lunedì, novembre 11, 2013

Il blocco dello scrittore.


Scrivere non è cosa da poco.
O meglio.
Scrivere bene.
Scrivere, lo sanno fare tutti.
Ma non tutti sanno provare piacere nel sentire l'inchiostro scorrere tra le dita.
Nell'ascoltare quella pallina, dosare la quantità giusta di inchiostro, e curvare e ricurvare e saltare sui puntini sulle i.
Non tutti sanno, che per scrivere, ci sono un quando e un dove.
E anche un come.
Non tutti sanno che se perdi quell'attimo, se te lo portano via, anche se cerchi di tenerlo nella tua testa, e le tue palpebre inziano a tremare, il tuo respiro a rallentare, e speri che nessuno butti le sue parole nell'aria intorno a te, ecco se perdi quell'attimo, poi probabilmente ti verrà da piangere.
Non tutti sanno che trattenere le lacrime, è difficile quasi quanto trattenere uno starnuto.

Non tutti sanno, ad esempio, che una virgola fa la differenza.
Ancor di più un punto.
Che a volte, prima di andare avanti, serve prendere fiato.
Non tutti sanno che la luce sbagliata, nella stanza sbagliata, non serve a niente.
Che la biro che lascia uscire l'inchiostro con fatica, è un pianoforte scordato tra le mani.
Che  un tasto che non sprofonda sotto le tue dita, è una patatina lasciata troppo tempo all'aperto.

Scrivere bene è una carezza data sulla testa.
Una sigaretta fumata sul balcone, da sola, godendosi i rumori della notte.
Scrivere è la morfina nel paziente dolorante.
La prima masticata dei cicles ripieni.
Un sacco pieno di legumi secchi in cui affondare la mano.
Abitare vicino alla ferrovia.
La corsia dei detersivi per i panni, al supermercato.
Sfogliare l'enciclopedia medica degli anni 80.

Scrivere è farti leggere.
Perchè sai che qualcuno ti dirà che sei brava.
Ma a te sembrerà come per un elettricista avvitare una lampadina.
Senti solo che lo devi fare, per dare luce.

Scrivere è riconquistare quella bambina che sa sempre godere di un gelato fiordilatte e crema.

Scrivere, per me, è come respirare. Mi serve farlo, per vivere.