andando a rotoli.
Azzurro mi ha lasciata fare e io lo amo per questo. 

e ora non posso più scrivere perchè gattino e pritt sono riusciti a svitare una vavola di un tubo dell'acqua in cucina e si sta allagando tutto...

venerdì, dicembre 02, 2011

Top Chef - Solo dessert

 Mini cheesecake

Da quando prendiamo tutti i canali del digitale terrestre non é cambiato nulla in casa.
Cioé é cambiato che, come sempre, non so cosa succede nel mondo, in compenso ho scoperto Real Time.
Non mi piace tutto di quel canale. Tipo: schifo quelli che hanno un budget di € --1.200.000-- (UN MILIONE DUECENTO MILA EURO per comprarsi la casa (di indefiniti e infiniti metri quadrati) delle vacanze a Ibiza, quando io pago un affitto non commentabile per la casa della città e non ho nemmeno la pulizia scale compresa.
Comunque, visto che il ginecoloco mi ha smazzato il culo dicendo che non devo ingrassare, ho deciso di saziare almeno i miei occhi. Per ora.
Così, nel mio progetto di diventare casalinga, da grande, ho iniziato a tirare fuori gomitoli di lana e ricette.
I gomitoli di lana se li sono mangiati gattino e pritt...


martedì, novembre 29, 2011

Appuntamento al buio.

Non ho dormito tutta la notte.
Sono stata a pancia in su perchè avevo le farfalle nello stomaco. Farfalle molto grandi. Ogni tanto davo i colpetti e loro mi rispondevano.
Non ho dormito tutta la notte perchè aspettavo che uno dei miei odiati telefoni squillasse. Ho messo la suoneria altissima perchè non potevo permettermi di perdere la chiamata. Altre volte lascio il vibracall perchè io odio il cellulare che squilla sempre. Soprattutto quando sei a pranzo, cena, sei in bagno, sotto la doccia, quando sei al telefono con un'altra persona, quando hai scritto un messaggio lungo un km e ti si cancella.
Poi alle 3,00 è arrivata la chiamata.
Parlavo sottovoce per abituarmi.
L'appuntamento era fissato per il giorno dopo intorno alle 11,00. Poteva essere alle 7,00 ma dopo la notte in bianco e la giornata di lavoro pesantissima che mi attendeva, non potevo presentarmi con le occhiaie. Non potevo proprio.

Ho fatto finta di niente per tutta la mattina.
Il telefono dell'ufficio non ha smesso di squillare un attimo, perfettamente alternato con i due cellulari. Poi la porta, un fax, non ho trovato dei fogli importanti, poi li ho trovati, tutto urgente, come sempre.
Ecco le 11,00.

Mentre camminavo nel lungo corridio asettico, tenevo stretto il mio nuovo piumino marrone, provando molto rimorso per le povere oche. Mi sento sempre in colpa ogni volta che ci penso. L'altro piumino si deve essere ristretto nel lavaggio, non capisco:)
Tenevo stretto il piumino e sentivo la salivazione andare via. Sentivo le occhiaie diventare due solchi incancellabili. Sentivo gli occhi farsi lucidi. Sempre più lucidi.
L'ascensore era occupato. Uno di quegli ascensori con le ante che qualcuno si dimentica sempre di chiudere.
Oramai pochi passi ci separavano.
Era impegnato. Non ho voluto sbirciare. Non volevo rovinarmi la sorpresa.
I miei occhi hanno ceduto per primi. Lacrime si accavallavavano ad altre lacrime.
Lui dormiva, non gli fregava niente e dormiva. Beato lui, ho pensato.
Avrei voluto far uscire tutti dalla stanza. Ma per un attimo non ho sentito nessuno. Non mi interessava di nessuno. Ho cercato qualche segno familiare e ho trovato subito il naso di mia sorella in miniatura.

Ora che sono diventata zia (ovviamente l'unica vera zia), devo chiamare i Pagliuca perché eliminino il bianco che mi é rimasto in testa dopo che abbiamo dato il bianco in casa :))))

giovedì, novembre 17, 2011

Orgoglio e pregiudizio.


Oggi il dottore ha detto che ho 2 chili di troppo.
Il mio orgoglio.
Colpito e affondato.

Allora dottore.
Premesso che la sua bilancia segna un chilo in più della mia e che l'ospedale potrebbe comprarvi delle bilance elettroniche.
Lei non sa che cosa vuole dire essere una donna meridionale incinta.
Beh non lo sapevo nemmeno io, ma ora lo so.
E so che se ti viene voglia di mangiare la pizza affogata nel gorgonzola, nessun'altra cosa da mangiare all'infuori della pizza strabordante di gorgonzola placherà la tua fame.
Soprattutto dottore, glielo spiega lei a mia mamma?
Che quando le ho comunicato la mia scelta vegetariana ha messo le bandiere a lutto fuori dal balcone e ha continuato a dirmi per giorni e giorni con il velo nero sulla testa: "Perchè mi stai facendo questo?"
Glielo spiega lei che cosa deve cucinare quando andiamo in pausa pranzo da lei?
Che quando l'altro giorno sono arrivata alle 13,00 aveva preparato:
la polenta con il gorgonozola, la salsiccia, il merluzzo, il purè di patate, i peperoncini piccanti, i pomodorini secchi, il pane fatto in casa, e la panna cotta con il caramello?
E la sua giustificazione è stata: "A me non piace vedere la tavola vuota".
Ecco dottore, io al mattino faccio la colazione perchè non sono una che beve solo il caffè con il dolcificante. Faccio la colazione con il latte con i biscotti come facevo da bambina. Perchè altrimenti non trovo nemmeno il tasto per accendere il computer quando arrivo in ufficio.
Non devo mangiare più i batticuore? Va bene, comprerò i cereali integrali della kellogg's.
Non devo mangiare la pasta? Va bene, mangerò un'insalatina condita con l'amuchina con un pò di fiocchi di latte.
Non devo mangiare la pizza con il gorgonzola? Va bene, mangerò il minestrone con una mela, come fra l'altro ho fatto stasera, che ora non mi resta che aspettare l'infermiera che passi a prendere la temperatura.
Non devo più mangiare il dolce a fine pasto mentre Azzurro si sbafa una coppà malù davanti ai miei occhi? Va bene, imparerò a soffrire in silenzio.
Ecco dottore, io sono certa però che gamberetto non apprezzerà. Gamberetto ha assaggiato tutte le cucine etniche e internazionali, dal panino falafel agli spaghetti di soia, dai nachos al gazpacho. Dalla focaccia siciliana ripiena di ricotta e cipolla a quella pugliese con i pomodorini.
E io sono sicura che ora ci rimarrà molto male.
E quando sarà un bambino vero, mi farà lo schizzinoso.
E poi e' colpa mia se ho i parenti meridionali che quando vengono a trovarci portano una valanga di biscotti alle mandorle fatti in casa? No dico, fatti in casa.
Praticamente cosa ho cambiato a fare casa per prendermi la cucina abitabile, se ora non la posso usare?
Dottore io glielo dico.
Io mangerò cose slavate e insipide, prive di grassi e zuccheri, rischiando di compromettere la mia salute mentale, ma la prossima volta, la bilancia, all'appuntamento la porto io.

martedì, novembre 15, 2011

Aggiornamento.

pantone 2995 :)
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mercoledì, novembre 09, 2011

Gravidanza isterica

Vorrei inviare una mail di protesta a chi ha inventato la frase
"Goditi le gioie della gravidanza".

Allora per me le gioie della gravidanza sono state che i primi tre mesi mi sono venute due tette da cinema e siccome ancora la pancia non ti spunta nessuno sa realmente perchè tu hai due tette così grosse e allora pensi, beh io intanto mi godo il momento.
Per il resto succede che:
-improvvisamente in qualunque momento della giornata ti viene la nausea e poi da vomitare. E non importa se stai aspettando l'autobus da mezz'ora e poi appena ti giri a vomitare in un cespuglio, l'autobus ti sfreccia dietro la schiena. Quando ti viene da vomitare, l'unica cosa che puoi fare é vomitare.
-improvvisamente la tua vescica diventa grossa come una confezione delle sorprese dell'ovetto kinder e ti devi fare una mappa di tutte le toilette dei negozi del centro
-improvvisamente ti viene voglia di mangiare tutto ciò che contiene aceto, che ti berresti tutta la boccia dell'aceto balsamico di modena che costa 40 euro che i tuoi hanno conservato con cura per tanto tempo e tu in effetti gliela finisci nel giro di tre giorni.
-improvvisamente inizi a consumare litri di acqua gasata ma quella con le bolle grosse come delle biglie e la brocca Brita può andare a farsi fottere.
-improvvisamente non puoi più mangiare una serie di cibi che guarda un pò vorresti mangiare solo quelli. Tipo: la pizza con rucola che non sai se è lavata bene, ricoperta di gorgonzola.
E nessuno ti ha avvisato, non è che dici vabbè faccio la festa di addio con la sagra del gorgonzola e mi ubriaco anche per l'ultima volta.
-improvvisamente tutto il guardaroba invernale non ti va più. E ti ritrovi al primo freddo ad andare in giro coi vestiti estivi e il cappotto. Perchè poi la roba premaman, ammettiamolo, fa cacare.
E poi che fa ti compri 40 vestiti che metterai per 4 mesi? No se non ti chiami Elisabetta Gregoraci. Tu ne compri 3, al massimo 4 e speri che nessuno si accorga di nulla.
-improvvisamente al lavoro, se non sei tra quelle """fortunate""" che stanno a casa in gravidanza a rischio dal giorno del concepimento (sottolineo il tono polemico), devi fare le stesse cose che facevi prima, solo che non hai più attenzione, perchè cominciano insinuarsi nella tua testa seghe mentali del tipo:"che esempio potrò essere io?" "sarò una brava mamma?"
Poi hai sonno, sempre sonno, se esci il sabato sera, ti addormenti alle 22 in macchina mentre il tuo moroso si sta mangiando un gelato, e russi anche, ma tu vorresti solo poter spegnere il mondo e dormire finchè il tuo corpo ne ha basta.
Per non parlare dei gatti.
Io non li mando via i miei gatti, come faccio a dire a Gattino "SCENDI DAL LETTOOOOO" che anche se mi mangia tutti i caricabatteria dei cellulari, quando dorme acciambellata tra i cuscini del lettone sembra un pelouchino della trudy.
Poi se prima facevi sogni strani, ora a Inception gli fai una pippa. Una vera grandissima pippa.
Poi piangi, piangi se ascolti alla radio Everithing I do perchè riaffiora alla tua memoria la prima delusione amorosa, di quando alla festa di carnevale Lui chiese a lei di ballare, che era vestita da banale principessa. Mentre io ero vestita da gatto nero, ironia della sorte. Avevo 14 anni.

Quindi quali sono le gioie della gravidanza? Che le calze premaman costano 12 euro la confezione? Che ti rompono tutti i maroni che non gli piacciono i nomi scelti? Che ti dicono di non fare sforzi in con-ti-nua-zio-ne?

Non sono un'insensibile, sono solo onesta :)

giovedì, ottobre 27, 2011

A volte ritornano.

Io sono una buona.
Porto rancore, non dimentico, è vero.
Non dimentico nel bene e nel male.
Ma fondamentalmente sono una buona.
E ho un problema.
A volte faccio delle cose, compio delle azioni dettate dalla mia buona fede, ma senza pensare che potrebbero avere conseguenze non sempre meditate.
Tutto questo per dire che ho fatto una figura di merda colossale.
Cioè io ero partita con le buone intenzioni.
Una cosa alla "C'è posta per te".

Prologo.
Durante capodanno 2000, a Roma, conobbi un ragazzo.
Carlo di Teramo.
Avevo poco più di 18 anni.
Era stato un capodanno memorabile quello.
Primo perchè era capodanno 1999-2000.
Secondo perchè l'avevo festeggiato a Roma.
Terzo perchè ero con le amiche con cui da quel giorno non ci siamo più separate.
Quarto perchè avevo conosciuto Carlo di Teramo alla stazione Termini, mentre cercavamo di tornare in ostello che stava tipo alla periferia di Roma; erano le 3 di notte e fino alle 7 non sarebbero ripartite le metro.
Io stavo dormendo quando abbiamo conosciuto sto gruppetto di ragazzi. Non so come feci a conquistare Carlo di Teramo che aveva degli occhi verdissimi. O azzurrissimi. Vabbè dettagli.
Per farla breve, lo conquistai e poi per un giro strano di sms, lui mi scrisse che l'avevo colpito.
Io avevo subito pensato che si doveva essere confuso con qualche mia amica.
In effetti quel dubbio mi è sempre rimasto.
Ci siamo visti qualche volta a Bologna, poi come tutte le cose tardo adolescenziali, ci siamo scritti qualche mail, messaggi carini, mail carine, ecc.
Le ultime raccontavano che aveva conosciuto Lisa e stava in Germania.
Poi un giorno basta più.
Carlo inghiottito nel nulla.
Riuscii a sapere qualche notizia da un suo amico.
Provai ancora a mandare qualche mail a distanza di anni, e qualche sms. Ma niente.
Ci ero rimasta un bel pò male.

Epilogo.
Ieri mi è arrivata una mail di spam dalla sua mail.
D'impulso, vedendo altri indirizzi, inoltro risposta a tutti.
La mail diceva pressapoco: "ciao scusate il disturbo, bla bla, sono un "amica" di carlo, ci siamo conosciuti a roma nel 2000, bla bla qualcuno ha sue notizie? volevo solo sapere come sta. bla bla"
Le virgolette di amica ovviamente volevano intendere che amica non era propio il termine giusto visto che non ci eravamo più sentiti. Ma questo non l'ho spiegato troppo chiaramente.
Ecco.

Mi risponde Carlo.
Dopo tutti questi anni. Ero emozionatissima.
Mi dice che sta bene, ecc...e altre cose della sua vita.
Poi conclude:
"Divertente. Hai scritto ad un sacco di persone tra cui il mio futuro suocero; Bella trovata.. "

Ok ammetto di aver riso.
Ammetto che sto continuando a ridere.
Carlo, veramente, scusa :))

mercoledì, settembre 21, 2011

Ombre cinesi.

lunedì, settembre 19, 2011

Prima Tv.


Oggi ho conosciuto un sentimento nuovo.
Spero di ricordamelo per sempre perchè mi ha lasciato tutto il giorno il sorriso e qualche lacrima ai lati degli occhi.
E' per questo che lo scrivo, perchè ho troppa paura di dimenticarlo.
Sentivo anche tremare le guance come quando stringi i denti e la bocca.

La mamma ti ha visto per la prima volta.
In televisione.
Sei comparso così all'improvviso che non c'è stato nemmeno il tempo di prepararsi.
Di darsi una sistemata ai capelli.
Il naso sembrava quello di papà, per fortuna.
Poi hai fatto un salto.
La dottoressa ha detto che eri il primo bambino bravo della mattinata che vedeva.
Io mi sono sentita come se mi avesse detto che avevi vinto la medaglia d'oro alle olimpiadi di Seoul.
Si vedeva tutto. Le dita si potevano contare. Io infatti le ho contate per sicurezza.
Anche le gambe e i piedi. Ce li avevi accavallati. E io ho riso perchè ho pensato che quello lo avevi preso sicuramente da me.
Poi il cuore.
E' stato come sentire il vento in tempesta.
Il silenzio prima e il silenzio dopo.

Oggi fa freddo. E' ancora estate ma sembra già autunno.
Io sono felice che sembri già autunno perchè in questo periodo c'è un'ora della giornata che mi piace davvero tanto.
Quando inizia a fare buio e le macchine accendono le luci. Anche le case accendono le luci delle cucine.
Nelle strade il rumori dei piatti messi sulla tavola si mescolano ai clacson di chi ha solo voglia di tornare a casa dopo una giornata di lavoro.
C'è profumo di terra bagnata, di foglie secche, e le scarpe aperte fanno gelare i piedi.

Oggi niente mi può scalfire.
Nemmeno sapere che non so che fine farà il mio lavoro.

sabato, settembre 17, 2011

mercoledì, settembre 14, 2011

More than words.

Chissà se sarò brava come la mia mamma.
Io non so che cosa vuol dire fare la mamma.
Ma so benissimo cosa vuol dire fare la figlia.
La figlia una mamma meridionale e casalinga. Una mamma a cui non piace litigare, premurosa e anche un pò apprensiva. Una mamma che perdona sempre tutto, che anche se si arrabbia poi dice "non bisogna essere cattivi, il male che fai poi ti torna indietro".
Una mamma che mi portava la colazione a letto tutte le mattine: latte appena tiepido con il nesquick. E poi mi veniva a svegliare di nuovo perché mi riaddormentavo con il bicchiere in mano.
Una mamma che mi fa l'orlo ai pantaloni all'ultimo minuto dieci minuti prima di uscire, anche se poi sa che deciderò di mettere la gonna.
Una mamma che tutte le volte che le dicevo "da oggi sono a dieta", faceva la parmigiana, le patatine fritte, la torta di mele, le lasagne e gli involtini. Una mamma che si compra le stoffe al mercato e si fa i tailleur con burda, che poi la cucina si riempiva di pezzetti di filo da imbastire che si appiccicavano ovunque. Una mamma che prende il caffè con la vicina di casa due volte al giorno.
Che se le dici "Mamma non vengo a pranzo" e all'ultimo minuto le dici "Anzi no vengo, ma siamo in tre" risponde "Eh però ora mangiamo quello che c'è" e poi ti ritrovi il pranzo di natale in tavola. Che quando esce di casa é sempre in ordine, con gli orecchini, un pò di rossetto, e la matita nera negli occhi.
La matita negli occhi che ho imparato a mettere anche io così, dentro la palpebra inferiore. Perchè quando ero piccola ammiravo incuriosita ed estasiata quel gesto per lei disinvolto.
Non lo so proprio cosa vuol dire fare la mamma.

Ora però, ecco...ora dovrò imparare.
Chissà se sarò capace di avere sempre le parole giuste a disposizione, se saprò consolare, incoraggiare, spronare, coccolare.
Se saprò essere paziente, fantasiosa, divertente.
Attenta e anche un pò finta tonta.

E chissà, chissà se il piccolo bambino che mi sta crescendo nella pancia, sarà orgoglioso di avermi come mamma, come io lo sono della mia.

lunedì, settembre 05, 2011

Controtempo.

Un giorno avrò un computer fisso a casa.
In un angolo silenzioso.
Silenzioso e buio.
Poi avrò del tempo, di quel tempo senza il ticchettìo dell'orologio.
Poi avrò una tisana appoggiata vicino alla tastiera.
Dentro a una tazza bianca perfettamente cilindrica, che lascerà sul tavolo infinite stampe di cerchi, una sopra l'altra. Una dentro l'altra.
E poi non ci saranno telefoni che reclameranno attenzione, citofoni che gracchieranno, campanelli che strilleranno, voci che mi chiameranno.
Forse solo un suono a rompere il silenzio.
Ma questa è un'altra storia che devo ancora comporre.

domenica, luglio 24, 2011

Il filo di Arianna

Ci sono delle cose, che quando le fai, ti sembra che facciano parte di te da sempre.

Tipo, a me piace aggiustare le cose.
Vabbè non sempre ci riesco ma chi se ne frega.
A volte quello che aggiusto sembra uno sgorbio, e poi ho fretta di finire quindi gli ultimi ritocchi li faccio veloci.
Però quando io trovo una cosa rotta mi prende una specie di frenesia che io sta cosa la devo aggiustare.
Una volta ho aggiustato una sedia della mia amica che aveva il sedile bucato dagli artigli di micia.
L'ho rifoderata usando la tovaglia di pastica a qudretti. Umh ora la sedia é mia:)
Poi ho quasi aggiustato una sdraio dei bagni che le stavo facendo la posta da un sacco.
Il mio progetto prevedeva di imbiancarla e di competarla con il telino della stoffa ikea già cucito, ma poi è arrivato l'inverno.
Ultimamente vado matta per il fili.
Da quando c'è gattino in questa casa, abbiamo detto addio a lampade, caricabatterie di cellulari, caricabatteria del pc, fili della radio, ecc.
Per ultima la Playstation che in realtà io avevo già sabotato staccando semplicemente una presa e imboscandola dietro il mobile della tv, ma poi ci ha pensato gattino tranciando il filo del video a dare il colpo di grazia.
Grazie gattino.
Solo che poi ci mancavano troppo le telecronache finte di Fabio Caressa e Beppe Bergomi...
E i "biup" "biup" "biup" dell'allestimento del campionato mondiale 1982.
Così ho preso il tagliapellicine e il nastro isolante nero.
Io mi ricordo che da piccola guardavo estasiata mio papà quando aggiustava tutto.
Quando intrecciava quei fili con la stessa abilità di un sarto.
La prima volta che ho aggiustato dei fili è stato quando ho sommato due cuffie per il walk man.
Il filo di una, le cuffie di un'altra.
Premere play e sentire la musica passare dalla cassetta attravarso il tuo esperimento e raggiungere le tue orecchie, me lo ricordo ancora adesso il sorriso che mi era venuto.
Stessa cosa per il mio caricabatteria del nokia, e per quello del pc ultimamente.

Così quando ho acceso la tv ed è appasrsa di nuovo la scritta Playstation, beh.
Un'arma a doppio taglio.

venerdì, luglio 22, 2011

Album di famiglia.

Before...


...during...


...and After.

lunedì, luglio 18, 2011

http://isegretidellacasta.blogspot.com/

Abbasso i ragazzini che passano davanti al mio ufficio, con lo zaino sulle spalle, pronti per andare in picina. Abbasso.

giovedì, luglio 14, 2011

"Non preoccuparti del futuro.
Oppure preoccupati ma sapendo che questo ti aiuta quanto masticare un chewing-gum per risolvere un'equazione algebrica"

mercoledì, luglio 13, 2011

Il brucomela.


C'era una volta un verme.
Che viveva dentro una mela.
In realtà lui era nato con la mela. Forse era nel seme della mela che poi si è divisa in mela e verme.
Lui e la mela erano infatti una cosa unica.
Da piccolo non si allontanava mai troppo dai semini gialli che se tagli la mela in orizzontale fanno una stella. Stava lì buono buono perché tutti gli dicevano che non poteva permettersi il lusso di andarsene in giro così libero per la sua mela. Lui non sapeva chi erano sti tutti ma gli dava retta perchè pensava che avessero ragione, visto che erano tutti.
Ogni tanto si sentiva strano a stare lì a fare il verme, perchè lui verme non ci si sentiva.
Lui sapeva che c'erano in giro dei vermi che a un certo punto gli spuntavano delle grosse vele colorate sul dorso e se ne andavano dove cavolo volevano. Lui inviadiava quei vermi.
Tutti gli dicevano "Sta bravo che sei fortunato a stare dentro alla mela, così non ti succede niente"
Intanto il verme cresceva e diventava sempre più triste di fare il verme.
Stava lì e non capiva che senso aveva stare lì dentro.
Lui non voleva fare solo il verme. Si sentiva con le mani legate, anche se non sapeva cosa fossero le mani.
Intanto continuava a crescere e tutti a dirgli "Che bravo verme che sei, come sei fortunato a stare lì in quella mela luccicante"
E più passava il tempo più diventava lungo e più diventava lungo più si iniziava ad attorcigliare.
Con il passare del tempo era talmente ingarbugliato che oramai non si capiva più dove iniziava e dove finiva.
Lui voleva uscire ma aveva troppa paura. Non sapeva cosa lo aspettava fuori.
Solo che a stare lì dentro gli stava venendo l'esaurimento.
Piangeva spesso. E voleva gridare. Poi gli veniva il batticuore, il mal di stomaco, l'agitazione.
Poi passava il tempo a dormire.
Non sapeva più come fare.

Si sentiva diverso dagli altri vermi delle mele.
Avrebbe voluto chiudere gli occhi, e svegliarsi con un bel paio di vele sulla schiena.
Ma tutte le volte, erano solo sogni.

Fine della storia.

venerdì, luglio 08, 2011

La finestra sul cortile


Volevo ringraziare il vigile che l'altra sera non mi ha fatto la multa dopo che ho lasciato la mia macchina nella strada della serata della pulizia strada, in quella strada. Grazie signor vigile, le sono davvero grata.
Cioè in realtà, quando la sera prima ho visto dal balcone, da un pò lontano, quella macchina parcheggiata da sola in tutta la via, ho espresso pena e disappunto per chi non ha ancora capito quando c'è pulizia strada.
Perchè io ho questo problema.
Io parcheggio la macchina, ma poi rimuovo il fatto.
Sempre.
Una volta sono andata da una mia amica in macchina e poi sono tornta a casa piedi, dimenticando la macchina per due giorni sotto casa sua.
Io passo le mattine girando per l'isolato con il braccio alzato, cliccando il portachiavi in continuazione, nella speranza di sentire il "tuc" di apertura porte dei miei 4 anni di finanziamento, fortunatamente estinto.
Una volta avevo lasciato un fiocco arancione sulla antenna, da un matrimonio, così la trovavo subito.
Poi quando mi sono accorta che aveva sopra due dita di smog, mi sono un pò vergognata e con sommo dispiacere l'ho dovuto tagliare.

L'altra mattina, al solito.
Esco di casa, vado sparata verso una macchina per scoprire che non è la mia e afflitta, iniziare a girare su e giù per la via.
A un certo punto un uomo con una camicia arancione che spingeva un passeggino vuoto mi fa:
"Signorina...scusi signorina..."
Pat: "Si?"
U.c.a. (uomo camicia arancione):"Signorina, la sua macchina è parcheggiata in Via xxx"
Pat, dopo incredulità mista a smarrimento:"Emh, ah, eh, eh, grazie..."
U.c.a. con occhi sgranati e tono di voce pacato:"Sa signorina, io conosco a memoria tutte le targhe di tutte le macchine del vicinato"
Pat: "Ah, hem, figo..."
U.c.a. :"Signorina in via xxx, poco dopo il numero civico 25"
Pat: "Signore ma posso citofonarle tutte le mattine??"
No vabbè questo non gliel'ho detto ma l'ho pensato.
Effettivamente la mia macchina, si trovava lì, e io ho pensato ora esce fuori Bob di twen peaks e mi uccide.
Ma mi sono subito ripresa dopo aver scoperto che la pirla che aveva lasciato la macchina nella strada delle pulizie ero io.

Io pensavo che fosse una leggenda quella del signore che sa le targhe a memoria, perchè mia mamma mi raccontava sempre che al suo paese, in Sicilia, c'era un uomo che sapeva a memoria tutte le targhe di tutti quelli del paese.
Per un attimo ho pensato che era una figata, perchè io sono malata delle targhe, tipo che io guardo le targhe strane tipo la più figa che ho trovato è stata CY363YC.

Ma poi, sapere di essere osservati, è una cosa veramente inquietante.

giovedì, luglio 07, 2011

Son(n)o


Da piccola pensavo che tutte le cose avessero un'anima.
E così mi ritrovavo a fare le cose più strane tipo che se buttavo nell'immondizia i chicci di riso avanzati nel piatto, facevo attenzione a toglierli tutti tutti, perchè pensavo che fossero tutti amici e che volessero stare insieme in una situazione così brutta.

Mi si chiudono gli occhi, ora non riesco a scrivere.
Mi si chiudono gli occhi, ma spero che tra le palpebre e pupille, non si insinui di nuovo un sogno agitato.

lunedì, giugno 13, 2011

Eh si.


"Ricordati bene" ha detto Tyler.
"Le persone che stai cercando di calpestare, sono quelle persone da cui dipendi tu. Noi siamo le persone che laviamo i tuoi vestiti e cuciniamo i tuoi pasti e te li serviamo a tavola. Noi ti facciamo il letto. Noi ti proteggiamo mentre dormi. Noi guidiamo le ambulanze. Noi smistiamo le tue telefonate. Noi siamo cuochi e tassisti e sappiamo tutto di te. Noi esaminiamo le tue richieste di indennizzo alle compagnie di assicurazione e gli addebiti sulla tua carta di credito. Noi controlliamo ogni spicchio della tua vita.
"Noi siamo i figli di mezzo della storia, cresciuti dalla televisione a credere che un giorno saremo milionari e divi del cinema e rock star, ma non andrà così. E stiamo or ora cominciando a capire questo fatto" ha detto Tyler.
"Perciò fa poco lo stronzo con noi"

Fight club

lunedì, giugno 06, 2011

Il gatto con gli stivali.

Ora Napoleone sarà nel paradiso dei gatti.

Io non se se ho fatto bene o meno a cominciare questa avventura.
So che l'altra notte ho sognato che sentivo miagolare in macchina e c'era un gattino piccolo sotto il sedile del passeggero.
Uno di quei gattini che sono arrivati da poco.
Uno di quelli che hanno abbandonato in una scatola di cartone insieme ai suoi sei fratellini.
Perché adesso é il periodo che nascono i gatti e ci sono persone che li fanno nascere e poi li abbandonano. Chi chiusi nei sacchetti di plastica, chi nei cartoni. Alcune persone invece li ammazzano direttamente così fanno prima. Perché effettivamente far sterilizzare una gatta, é una pratica contronatura. Però far nascere i cuccioli magari non solo una volta, e poi ammazzarli annegandoli, o soffocandoli, o buttandoli nell'immondizia, quella é natura.
Io vorrei che queste persone, ecco non lo dico cosa vorrei.
Penso che se dovessi vedere una persona fare una cosa del genere, potrei diventare violenta.
Violenta seriamente.

Io non lo so se ho fatto bene a cominciare questa avventura.
Perché io stasera ho ammazzato una forbice che era entrata in casa, ma poi ho chiesto scusa signora forbice, scusa davvero.
Mi sento strana in questi giorni. Non ho voglia di parlare con nessuno.
Non ho voglia di spiegare a nessuno.
Mi sono venuti in mente dei momenti di quando ero piccola.
E mi sento emotivamente bambina.

Ciao Napoleone.
Ora sei nel paradiso dei gatti e potrai mangiare tutte le crocchette che vuoi, e rincorrere i topi.
Poi però, lasciali andare.

venerdì, giugno 03, 2011

Controcorrente.


Non so.
E' che a volte mi pare di essere strana.
Che poi magari sono più normale di quanto posso pensare.
Però, a volte, mi sembra che la mia testa produca pensieri che nemmeno so come ci sono arrivata a pensare certe cose.
A volte mi pare di essere strana perché vorrei comportarmi in certi modi che però se poi mi ci dovessi comportare realmente, non so quanto potrei sembrare normale.
Che poi potrei fottermene e farlo, ma poi penso, se lo faccio, la gente comincerà a pensare che sono matta magari, e a isolarmi.
Io non so se me ne frega che la gente mi isoli.
Cioè un pò si, ma fondamentalmente se la gente dovesse isolarmi, o sono persone che non hanno capito niente di me, o magari il mio modo di fare potrebbe metterli troppo a disagio, e allora sti cavoli.
Il fatto é che devo solo capire quanto mi importa che la gente possa isolarmi.
Ma soprattutto quanto mi importa comportarmi come mi sento dentro.
Cioè quando sento quell'impulso che non arriva dalla testa, ma dal cuore e dallo stomaco mescolati insieme. Come il tappo dello spumante.
Quello che mi fa dire che se mi comporto così, sono io e solo io che decido, fregandomene di tutti.
Ultimamente questo desiderio sta diventando incontrollabile.
Sento che mi sono rotta di farmi condizionare.
Ma mi sento come il leone del mago di Oz.
Ogni tanto anche un pò come l'uomo di latta, ma quello solo perché non faccio sport.
Tipo io mi sento spesso nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Ma non solo perché puntualmente sbaglio gli orari e posti degli appuntamenti, é proprio che se mi concentro mi vedo in altre parti del mondo, in altre vite, in altre epoche,
A volte mi vedo nel far west, altre volte nella casa della prateria, a volte mi vedo in america in una di quelle case con la scala antincendio con il rumore di un ambulanza americana di sottofondo, ma tutte le volte mi vedo chiaramente scalza, o trasandata con i capelli scombinati, i pantaloni da no global.

Va' a capire...

giovedì, giugno 02, 2011

martedì, maggio 31, 2011

Volevo i pantaloni.

Allora. Ho due problemi.

Promlema n. 1: i pantaloni.
Succede che praticamente, signor Zara, io non so che idea avete voi del fisico femminile.
Io non ho le misure 90-60-90, ma conservo le proporzioni di una tipica donna mediterranea.
Togli la moda che può essere discutibile o meno, perchè, signor Zara, a me, i pantaloni a sigaretta, non è che esaltano proprio i miei punti forza, però voglio dire posso scegliere di andare altrove a seguire le mie ideologie modaiole da no global, é che se io mi provo i vostri pantaloni, com'è che secondo voi, una, dovrebbe avere le gambe secche secche e la pancia immensa?
Com'è che a me va tutto ok, ma mi ballano 10 cm nel giro vita?
Togli che io ho i cuscinetti, ma, signor Zara voi fate cadere tutte le proporzioni che si rispettino di una donna.
Non capisco, davvero.
Io i pantaloni a sigaretta alla fine li ho comprati lo stesso, perchè un giorno andando in città mi sono accorta che sembravo uscita dagli anni 70, si che al solito me ne fotto, ma io un disagio così grande non lo provavo dai tempi in cui a scuola mi sceglievano per ultima nella squadra di pallavolo.
Ecco io pantaloni, dicevo, li ho comprati lo stesso, perchè volevo i jeans chiari, con una spesa accessibile, ma ora mi tocca contattare una sarta per farmi levare i 10 cm nei fianchi, e tra l'altro io pago pure quei 20 cm di gamba che poi mia mamma accorcerà.
E non è giusto, signor Zara, non è giusto.

Problema n. 2: le scarpe.
Ecco io vorrei sapere, come facevamo prima senza scarpe con la cavigliera incorporata?
Come ci rimanevano attaccate ai piedi senza avere una fascia di perline o di gingillini che ci contornava le caviglie?
No perchè io ho il probelema che se avessi avuto le caviglie come Rossella Brescia a quest'ora certo non starei qui a lamentarmi davanti a un pc. Io ho le caviglie che se ci lego intorno un laccio, si crea un effetto ottico che sembra che mi hanno tagliato altri 10 cm di gamba. Che già madre Natura con me, a suo tempo, è stata tirchia quando distribuiva l'altezza.
Perchè dico io, signori produttori di scarpa, non fate più le scarpe normali?
Perchè, ad esempio, fate gli stivali solo per quelle che hanno i polpacci come Barbie?
Perchè avete inondato il mercato di scarpe che prima si trovavano solo dallo Zoccolaio di Milano?
Perchè fate le scarpe che se ci cammini dieci minuti ti vengono le ciocche fino alle ginocchia?
Perchè non studiate l'anatomia del piede? Perchè?

Io le ciabattine nere dell'anno scorso le ho distrutte, signori produttori di scarpe, e ora sono in crisi perché nei negozi non c'é una mazza. E se c'è una mazza ti costa che tu pensi: "Boh avrà le filigrane d'oro dentro... eppure sembra come quella nel negozio dei cinesi all'angolo, spe che guardo dove le hanno fatte...toh made in China"
Comincerò ad andare in giro scalza, che va tanto va di moda.
Che poi, ma chi é Adriana Karembeu??

giovedì, maggio 26, 2011

Basta un poco di zucchero.


Io vorrei che Tata Lucia venisse a vivere qui.
Non per altro, ma Tata Lucia mi calma.
Quando faccio zapping e la vedo in tv, non posso fare altro che smettere di fare tutto quello che sto facendo e restare incantata ad ascolarla.
Come se improvvisamente dalla tv vaporizzassero sostanze oppiacee.
Quasi faccio le fusa quando vedo Tata Lucia.
Passa tutto appena la sento parlare.
Il nervoso, la rabbia, il mal di stomaco, il digrignare i denti, gli occhi lucidi, i pensieri.
Io ascolto i consigli di Tata Lucia anche se non mi servono proprio ora.
Ecco io vorrei delle cassette con la voce di Tata Lucia da ascoltare durante il giorno, durante la notte o prima di andare a dormire.
Poi quando arrriva la pubblicità riprendo i sensi. Ricompare la casa, ricompaiono i mobili, il divano con il copridivano a righe rosse, ricompare Pritt che cerca da mangiare, ricompare Gattino che cerca Pritt, e mi accorgo che l'unica cosa che può placare l'assenza di Tata Lucia sono i grissini inzuppati nella nutella.
Io vorrei Tata Lucia, quando son in macchina che mando a fare in culo tutti, che mi dicesse" Eh no, se tu fai cosììì il tuo nervoso, non ti fa essere lucida per gustare le gioie del trafficoo"
Io vorrei Tata Lucia, in ufficio quando squilla il cordless ottocento volte che mi dicesse" non ti innervosire, prova invece a pensare che chi ti chiama ha bisogno"
Io vorrei Tata Lucia che quando mi insozzo le dita per prendere il grissino che si è spezzato dentro il barattolo dela nutella che poi con le dita insozzo i tasti del pc, mi dicesse"Perchè non prendi un cucchiainoo per prendere la nutella in fondo al barattolo"
I vorrei Tata Lucia che, quando mi schiumano i pensieri in testa dagli occhi e dalla bocca, mi dicesse"perchè non ti prendi un periodo di pausa? Tu hai bisogno di riposarti, te lo meriti"
Io vorrei Tata Lucia che adesso mi dicesse:" ecco ora vai a farti un bel bango caldo con tanta schiuma nella vasca che immaginerai di avere al posto della micro doccia, poi ti metti la camicia da notte e io vengo a raccontari una bella favola della buonanotte.
Quella dove vissero tutti felici e contenti.

Se facessero gli adesivi di Tata Lucia io ne prenderei uno da attaccare in macchina.

martedì, maggio 24, 2011

44 gatti.

Oggi sono stata al gattile.
La prima cosa che ho fatto è stata non riuscire a trattenere le lacrime vedendo Tato, il gatto malato di leucemia, che praticamente non ha il controllo del corpo dalla vescica in giù.
Con le zampine davanti trascinava tutto il corpicino magrolino.
Ho chiesto mille volta scusa al signore del gattile. Gli ho detto: "giuro, non sono pazza"
Ma poi di nuovo.
Mi ha fatto vedere Principessa, una gatta alla quale hanno amputato la zampa anteriore sinistra perchè è finita incastrata dentro una macchina vecchia e giù di nuovo lacrime.
Lui mi ha detto che non devo pensare che stanno male.
O meglio, adesso stanno sicuramente meglio di dove erano prima.
Poi ho visto i cucciolini che miagolvano un sacco. Ce n'era uno nero che mi ha ricordato Pritto circa 5 kg fa.
Poi i gattini ancora più minuscoli. Che miagolavano fortissimo e facevano un pò ridere.
Poi c'è un gatto che é stato aadottato due volte ma l'hanno portato sempre indietro perchè a casa degli altri non mangia, non beve.
Io mi sono chiesta come il signore del gattile riesca a ricordarsi di tutti i gatti ma poi ho pensato che sarà come a scuola. Voglio dire la maestra si deve ricordare di tutti gli alunni. Mica può dimenticarne qualcuno.
Era un pò che avevo questa idea, ma dato che ero certa che l'impatto avrebbe prodotto lacrime, ho esitato per tanto tempo.

Poi sono toranta a casa.
Pritto mi ha accolta strusciandosi su tutto il pavimento con il pancione all'aria.
Gattino ineguiva l'ennesima mosca.
Li ho guardati e mi stavano uscendo di nuovo le lacrime.
Dovrei bere meno acqua, mi sa.

Io ho sempre voluto un gatto, fin da piccola.
Lo farei dentro casa il gattile, se potessi.
Oppure potrei vivere dentro a un gattile, a seconda.
E' che quando guardo dentro gli occhi di un animale, penso che anche loro hanno un cuore, come me.
Hanno dei sentimenti, come me.
Sentono il dolore, come me.
Piangono, come me.
Sono felici per le piccole cose, come me.
Hanno bisogno di affetto, come me.
Di coccole, di cure, hanno bisogno di spazi ampi, di correre, di inseguirsi, di dare il latte ai cuccioli, di fare il capofamiglia.
Quando guardo un animale negli occhi penso, che chi li maltratta, chi li fa soffrire, chi li uccide, non meriterebbe Nessun tipo di pietà.

Pritto e Gattino, giocano.

lunedì, maggio 23, 2011

Rosae


Sono stanca.
Talmente stanca che molte volte mi viene da vomitare, da quanto sono stanca.
Sono stanca che in questo periodo, la mia massima aspirazione, é tornare a casa in fretta e diventare parte integrante del letto.
Sono talmente stanca che di notte non dormo e faccio gli incubi che sono paralizzata e non mi esce la voce per gridare di paura e Azzu l'altra sera mi ha svegliata come nei film perchè mi lamentavo nel sonno e mi ha scrollata dicendomi:" Svegliati! svegliati!"
Nemmeno la tisana al tiglio con tre filtri nella tazza fa più effetto.
Sono stanca che al mattino per alzare la saracinesca dell'ufficio, aspetto che passi qualcuno e mi metto in espressione di pena così mi aiutano a sollevarla.
Sono stanca che sabato sono riuscita persino a prendere sonno sul sedile della 500 vecchia che per fortuna sono bassa e ci stavo tutta rannicchiata.
Sono stanca che oramai mando a fare in culo tutti. Che ho messo una pinza per bloccare il flusso della mia sensibilità spiccata e dico quello che penso. E a volte pazienza se ti ferisco, io sono piena di cerotti.
Sono stanca che delego i miei appuntamenti all'agenda del telefonino che poi suonano e mi sbaglio pure con l'agenda perchè non mi fido e pretendo di ricordarmi di più io.
Sono stanca che la mia cena stasera è stata zuppa di latte scaldato nel microonde e galletti mulino bianco che però devono rimanere un pò croccanti quindi li mangio con un cucchiaio gigante per non farli affondare.
Sono talmente stanca che certi giorni gli occhi mi si lucidano di lacrime, sbadiglio senza mano davanti alla bocca, non mi frega di comprarmi i vestiti dell'estate, non mi frega di comprarmi le scarpe dell'estate, non mi frega di fare gli abbinamenti di vestiti e di portare ancora i pantaloni larghi in fondo, di girare tra gli scaffali del supermercato, che faccio le domande e mi dimentico di ascoltare le risposte, e mi dimentico pure le domande, che perdo il filo, che ho rotto il mio cell, il cell del lavoro e spero di rompere anche il cordless del lavoro, perchè sono talmente stanca che mi cade tutto dalle mani.
Stanca che l'unica cosa a cui penso é quanto manca al venerdì.

Abbasso il lunedì. Merda.

venerdì, maggio 20, 2011

Santo Venerdì.

giovedì, maggio 19, 2011

Ah, l'amore.

martedì, maggio 10, 2011

Impara l'arte.

Da quando ho scoperto il sito di giallozafferano, la mia vita é cambiata.

martedì, maggio 03, 2011

Cambio di stagione.

Mi piace che nella camera da letto, da circa un mese, appoggiati per terra, ci siano gli scatoloni con dentro i vestiti estivi.
Mi piace perché mi ricorda che sono disordinata.
Da quando c'è Azzu, in casa mi sento portata a essere ordinata per fare bella figura.
Non è che mi riesca perfetto però sono migliorata molto.
In realtà sta cosa di mettere in ordine un pò ce l'ho sempre avuta.
Quando ero a casa con mamma e papà la cosa che mi piaceva mettere un sacco in ordine erano i mobiletti del bagno. A volte mi piazzavo lì e ci stavo tipo due ore che quando poi qualcuno doveva andare in bagno sbuffavo. Altre volte mi rompevo e mettevo un pò in ordine poi il resto lo rimettevo tutto incasinto per fare prima.
Oppure riordinavo anche le due ceste con le scatolette delle medicine. Le sistemavo come un meridionale sistemerebbe le valigie nel bagagliaio prima di partire per il mese di ferie.
In effetti io forse sono un pò meridionale.
Tipo, ieri ho sistemato la dispensa di casa.
La dispensa non è nient'altro che una mezza libreria billy dell'ikea che avevo a casa vecchia più un altro quarto di billy, messe vicine. Ho scoperto che il tempo passa molto in fretta con lo scatolame. Ho scoperto che il 2010 è passato da un pò. E ho scoperto che la libreria billy, travestita da dispensa, farebbe sentire male anche il signor ikea.
E' che a me fondamentalmente piace mettere in ordine. Per questo vorrei lavorare al Self. Che quando vado lì e vedo che non ci sono le cose in ordine mi viene da sistemarle.
Poi però quando vengo in camera da letto e vedo che ci sono i vestiti che ho tolto dalla valigia esattamente come erano impilati lì dentro, che ora sono appoggiati sopra la cassettiera, con sopra altri vestiti, con sopra altri vestiti, ecc, ecco questa torre instabile mi fa sentire bene.
Io voglio che Azzu pensi che sono ordinata, ma non sono tanto capace a fare finta di esserlo.
Cioè a volte lo sono di più con la sua roba.
Tipo che gli ho ordinato i calzini e le mutande per colore. Ovviamente tutto stirato.
Mentre il mio cassetto, mi vergogno ad aprirlo.
Ora però ho deciso che me ne fotto, che é un periodo che sono pigra e svogliata, che farò e dirò quello che penso.
Che se ne può andare a cagare chi mi rompe.
Che non ho voglia di sentrimi dire cosa devo fare. Come e quando.
Perchè prima di fare ordine, ho bisogno di disordinare tutto.

domenica, maggio 01, 2011

Addormentarmi sul sole.

Oggi,
un vecchio gabbiano,
dice che crescerò.

giovedì, aprile 14, 2011

Scripta manent.


Il mio errore, quando scrivo, é pensare che qualcuno mi legggerà.

Una volta non ci pensavo. Buttavo su queste pagine pensieri che dalla mia testa attraversavano le braccia e senza filtri, dalle mani, poi alle dita, passavano sulla tastiera e si materializzavano sul foglio bianco del blog.
Non pensavo che qualcuno avrebbe potuto mal intepretare, giudicare in maniera dura i miei pensieri, lamentarsi perché mi lamentavo troppo, dirmi che non scrivo più come una volta, farmi sentire in dovere di scrivere cose furbe, o interessanti, stando attenta a non offendere nessuno, a usare le parole e le frasi che poi magari sarebbero piaciute di più, a non dilungarmi troppo perché se no non hanno tempo per leggere, poi sei noiosa, o peggio che potevo essere presa in giro.
Pensavo solo che a me piaceva e scrivere. E lo facevo.
Lo facevo come quando si impara ad andare in bicicletta che poi quando impari non devi pensare più a come tenere l'equlibrio.
E poi mi serviva. Mi faceva sentire meglio. Vedere i miei pensieri depositati su un foglio, mi faceva stare più leggera. Come quando svuoti la borsa perché pesa due tonnellate e non sai come mai.
Quando scrivevo non pensavo che a scrivere. Non a stirare, lavare i piatti, fare il cambio di stagione, dove sono i gatti, cosa avrò mai detto, oh cavolo come è tardi.

E' che avrei bisogno di scrivere tutte le mie preoccupazioni.
Ma allo stesso tempo non voglio che nessuno le veda.
Avrei bisogno di lamentarmi. Si vaffanculo di lamentarmi.
Di far uscire ancora qualche lacrima da questi occhi come quelli di mamma.
Avrei bisogno di sentirmi meno sola, ma é che io non so tanto chiedere aiuto e poi non mi piace sentirmi dire cose che non mi piacciono.
Vorrei sapere cosa devo fare senza sentirmi in colpa maledizione.
Un pò di giorni fa ho trovato su google una spiegazione a certi miei comportamenti.
Ho scoperto di essere sensibile patologica. E questo é un problema.
Cioè sapevo che la mia sensibilità era anormale, ma ho imparato a conviverci comportandomi sempre che prima devono stare bene gli altri.
E' un meccanismo perverso, perché non ti fa mai dire di no quando qualcuno ti chiede esplicitamente o meno aiuto, anche se in quel momento vorresti gridare "ma cazzo per una volta puoi aiutare tu me??"
E invece ti blocchi. Sopprimi tutto in fondo al cuore, nella punta che sfiora lo stomaco.
E' brutto perché i tuoi bisogni, e i tuoi sogni, ecco quelli vanno a finire in fondo alla lista delle cose da fare.
Poi passa il tempo.
Guardi indietro e i tuoi sogni sono talmente lontani che nemmeno riesci più a leggerli.
Allora provi a guardare avanti.
E davanti vedi uno specchio.
Da piccola facevo quel gioco di mettere gli specchi in modo che facessero mille riflessioni.
Uh che bel gioco di parole.
Scrivevo che non me fregava di scrivere cazzate.
Di essere presa per scema, poco intelligente.

Sono preoccupata perchè non so cosa devo fare.
Non sono capace a fare qualcosa. Qualcosa per me.
Ma no perché me lo impediscono. Perché sono io che non sono emotivamente capace.

Mi sono anche resa conto, così all'improvviso, per una stupidaggine casuale trovata su internet, un'altra, di quante lacrime inutili ho versato, e di quanta rabbia inutile ho sprecato.
Di quanto il mondo sia andato avanti, mentre io stavo con il fermo immagine.
Vaffanculo anche per questo. Per non averlo capito prima.
Ora che l'ho capito mi sento come se riuscissi sempre a finire il "Campo minato"

Vabbè visto che ora ho troppo sonno per risolvere sta roba, mi mangerò un cucchiaio di nutella, che sicuramente non risolve ma aiuta.
Buonanotte.

Ogni scarrafone.

Non ho saputo resistere.
Vedere quello scarafaggione nero cicciotto, agonizzante, girato a pancia all'aria, vicino agli scalini di pietra dell'ingresso di casa, mi ha stretto il cuore.
E così, dopo essere appena volata dalla bici, perchè mentre parlavo al telefono mi si è staccato il cestino che ho cercato di prendere con la mano appoggiata sul manubrio dal lato del freno funzionante e non so come mi sono ritrovata con bici, telefono, spesa, borsa del nuoto a terra, e io miracolosamente in piedi, preoccupandomi, ovviamente, che non mi avesse vista nessuno.
Dicevo. Dopo essere appena volata con la bici, ecco che uno scarafaggio aveva una situazione ben peggiore.
Io so di avere dei problemi seri di sensibilità, nel senso che io proprio non me la sono sentita di ignorarlo o peggio ancora ammazzarlo. Oddio forse avrei pituto eliminato ogni sofferenza, ma alla fine, come avrei potuto?
Così ho posato di nuovo tutto per terra, ho preso una foglia secca e l'ho rigirato pancia sotto.
Ha fatto due passetti, ma si vedeva che stava male.
Poi sono rientrata a casa.
Più tardi sono riscesa per buttare l'immondizia che per fortuna ci sono i bidoni nel cortile e per fortuna un piano di scale non é troppo deleterio per la mia pigrizia.
Lo scarafaggio era di nuovo a pancia all'aria. Ancora più agonizzante.
Forse qualcuno lo aveva un pò calpestato perché stava perdendo, mhmhmh, sangue??
Così ho provato a ri-rigirarlo. Si vedeva che stava per morire.
L'ho raccolto nella scatola che avevo in mano e ho iniziato a girare nel cortile in cerca di un posto degno di un ultimo respiro.
Ma poi mi é venuto in mente che fuori c'era uno di quegli scorci di natura nel cemento.
L'ho adagiato sull'erbetta.
E me ne sono tornata a casa, un pò triste.
Spero almeno che sia morto con l'illusione di essere tornato a casa, pure lui.

lunedì, aprile 11, 2011

Pianto.

Improvvisamente ho deciso di curare le piante che ho in casa.
Ci sto mettendo tutto l'amore di cui dispongo.
Tutto é iniziato da una microfoglia di quelle piante a ciuffo che non so come si chiamano.
L'avevo presa in ufficio. Di quelle che fanno le foglie, con le foglie che poi le stacchi e le metti nell'acqua e fanno le radici.
In effetti sono spuntate delle radicine.
Così tra lo stupore del miracolo della vita, l'ho messa nella terra.
E poi è cresciuta una foglia, e Pritt ne ha morsicata subito mezza, ovviamente, che giuro io gli do da mangiare a questo gatto.
Ora é lì in mezzo ad altre 5, fiera di avercela fatta.
Poi é toccato alla pianta che mi ha regalato Azzu.
Aveva i fiori. Aveva. Ora é da un anno che non capisco cosa fa. Cioè a me pare che cresca. L'unica cosa che so è che non devo lasciare l'acqua nel sottovaso che quando la vedo che straborda mi prende un colpo.
Poi ho preso l'edera. Perchè l'edera del vicino è sempre più verde. E rigogliosa. E io voglio il balcone come il suo pieno di edera ciondolante solo che il mio sarà più bello.
Poi un giorno, tra le cipolle dentro al cesto sopra il frigorifero, ne ho trovata una che voleva vivere e l'ho messa al caldo nella terra. E ora ha un ciuffo altissimo ma io non so cosa devo fare.
Continua a crescere e secondo me finirà come il fagiolo magico.
Poi è toccato alla menta. Ho messo due rametti in un bicchiere e non so come s'é riempita di radici.
La devo piantare ma non é facile avere il tempo di fare anche la contadina.

Ora mi sono evoluta e ho comprato i semi del basilico e li ho già piantati, ma siccome avevo fretta di vedere i risultati, non ho visto le fasi della luna e in realtà non so se ne ho messi troppi tutti vicini.
Ho vegliato su di solo per giorni. Stavo per perdere le speranze quando stasera...
Stasera stavo annaffiando la cipolla magica quando nel buio squarciato dalla luce del lampione nuovo che hanno messo davanti alla finestra della camera da letto che ora pare sempre giorno anche alle 3.00 di notte, ho visto dei sospetti puntini bianchi.
Allora ho preso di corsa la pila.
Mi sono quasi commossa.
Ci sono dei piccolissimi germogli che si stanno stropicciando gli occhi.
Io mi sono agitata perché ora non so cosa devo fare.
Ho cercato su google, ma non ho capito perché nei siti scrivono come se fossimo tutti agricoltori.
Un pò come quando ti scrivono "mondare le verdure" o "casseruola" o "fuoco lento".

Mi sono agitata perché ho paura di non essere all'altezza.
Perché ho paura che venga distrutto tutto quello che ho amorevolemente curato e costruito.
Perché ho paura, che ancora una volta, crollino le mie certezze.
Cavolo, non volevo divagare...

mercoledì, marzo 30, 2011

"Tristezza, per favore vai via".

Ecco vorrei scappare.
Fare un fagottino di vestiti come facevo da piccola quando per gioco prendevo il lenzuolino rosa del mio lettino, lo riempivo con qualche vestito e un pelouches e poi lo legavo al bastone appendiabiti, quello di metallo, un pò storto con le estremità nere. L'altro, quello con le estremità bianche, si prestava bene a microfono perchè aveva una punta fatta come i microfoni dei cantanti.
Vorrei fare un fagottino e mettere dentro pritt, gattino, delle scatolette per il cibo, i bastoncini dell'eurospin per gatti, le mutande nere quelle di tezenis con l'elastichino che sono così comode, la mia collana di ghiande, i pantaloni militari presi a cogoleto, e poi che altro? Una foto, si una foto.
Vorrei che Azzu potesse guidare la mia vespa, così poi mi passerebbe a prendere e mettiamo il fagottino appoggiato sulla mia spalla e sotto al suo braccio, e io mi tengo stretta con le braccia alla sua pancia e con una guancia appoggiata alla schiena.
E non penserei più a niente, se non a guardare il panorama, al tramonto.
Si perchè partiremmo al tramonto.
Anzi no di notte.
Così guarderei le stelle e la luna.
Anzi niente luna, mi piacciono di più le stelle da sole.
Poi sentirei freddo, mi verrebbero i brividini.
E sentirei l'odore della strada che poco a poco si appicica alla mia pelle.
E' l'odore di quando vai in viaggio, di quando il vento ti si infila tra i capelli e ti lascia il profumo di tutto quello ha raccolto prima di arrivare a te.
Vorrei viaggiare tutta la notte e vedere l'alba in un'altra terra.
Una terra con il mare e le montagne insieme.
Una terra che profuma di terra.
Dove il profumo del cibo si mescola all'aria e ti fa respirare.
Dove tutte le utopie prendono forma.
Dove i sogni si avverano.
Dove finalmente tirerei il sospiro di sollievo.
Dove mi dimenticherei cosa sono le lacrime di tristezza.
Dove potrei sorridere e ridere, semplicemente.

Amici di penna.

Caro blog.

Volevo dirti che mi manchi.
Tanto.
Ti penso spesso.
Immagino le letterine che una dopo l'altra compaiono sulla tua pagina bianca e compongono frasi che danno voce ai miei pensieri nascosti.
Quelli che celo ai miei pensieri pensierosi.
Quelli che conservo da tempo, per lasciarli andare solo su questo spazio.
Mi manchi blog.
Mi manchi perché per me scrivere é importante.
E' importante per me.
Perché io scrivo, non parlo.
Perché ho sempre scritto. Non parlato.
Come un pittore che comunica con un quadro.
O una sarta con un vestito.
O un architetto con un palazzo.
O un ingegnere con un ponte.

Solo che a me non mi pagano :)

lunedì, marzo 14, 2011

Energia del vuoto.


Fisso il vuoto.
Lo fisso spesso in questo periodo.
E' così vuoto, il vuoto.
Poi sospiro.
Sospiro perché penso.
E penso che dovrei smettere di sospirare.
Poi respiro. Profondamente.
Butto fuori fumo di sigarette che non fumo più.
Vorrei, in effetti, una sigaretta.
Ma siccome non fumo più, mi mangio le unghie.
Unghie che comunque, cerco di far crescere.
Perchè sono cresciuta, e da grandi, le unghie non si mangiano più.
Poi mangio. Anzi, non mangio la carne.
E allora mangio che mi riempio la bocca.
Poi non mangio. Perché lo specchio mi riflette come non vorrei.
In effetti vorrei essere qualche centimentro più alta.
Vorrei essere in un'altra città, anche.
Dove c'è il sole.
Ma siccome qui non c'é mai, ho fatto le lampade.
Per sentire il caldo sulla pelle e immaginare di esserci, al sole.
Al sole, a dormire.
Ecco, poi dormo.
Ma dormo poco e male.
Faccio dormire poco e male.
E quel poco che dormo sogno sogni brutti.
Allora mi tocco la testa, al mattino, per dimenticarli subito.
Poi mi tocco i capelli.
Sono più corti i miei capelli.
Corti dietro e lunghi davanti.
Come li ho sempre voluti.
Corti che si asciugano presto.
Ma non é presto. E' tardi.
Allora sospiro di nuovo e guardo l'ora.
Non è mai ora. Non c'è mai tempo.
Ecco io vorrei del tempo.
Tempo per fissare il vuoto.
Per fissarlo e imparare a riempirlo.

lunedì, febbraio 28, 2011

Cavoli amari.


Sapevo che prima o poi sarebbe successo.
Non precisamente quando, ma ero in attesa.
Sapevo che la mia morbosa sensibilità sarebbe un giorno esplosa.
Diciamo che il periodo non è tanto azzeccato, ma certe cose non le puoi programmare.
Diciamo che ti poni delle domande e cerchi di darti delle risposte.
Del perchè ora, del perché a te, perché prima si e ora no.
Perchè non riesci a vedere le cose come le vedono gli altri.

Allora ripensi a quando avevi fatto il funerale alle formichine che tua sorella aveva calpestato, con tanto di pianto e pensiero alle loro famigliole.
Ripensi ai cani randagi della Sicilia, sotto il sole, che non ti puoi nemmeno avvicinare perchè nessuno gli ha mai insegnato l'affetto.
Ripensi ai pesci che nuotano liberi e felici e improvvisamente vengono catturati da ami taglienti o reti insidiose.
Pensi a quando muore la mamma o il papà cervo e i cuccioli rimangono orfani.
Agli agnelli che non diventeranno mai grandi.
Al maiale trascinato al macello. E così la mucca.
Al cavallo che punta gli zoccoli perché sa, in cuor suo, che é finita.
O alle galline, stipate in gabbie soffocanti, alle quali nel migliore dei casi viene tirato il collo.
Pensi che detesti i circhi, gli acquari, le gabbie, gli zoo.
Pensi che non vedi l'ora di avere una casa in campagna per lasciare correre Gattino e Pritt sui prati.
Pensi, pensi, pensi.
E il tuo stomaco si stringe forte.

Ora io non chiedo tanto.
Chiedo solo che mi non si rompano i maroni.
Che esiste il rispetto, magari non la condivisione, ma il rispetto si.
Che é una scelta che non fa male a nessuno.
Una MIA scelta.
E che ognuno è fatto a modo suo.
E questo é il MIO modo.

sabato, febbraio 19, 2011

La ballerina del carillon.


Se avessi potuto scegliere una carriera, avrei scelto quella della ballerina di danza classica.
A me è sempre piaciuto ballare.
Ma tipo ascoltare la musica un pò malinconica e improvvisare i balletti di danza classica nella mia cameretta.
La porta chiusa e tutto il trasporto della musica che mi entrava nello stomaco e attraversandomi il petto arrivava alla testa.
La mia cameretta era un rettangolo e quindi si prestava bene alle piccole corse e ai balletti.
Chiudevo gli occhi e facevo finta di essere una brava ballerina tutta passione e tecnica.
Immaginavo di calzare delle splendide scarpette rosa un pò consumate con la punta in gesso e i nastri di raso stretti introrno alle caviglie. Immaginavo i miei collant rosa che mi fasciavano le gambe e si infilavano sotto il tutù. E poi lo chignon. Lo immaginavo alto, altissimo. Immaginavo anche il naso alla francese.
A volte usavo la cassettiera bianca coi pomelli dorati come sbarra appoggiando il piede tra il televisore e il videoregistratore.
L'ho fatto per tanti anni. Usavo le cassette registrate di mia sorella, quelle compilation strappalacrime che avevano titoli tipo "amore per sempre" o "topo e topa" con le canzoni mozzate o registrate dalla radio.
Ho fatto anche la ginnastica ritmica e il saggio di fina anno con le grandi.
Ma questo per davvero.
Poi giorno un giorno ho smesso di diventare alta.
Ho smesso di indossare collant rosa. E i miei capelli sono rimasti sciolti sulle spalle.
E il mio sangue meridionale ha modellato il mio corpo.
Ma io, io non ho ancora smesso di sognare alla mia carriera da ballerina di danza classica.

Ora mentre cercavo di coltivare la mia passione per la scrittura, Gattino ha morsicato il filo del caricabatteria del pc, facendogli fare le scintille, e staccando la spina è saltata la connessione che in casa prende solo dalla parte di letto di azzu che ho confinato in sala a giocare ai videogiochi e poi Pritt ha iniziato a leccarsi il pazzo vicino a me e non è così che avrei voluto scrivere.
E questa cosa che non riesco più a scrivere quando voglio con i tempi miei, mi sta facendo tenere tutte le emozioni compresse che poi finisce che piango per le cagate. E la mia paura più grande è di non riuscire più a scrivere che è l'unica cosa che mi piace fare.

Così ho deciso che domani vado a cercare il portagioie con il carillon che mi aveva regalato l'amica di mamma e che, anche se la ballerina ha perso il tutù e forse un braccio, io l'ho conservato, perchè ero certa che prima o poi sarebbe tornato il momento di ascoltarlo.

Ascoltarlo e ricominciare a sognare.

mercoledì, febbraio 02, 2011

Il treno dei desideri.

GiustificaQuando ero piccola mi piaceva viaggiare in treno.
Di notte.
Per andare in Sicilia facevamo i viaggi in treno. Cuccetta. O vagone letto.
Non ho mai capito la differenza: so solo che uno aveva le lenzuola di stoffa; l'altro aveva le lenzuola di carta e puzzava di treno, un odore di ferro misto a immondizia estiva.
A me poco importava della qualità della biancheria da letto.
Perche mi piaceva davvero troppo dormire in treno, di notte.

Di solito partivamo nel tardo pomeriggio.
Le valigie non si contavano.
Io aspettavo con ansia l'ora di cena perchè sapevo che poco dopo saremmo andati tutti a dormire.
Mia mamma preparava la borsa frigo con dentro un milione di panini con le cotolette impanate. Poi c'erano i formaggini galbani. E un sacco di bottigliette ghiacciate di acqua. Perchè diceva "Non si sa mai"
Io ero felice anche se stavamo tutti stretti con i borsoni addosso. Anche se lo scompartimento si muoveva tutto e non potevi stare in piedi che perdevi l'equilibrio. Anche se c'era la puzza di ferro misto a immondizia estiva.
Facevamo un sacco di briciole con quei panini. Io più di tutti. Per non farle vedere le spingevo con il piede sotto il sedile.
Finito di mangiare cominciavo a dire"Tiriamo giù i letti? tiriamo giù i letti?"
E mia mamma si agitava che lei si agitava sempre quando viaggiavamo.
Volevo sempre dormire in alto.
Così mi mettevo nel mio stretto lettino con le lenzuola di carta o di stoffa.
Mamma faceva il cruciverba, mia sorella forse ascoltava la musica con il walk man, papà si addormentava subito e io, io pensavo.
Prima di coprirmi aspettavo il brivido di freddo perchè sul treno, dopo un pò che stai senza coperte senti il brivido di freddo. Per me, il brivido, era il momento più bello. Ogni tanto, ancora adesso, quando sono nel letto aspetto il brivido di freddo prima di coprirmi e così mi ricordo del treno e sono felice.
Mi piaceva dormire nel treno perchè mi sentivo protetta tra il dondolìo del vagone sui binari e quello scompartimento così piccolo.
Durante quelle notti mi venivano i pensieri più tristi, dolcemente tristi, malinconici: anche se avevo solo 10 anni ero già malinconica.
Poi aspettavo quando il treno si fermava nelle stazioni. Mi giravo al contrario, scostavo la tenda e guardavo dal finestrino la gente a tardissima ora che aspettava sulla banchina.
E mi immaginavo le loro storie.
Ogni tanto dal letto mi affacciavo di sotto e vedevo il viso di mamma che dormiva illuminato a intermittenza dalla luce dei lampioni o della luna. Oppure guardavo di sopra il braccio di mia sorella che penzolava. E sentivo il respiro forte di papà che si mescolava al rumore ritmato del treno.
Mi capita spesso prima di dormire di chiudere gli occhi e di dondolarmi qualche istante.
Mi piacerebbe un volta riaprirli e trovarmi nel treno, di notte.
Per sentire il rumore dei binari, vedere la gente sulla banchina che aspetta, sentire l'odore di ferro misto a immondizia estiva. E fare i pensieri malinconici di una bambina di 10 anni.

Quando si dice, la felicità nelle piccole cose...

lunedì, gennaio 24, 2011

Io non ho paura?

Non riesco a scrivere perchè non ho tempo.
Tempo di sedermi, in silenzio, senza la fretta, senza distrazioni, lasciandomi cullare solo dai miei sensi.
E poi a volte ho paura di scrivere. Paura di offendere, di deludere, di essere giudicata.
Paura dei miei stessi pensieri. Paura di macchiare indelebilmente un foglio con le mie emozioni nascoste, seppur reali.
Le cose da scrivere ce le ho. Nella mia testa sono conficcati tanti pensieri più o meno belli.
Più o meno brutti.
E quando il cd ha cominciato a farsi leggere nel lettore e le parole sono uscite dalla televizsone, ecco che mi sono emozionata e ho pensato: "ma mi hanno rubato le parole dalla testa!"
E così le riscrivo pari a chi le ha incise su un foglio prima di me.


"Il problema è che abbiamo paura.
Basta guardarci.
Viviamo con l'incubo che da un momento all'altro tutto quello che abbiamo costruito possa distruggersi.
Con il terrore che il tram su cui siamo, possa deragliare.

Paura dei bianchi, dei neri, della polizia e dei carabinieri.
Con l'angoscia di perdere il lavoro.
Ma anche di diventare, calvi, grassi, gobbi, vecchi, ricchi.
Con la paura di perdere i treni, di non arrivare in orario agli appuntamenti.
Paura che scoppi una bomba, di rimanere invalidi, paura di perdere un braccio, un occhio, un dito, un dente, un figlio, un foglio.
Un foglio su cui avevamo scritto una cosa importantissima.
Paura dei terremoti, paura dei virus, paura di sbagliare, paura di dormire, paura di morire prima di aver fatto tutto quello che dovevamo fare.
Paura che nostro figlio diventi omosessuale, di diventare omosessuali noi stessi.
Paura del vicino di casa, paura delle malattie, paura di non sapere cosa dire, di avere le mutande sporche in un momento importante.
Paura delle donne, paura degli uomini, paura dei germi, dei ladri, dei topi e degli scarafaggi.
Paura di puzzare, di votare, di volare, paura della folla, di fallire, paura di cadere, di rubare, di cantare, della gente.
Paura degli altri."

lunedì, gennaio 17, 2011

Effetto Lucifero.


"Ho provato ad essere un'altra
Ho provato ad essere cattiva
Ho provato ad essere così, come nei film
Ho provato ad essere un'età
Che no, non si scrive, si pensa
...
Ho provato cose che in realtà
Non è conveniente raccontare
Ma che devo farci, son così, proprio naif"

martedì, gennaio 11, 2011

Did you know today is 11.1.11?



Adesso che sono grande,
posso fare quello che voglio?

mercoledì, gennaio 05, 2011

Nuovo inizio.

Ogni tanto mi vengono gli inizi.
Forse dovrei appuntarli su dei pezzi di carta, ma sono troppo pigra per farlo.
E le mani ghiacciate certo non mi aiutano.
Forse dovrei bere anche meno caffè.
Mi vengono gli inizi perché quando guardo una cosa, mentre si riflettono le immagini sulle mie pupille, nella mia testa si forma l'inizio.
L'inizio di una descrizione.
Come la prima pagina di un libro.
Come la voce narrante di un film.
Mi vengono gli inizi, ma subito dopo le poche righe sospese nell'aria, si disperdono perchè la mia attenzione viene interrotta talvolta dalla signora di fianco a me che deve a tutti i costi proferire parole che non asolterò ma mi limiterò a far finta di ascoltare con il cenno del capo ; talvolta dallo squillo insistente del telefonino, che si farà ancora più pressante nel momento in cui continuerò a cercarlo mescolando nella borsa, il portafoglio, i fazzoletti di carta, lo specchietto, e altre cose che al tatto mi resteranno ignote; talvolta da un pensiero improvviso, come lo scoppio di una lampadina, che mi ricorda che mi sono dimenticata di qualcosa.
Mi piace quando mi vengono gli inizi perchè mi sembra di essere uno spettatore al cinema.

"Angela indossava dei pantaloncini corti, neri. Forse un pò troppo azzardati per la stagione invernale. E forse un pò troppo azzardati anche per le dimensioni delle sue cosce. Portava collant velati, anch'essi neri, almeno 15 denari.
Indossava tutto con estrema disinvoltura.
Gli stivali alti fino ginocchio, marrone chiaro, non davano l'idea di essere delle calzature confortevoli.
I suoi capelli lisci, mori, che arrivavano a metà schiena, coprivano parte del maglioncino in finta lana.
Quando Angela si è voltata la sua spalla destra è scesa di dieci centimetri. Poi un altro passo e giù di nuovo di dieci centimetri. Di solito mio papà mi diceva che quando una persona aveva una gamba più corta e magra dell'altra, da piccola poteva aver avuto la poliomelite .
Una volta avevo letto su "Gente" un articolo di una signora che aveva vissuto in un polmone d'acciaio per la poliomelite. Quasi tutta la vità sdraiata dentro un contenitore di acciaiaio. Solo la testa fuori e poteva vedere gli altri perchè sopra il viso le avevano messo uno specchietto.
"Allola, dopo tocca a signola, e poi a lagazzo fuoli da negozio, poi altla signola e poi tocca a te, gentile cliente".
Queste ultime due parole, scandite con ironica adulazione, mi fecero scoppiare a ridere.
Nel piccolo negozio l'odore di umidità era pungente.
Gli specchi grandi che coprivano una parete, sicuramente non erano stati puliti di recente.
Sulla destra, appoggiati per erra, gli arricciacapelli caldi.
I due giovani e esili lavoranti, in piedi, muovevano le loro mani e le braccia ininterrottamente.
In silenzio.
E ogni esigenza del cliente era tradotta dal ragazzo seduto alla cassa, dall'italiano a un incomprensibile cinese.
Nel giro di mezz'ora il negozio si era rimepito di signore. Donne di tutte le età, di tutti i colori della pelle e di tutte le lunghezze di capelli.
Sicuramente Angela avrebbe lavorato fino a tarda sera, anche l'ultimo giorno dell'anno..."