venerdì, dicembre 28, 2007

Misteri a Villa Figoli

Villa Figoli è proprio strana.
Quando di notte c'è il vento, se dormi da sola in stanza, ti spaventi.
Circolano molte leggende sul conte e la contessa che prima abitavano lì.
Dicono che di notte la contessa si trasformi in gatto e giri per la Villa. In effetti ogni tanto si incontrano dei gatti. In realtà anche qualche topo, ma forse non dovrei dirlo. (ndr. è solo perchè la Villa è circondata da un grosso parco)
Dicono che di notte si sentono spostare dei mobili, anche se magari sopra la tua stanza c'è il terrazzo.
Villa Figoli ha un sacco di passaggi segreti. A Villa Figoli, inoltre, cigola tutto: le porte, gli armadi, le finestre, i letti, il pavimento. Tutto.
Quando varchi il cancello della Villa, cambi.
Tu non te ne accorgi, ma cambi. Succede qualcosa dentro di te di inspiegabile.

A me c'è una cosa che piace un sacco di questa Villa.
Un bagno con una doccia. Cioè, c'è solo il locale doccia. Anche se mi mettono in una stanza lontana io vado sempre li a fare la doccia. Mi piace perchè c'è il getto dell'acqua grande e forte. Il getto che ti avvolge tutta. Di quelli che se ti metti sotto con la testa,al centro, l'acqua che cade, ti tappa le orecchie e ti isola dal mondo. Io ci sto sempre un sacco con la testa isolata sotto l'acqua. Sto ferma, immobile, con l'acqua incandescende che scivola sui miei capelli e sulle orecchie. Mi piace questa sensazione. Chiudo gli occhi e penso. Starei lì delle ore, se non fosse che tutte le volte c'è qualcuno che va nel bagno a fianco e tirando l'acqua mi fa ustionare. Allora mi devo spalmare contro la parete per non bruciarmi. Poi mi si appiccica tutta la tenda addosso e puntualmente allago il pavimento.
E così il momento magico si dissolve con le mie parolacce.
E con quelle delle persone fuori che gridano perchè esce l'acqua da sotto la porta:)

sabato, dicembre 22, 2007

Maledette emozioni incontrollabii


Io detesto il natale. Infatti lo scrivo pure minuscolo.
L'ho già detto un sacco di volte. Lo detesto quasi come i carciofi.
E' una delle cose, che insieme a tutto il resto(babbi natali appesi, lci, negozi pieni, musica triste e panettone con i canditi) mi fa tristezza, sono quelli che con costumi poco riusciti e barbe fatte con interi pacchi di cotone idrofilo, cercano di emulare "il vecchio"
Oggi ne ho visto un altro.
Solo che era diverso. Due bambine gli sono corse incontro e io, curiosa mi sono avvicinata. Era diverso davvero..
Le sue scarpe non erano dei mocassini o delle scarpe da ginnastica ricoperte di stoffa nera. Erano dei veri stivaletti neri.(dalle scarpe di una persona si capiscono un sacco di cose)
E il suo vestito era rosso. Con un mantellone che lo avvolgeva tutto. Ma un rosso autentico, rosso rubino.
E poi era veramente grasso. Allora mi sono avvicinata di più. Prima un passo timido, poi passi più decisi, noncurante neanche delle macchine che avrebbero potuto farmi su. Perchè avevo visto una cosa strana. Questo uomo aveva la barba vera. E non era una barba qualunque. Era una barba lunga, bianchissima e morbida. (vabbè non è che l'ho toccata però si vedeva che era morbida) E aveva pure i capelli come il Babbo Natale della Coca Cola. E mi sono avvicinata ancora.
E poi è salito sulla slitta parcheggiata da un paio di giorni davanti al comune (ma non era zona a traffico limitato?) e io pure sono salita con lui. E poi gli ho detto "Ma tu sei un Babbo Natale vero?" E lui ha sorriso e mentre sorrideva strizzava gli occhi. Occhi color delle nevi del Polo Nord. Erano di ghiaccio, e mi guardavano da dietro agli occhiali rotondi, dorati, anche quelli come gli occhiali del Babbo Natale della Coca Cola.
E poi l'ho abbracciato, e vi giuro che era veramente grasso. E morbido.
Poi abbiamo fatto la foto.

Poi sono scesa e mi sono ricomposta, perchè nemmeno le bambine che erano lì vicino due minuti prima avevano fatto tutti sti versi. Un pò mi sono vergognata, però oh, è stata una cosa che non ho saputo controllare.
Poi ho anche un pò pianto,lo ammetto. Di gioia.
Io non so se era vero o finto quel Babbo Natale.
In realtà non lo voglio nemmeno sapere, per una volta preferisco rimanere col dubbio.
E con un lacrima che, maledizione, se ripenso a sta cosa continua ad affacciarsi sulla mia guancia.

venerdì, dicembre 21, 2007

La prima volta

A volte mi vengono in mente le cose e sorrido da sola. Si anche per strada. Mentre cammino. Perchè quando cammino mi annoio e allora penso a un sacco di cose e molte di queste cose mi fanno sorridere. Spesso anche ridere. E sembro matta, ma poco mi importa.
Ieri, ad esempio, mi è venuto in mente il mio primo contatto con la tecnologia. Io me lo ricordo ancora la prima volta che mi è arrivato un sms. Mi duole dirlo, ma credo di essere stata una delle prime ad avere un cellulare. Mio padre me lo portò da Livigno. Io non lo volevo, lo voleva mia sorella. Io volevo l'orologio e mi arrivò il Motorola. Mi vergognavo tantissimo ad avere un cellulare a 14 anni.
Un giorno avevo lasciato il Motorola sul tavolo rotondo della cucina, e dalla camera sentii un suono lento, anomalo. tiritì tiritì tiritì. Ah quanto rimpiango le suonerie monofoniche.
Mi avvicinai un pò intimorita e vidi una scritta:"Un nuovo messaggio ricevuto" No vabbè, forse non ci stava nemmeno tutta la scritta. Il fatto è che non sapevo cosa dovevo fare.
Guardai il Motorola dubbiosa per circa dieci minuti. Poi lo aprì. Non il cellulare, il messaggio.
Rigorosamente scritto tutto maiuscolo.
Mi pare dicesse una roba tipo:

"CI VEDIAMO
TUTTI
AL BAR
IN
VICOLO

DELL'ERBA" (eh oh non ci stava tutto su una riga)

Ovviamente non veniva fuori il mittente, quindi dovetti scorrere tutta la rubrica per capire che me l'aveva mandato Stefano C. (non so se si possono fare cognomi). Ricordo ancora il mio immenso stupore. Mi sentii come se avessi fatto io il primo passo sulla Luna.
Era una nuova era.

La stessa cosa avvenne con il mio primo contatto con il collegamento a internet.
Mia sorella aveva un fidanzato di Roma, e quindi lui ci mise su tutto l'ambardan per poter chattare con lei.
Una sera mia sorella mi chiamo dalla cameretta(a casa nostra si usa chiamarci gridando da una stanza all'altra): "Corri, corri guarda che figata!" Io camminai, non corsi, perchè mia sorella mi faceva correre pure per prenderle il telecomando, che quando trovava la posizione comoda sul divano non si poteva alzare.
Mi disse: "Scrivi ciao". Io scrissi "c i a o" e dopo due secondi apparve: "Ciao sono Leonardo"

Le dissi "Perchè il nostro computer ci parla?"
E fu li che feci amicizia con il Mirc.
Mirc era un programma per chattare. Molto elementare credo. C'erano i canali e quando entravi nel canale, a destra, c'era l'elenco della gente collegata.
Lei chattava su un canale dal nome #slayers dove c'era gente appassionata di fumetti giapponesi. Quindi c'erano Gigilatr8la, Ryoko, Ali3no, Astor, Gecco, Saeba79, Ryuuno.
Io non li conoscevo i fumetti però mi dava noia entrare con "Patty" e così mi presi il nome del mio temperino a forma di pinguino che stava sopra lo schermo, "Badtzmaru" (così ora sapete l'origine della mia mail. Che tutte le volte mi dicono "badtzche???!?!?") Come quando non capiscono il mio cognome che lo storpiano e io mi incavolo.
Mi ricordo anche, che quando attaccavo il modem, faceva un casino nero e siccome chattavo molto spesso la notte (allora per notte si intendeva le undici di sera), dovevo mettere un cuscino sopra il modem se no faceva casino e mia madre si svegliava e mi gridava dietro.


Mi è venuta in mente tutta sta storia per vie della faccine, che erano molto più fighe di quegli smile orribili di adesso. C'erano ^_^ ^_^" ¬_¬" oppure :P e poi v_v " e poi O_o oppure O_O
E poi le uniche abbraviazioni consentite erano :"da dove dgt?" e "m o f?" :)

Il Mirc


martedì, dicembre 18, 2007

le mille luci di Natale

L'altro giorno credevo di seguire la stella cometa. O meglio, che la stella cometa mi indicasse la strada. Ed effettivamente sono arrivata alla meta, solo seguendo il fascio di luce.
Poi un'altra striscia luminosa. Poi tre. Poi quattro.

Ieri sera era già buio. Ero in giardino. Casa mia è un pò fuori città, quindi la sera è sera davvero e le stelle si vedono tutte da Orsa a Orione.
Questa volta però a far compagnia alle stelle 3 punti di luce.
Gli alieni.
Ecco, ci attaccano.
La mia fervida immaginazione apre uno spaccato di cielo dove flotte di UFO radono la città a zero.
Poco male, mi spiace solo per Pat che abita in centro.

Poi il lampo di genio: Piercarlo il sindaco.
Effettivamente la città è davvero bella sotto Natale. Quest'anno non ci siamo sprecati.
Nel tragitto casa-città, guidata dalle luci stroboscopiche (ci sono 4 installazioni da 4 luci ciascuna a circondare la city in 4 punti), penso al perchè quest'anno Piercharles si sia dato questo gran da fare.
1. Sta partecipando a nostra insaputa alla gara di installazioni natalizie (e qui mi tocca citare i due mega alberi spartitraffico in centro e una slitta in scala 1:1 fatta completamente di luci);
2. Il piccolo Pier nella sua infanzia non ha mai avuto un albero di Natale;
3. Charley vuole comunicare con gli alieni;
4. E' un alieno.

Però per una volta ci distinguiamo in qualcosa...

lunedì, dicembre 17, 2007

Spazio avverso

Cosa succede quando sei costetto a dover cambiare cellulare da una settimana all'altra, perchè magari non hai soldi per comprarlo e allora raccatti in giro per la casa tutti i rimasugli di telefoni vecchi che hai e ce ne fosse uno che funziona interamente. No, una ha la batteria a scaricamento veloce, uno non si carica proprio, uno non suona, uno non si sente, uno beh uno risale agli anni 90. Allora chiedi a tutti i tuoi parenti entro il terzo grado che magari hanno un cellulare che non usano.
Ma pazienza, ti adatti.
Succede che quando scrivi i messaggi, passando così velocemente da cellulare all'altro "di ogni marca e modello"(cit.), ci metti un mese a memorizzare il posto del tasto SPAZIO.
Uno può pensare che sia una cavolata, ma ricordarsi dove sta lo SPAZIO, che una volta sta nello Zero, una volta sta nel Cancelletto, una volta nell'Asterisco e addirittura nel tasto Uno è la cosa mentalmente più difficile e snervante che possa capitare. Soprattutto quando hai fretta.
Ma cosa vi costa lasciarlo sempre nello stesso posto?? E' come se i produttori di tastiere per computer, si mettessero a distribuire il tastone spazio su e giù per la tastiera: una volta al posto del tasto Esc, una volta al posto dell'invio, una al posto di bloc num...Pensa che bel casino verrebbe fuori.
Questa semplice cortesia eviterebbe di far disattivare t9 con conseguente apparizione di sequenze illogiche di lettere maiuscole: "CiaoSHDUAIJSD " Porccc cancella tutto V_V. O eviterebbe di far inserire ottanta bozze, o risparmierebbe di inviare messaggi alla persona sbgliata, solo perchè si trova al primo posto nella rubrica. Eh si, perchè poi questo cavolo di tasto Spazio ti porta , come il domino, a compiere una serie di atti illogici causati dall'agitazione di aver sbagliato tutto il messaggio.

Allora che fai?
Ti decidi a prendere un telefono nuovo. Tutto tuo. Così finalmente il tuo cavolo di tasto spazio sarà sempre in un posto. Lo compri (ovviamente con i punti guadagnati grazie alle gentili concessioni del signor Vodafone) bello, nuovo, luccicante. E per una settimana ci tieni attaccata quell'odiosa plastica trasparente che io li picchierei tutti quelli che lo fanno. Io l'ho levata subito, anche perchè se no non sentivo chi mi parlava :)
Oggi il mio telefono ha festeggiato una settimana e io per premiarmi, ho pensato bene di farlo volare sull'asfalto e farlo strisicare sotto il piede di mio cognato per circa o,5 m.

Oro possiedo un telefono griffato.
E graffiato ¬_¬"
Potrei chiamarlo "modello meteorite"
Seguiranno immagini.

venerdì, dicembre 14, 2007

C'era una volta il dépliant

Volevo citare Gramellini.

"C’era una volta un dépliant dell’università di Manchester. Forse qualcuno lo aveva ricevuto per posta e, non sapendo che farsene, lo aveva buttato nella spazzatura. Ma mica in una spazzatura qualunque. Nella spazzatura del quartiere più spazzatura di Nairobi. Un bambino di nome Sammy rovistò dentro quel cassonetto per cercare del cibo e pescò il dépliant. Il suo stomaco non ne fu felice, ma il suo cuore sì. Sarà stato per il nome, che gli ricordava il Manchester United, o perché fra i pochi nomi che riuscì a compitare riconobbe quello della sua patria: Kenya. Sammy lo mise in tasca, ammesso che ne avesse una, e non se ne separò più. Nemmeno quando il padre morì assassinato durante una guerra per bande. Nemmeno quando cominciò a fare lo spacciatore per sfamare la madre e i dieci fratellini. Nemmeno quando entrò in coma per una overdose di cocaina.

Fu guardando il dépliant, al risveglio, che comprese come un’altra vita sia sempre possibile. Si mise a lavorare per un'associazione di beneficenza. Conobbe un inglese che, colpito dalla sua conversione, volle conoscerne la molla. Sammy si toccò la tasca, ammesso che ne avesse una: il dépliant era lì, ingiallito e stropicciato, ma l’indirizzo si leggeva ancora bene. Nonostante il ragazzo fosse sprovvisto di diplomi, l'inglese riuscì a iscriverlo all’università di Manchester. E stamattina, dopo anni di studio duro, Sammy si laurea. Mandandoci a dire che per tutti esiste un dépliant. Il guaio è che molti camminano lungo la vita senza sapere di averlo in tasca o, peggio, senza mai trovare il coraggio di tirarlo fuori. "

Invenzioni geniali

Resti lì, inebetita, davanti al forno a microonde come se fosse una prima visione che aspettavi da tempo. Seduta sulla sedia di legno della cucina, col viso perfettamente allineato con lo "schermo". Trepidante attendi. Il piatto gira come se fosse dentro a un mangia dischi. All'inizio senti solo un ronzio. Tamburelli con le dita sul ginocchio.
Poi all'improvviso qualcosa si muove. E sussulti.
E' come sentire i fuochi d'artificio. Iniziano a scoppiettare uno alla volta. Due, tre, dieci, e poi un colpo dentro l'altro. Ma nel forno tutto in ordine. Non vedi nulla.
Solo un sacchetto che, esplosione dopo esplosione, si gonfia sempre di più, sempre di più. Poi sparisce tutto dietro il vetro appannato, e quando il vapore si asciuga, ecco che il tuo pacchetto di pop corn caldi e salati, pronti per essere mangiati.
E io che odiavo il forno a microonde...

giovedì, dicembre 13, 2007

...e luce fu...


Per tre giorni hanno circolato sulla mia scrivania dell'ufficio.
Le ho spiate da dietro allo schermo del mio pc, e loro sempre li, ferme, immobili, chiuse dentro una scatolina di cartone blu.
Ho pensato a un segno del destino.
E così ieri ho deciso di portarle via con me. E di rendere il mio Natale e la mia stanza, un pò più romantici. Quello che vedete addobbato nella foto è un lavamani d'altri tempi. Uno di quegli oggetti che ha fatto la sua comparsa misteriosa nella mia camera tempo fa.

C'è solo un problema. Fino a che qualcuno non mi insegna a girare i video (non nel senso cinematografico, nel senso da sinistra a destra), dovrete girare la vostra testa verso sinistra :D

Buona visione.

martedì, dicembre 11, 2007

Puff!


Occhi a mandorla e naso all'insù. Iperattivo. Un cappello verde e un ciuffo spettinato... no non è un folletto. Neanche Peter Pan. Beh..si forse lo identifico in lui.
ma se mi si parla di fanciullino Puff! ecco che da una nuvoletta spunta danzando uno scricciolo verde.
per me il fanciullino non esiste se non in veste di folletto. Non è una critica al commento di ieri, anzi, mi ha fatto riflettere. Il problema della società moderna sta proprio nel fanciullino.
Si cresce prima, si cresce presto.
Il fanciullino che intendo io è ingenuo, il fanciullino è curioso. ha dei sogni, sa cosa vuole fare da grande. è un illuso ma non lo sa.
Si emoziona per le piccole cose, ride, piange, gioca.

Al giorno d'oggi si tende a fare i “grandi” e a tirare fuori il bambino che vive dentro di noi solo quando c'è una giustificazione. Quando gli usi te lo concedono.
Chi gioca ancora? Chi ha il coraggio di piangere davanti agli altri? Chi riesce a raggiungere i propri sogni, se è riuscito a conservarli?

Puff!

lunedì, dicembre 10, 2007

Natale è alle porte. Solito post banale prenatalizio.

Io non lo sento il Natale. Già da qualche anno.
Ieri osservavo i miei genitori, conservano ancora il puerile entusiasmo nel fare l'albero. Mi hanno tirato in mezzo. "Quest'anno niente catene, mi piace semplice!" "Mettiamo la punta? Noooooo, la punta no, mi rifiuto!"
Ecco. Se c'è un modo per coinvolgermi nella preparazione dell'albero basta infilare la punta. Quella panciuta, anni '8o, rossa con i luccichini dorati.
Anche quest'anno ho vinto, niente punta..

Per il resto il Natale è ormai una festa consumista, la gente pensa ai regali, alle ferie, a cosa cucinare. I nostri occhi vengono coperti da nastri rossi e gialli, come bende.
Per le strade, un banchetto in pieno centro cerca di sciogliere questi nastri. Non chiedono niente, solo ceri accesi davanti ad una tv che mostra scene crude, inimmaginabili di violenze ad animali. Eh si, il mondo è anche questo. Anzi. Il mondo è soprattutto questo. E quelle pellicce morbide che avvolgono i nostri colli, la nostra corsa ai regali, l'ignoranza della gente (involontaria?) hanno alle spalle animali scuoiati vivi per un pelo più morbido, per un acquirente più felice.
Beh, se davvero crediamo ancora che "il Natale renda tutti più buoni" forse dovremmo rinunciare ad uno dei nostri regali e cederlo a chi ne ha più bisogno.

mi hanno suggerito un link. http://www.desideri.savethechildren.it/, ma ce n'è tanti altri.
Quest'anno noi rinunciamo alle mutande rosse e regaliamo un maialino!

giovedì, dicembre 06, 2007

Uno strano 6 dicembre.

Svegliarsi con il profumo dolciastro del finocchietto selvatico che si mescola con l'odore del latte bollito, credo che possa far capire perfettamente che genere di giornata andrai ad affrontare.
Il tutto diventa più chiaro, quando il catalogo Ikea 2007, abbandonato sugli scaffali e mimetizzato tra i libri, con la sua semplice filosofia svedese, mi fornisce il mio haiku giornaliero che mi fa venire voglia di ributtarmi sotto le coperte e fingere una febbre improvvisa. Non posso: il mio datore di lavoro e mio padre sono la stessa persona. Non ci crederebbero mai :) Forse dovrei recarmi nel negozio a cercare qualche consiglio tra i mobili. O chiamare il call center e chiedere spiegazioni: "Senta signorina, il suo catalogo dice così: io ora che cosa dovrei fare?!?!?"
Mi alzo.
Dopo un tragitto con la fronte aggrottata e l'aria fredda sulle guance, arrivo in ufficio e trovo un pacchetto blu con il nastro bianco sul mio tavolo: è il mio primo regalo di Natale. Che emozione, ma solo per un secondo. Lo apro. Io non apro i regali di Natale a Natale. Non l'ho mai fatto. Anzi si, da piccola. Dovrei essere contenta. Infatti faccio un sorriso. Scartare i regali mi piace alla fine. E infatti mi piace solo scartarlo.
Sono le 9.37. e 38. Mi stiro e comincio a lavorare.
....

ore 11.29
odore pungente di plastica bruciata si spande nel corridoio vicino al mio ufficio. ma non sta andando a fuoco niente. credo. il telefono dell'ufficio continua a suonare. credo che a fine giornata lo metterò fuori dalla finestra a sentire pure lui il freddo sulle guance. l'odore di plastica bruciata è entrato nel mio ufficio. ora nella mia testa.

mercoledì, dicembre 05, 2007

Cose stupide

Qualche giorno fa mi è successa una cosa divertentissima. Una di quelle cose che mi ero dimenticata potessero succedere. E quando mi è successa ho riso tantissimo.
Mi sono infilata la giacca e mi si sono tirate su le maniche della maglia fino al gomito.
Come quando da piccolo la mamma ti infilava il giubbottino, e il grembiule e il maglione di lana con sotto la maglia di cotone a maniche lunghe si arricciavano fino al gomito. E te stavi li, imbalsamato con le braccia larghe e non sapevi come fare a liberarti da questo blocco al gomito che ti impediva i movimenti. E poi iniziavi subito a sentire l'elastico che stringeva, stringeva e bruciava, bruciava e stringeva. Ma non facevi niente e non dicevi niente. Stavi li fermo.
Qualche giorno fa mi è succesa la stessa cosa e sono stata li con i miei gomiti bloccati.
Ho riso un sacco.
Perchè anche io sono rimasta li senza fare e dire niente.
Ma ho riso tantissimo.

martedì, dicembre 04, 2007

sfogo#2

Cercherò di non finire nello specifico perchè non voglio utilizzare questo blog per fare polemica. Anche se un pò in realtà lo sarà. E chiedo scusa per questo.
Io odio le "giornate nazionali di.."
Un giorno solo all'anno in cui si pensa intensamente a qualcosa. Mi dispiace, ma io le ho sempre vissute così. Tante parole e pochi fatti. Non ho scritto questo post ieri perchè ero arrabbiata. E quindi sarebbe stato più polemico.
Ieri era la giornata nazionale del disabile. La chiamo così perchè non mi ricordo la dicitura esatta. Non mi frega nemmeno ricordarla, tanto il concetto è lo stesso.
Quando l'ho sentito per radio, m'è venuto un pò da ridere e ho pensato:-per me tutti i giorni è la giornata del disabile- Non so se scatenerò una polemica, ma quello che ha detto il Presidente della Repubblica non mi è sembrato niente di nuovo. Anzi, dalle "mie parti" si sostiene tutti i giorni. E' che non ti ascolta nessuno. E quando nessuno ti ascolta è brutto. Già lo è di solito. E mi arrabbio perchè capisco che ogni realtà ai margini è così, e il giorno dopo, cioè oggi, è tutto uguale a ieri e all'altro ieri, e sarà uguale a domani e a dopodomani.
Io ho la "fortuna" di vederle tutti i giorni queste cose di cui tanto s'è parlato ieri. Ma nemmeno troppo se n'è parlato.
Più che vederle di viverle.
Fine.