mercoledì, settembre 21, 2011

Ombre cinesi.

lunedì, settembre 19, 2011

Prima Tv.


Oggi ho conosciuto un sentimento nuovo.
Spero di ricordamelo per sempre perchè mi ha lasciato tutto il giorno il sorriso e qualche lacrima ai lati degli occhi.
E' per questo che lo scrivo, perchè ho troppa paura di dimenticarlo.
Sentivo anche tremare le guance come quando stringi i denti e la bocca.

La mamma ti ha visto per la prima volta.
In televisione.
Sei comparso così all'improvviso che non c'è stato nemmeno il tempo di prepararsi.
Di darsi una sistemata ai capelli.
Il naso sembrava quello di papà, per fortuna.
Poi hai fatto un salto.
La dottoressa ha detto che eri il primo bambino bravo della mattinata che vedeva.
Io mi sono sentita come se mi avesse detto che avevi vinto la medaglia d'oro alle olimpiadi di Seoul.
Si vedeva tutto. Le dita si potevano contare. Io infatti le ho contate per sicurezza.
Anche le gambe e i piedi. Ce li avevi accavallati. E io ho riso perchè ho pensato che quello lo avevi preso sicuramente da me.
Poi il cuore.
E' stato come sentire il vento in tempesta.
Il silenzio prima e il silenzio dopo.

Oggi fa freddo. E' ancora estate ma sembra già autunno.
Io sono felice che sembri già autunno perchè in questo periodo c'è un'ora della giornata che mi piace davvero tanto.
Quando inizia a fare buio e le macchine accendono le luci. Anche le case accendono le luci delle cucine.
Nelle strade il rumori dei piatti messi sulla tavola si mescolano ai clacson di chi ha solo voglia di tornare a casa dopo una giornata di lavoro.
C'è profumo di terra bagnata, di foglie secche, e le scarpe aperte fanno gelare i piedi.

Oggi niente mi può scalfire.
Nemmeno sapere che non so che fine farà il mio lavoro.

sabato, settembre 17, 2011

mercoledì, settembre 14, 2011

More than words.

Chissà se sarò brava come la mia mamma.
Io non so che cosa vuol dire fare la mamma.
Ma so benissimo cosa vuol dire fare la figlia.
La figlia una mamma meridionale e casalinga. Una mamma a cui non piace litigare, premurosa e anche un pò apprensiva. Una mamma che perdona sempre tutto, che anche se si arrabbia poi dice "non bisogna essere cattivi, il male che fai poi ti torna indietro".
Una mamma che mi portava la colazione a letto tutte le mattine: latte appena tiepido con il nesquick. E poi mi veniva a svegliare di nuovo perché mi riaddormentavo con il bicchiere in mano.
Una mamma che mi fa l'orlo ai pantaloni all'ultimo minuto dieci minuti prima di uscire, anche se poi sa che deciderò di mettere la gonna.
Una mamma che tutte le volte che le dicevo "da oggi sono a dieta", faceva la parmigiana, le patatine fritte, la torta di mele, le lasagne e gli involtini. Una mamma che si compra le stoffe al mercato e si fa i tailleur con burda, che poi la cucina si riempiva di pezzetti di filo da imbastire che si appiccicavano ovunque. Una mamma che prende il caffè con la vicina di casa due volte al giorno.
Che se le dici "Mamma non vengo a pranzo" e all'ultimo minuto le dici "Anzi no vengo, ma siamo in tre" risponde "Eh però ora mangiamo quello che c'è" e poi ti ritrovi il pranzo di natale in tavola. Che quando esce di casa é sempre in ordine, con gli orecchini, un pò di rossetto, e la matita nera negli occhi.
La matita negli occhi che ho imparato a mettere anche io così, dentro la palpebra inferiore. Perchè quando ero piccola ammiravo incuriosita ed estasiata quel gesto per lei disinvolto.
Non lo so proprio cosa vuol dire fare la mamma.

Ora però, ecco...ora dovrò imparare.
Chissà se sarò capace di avere sempre le parole giuste a disposizione, se saprò consolare, incoraggiare, spronare, coccolare.
Se saprò essere paziente, fantasiosa, divertente.
Attenta e anche un pò finta tonta.

E chissà, chissà se il piccolo bambino che mi sta crescendo nella pancia, sarà orgoglioso di avermi come mamma, come io lo sono della mia.

lunedì, settembre 05, 2011

Controtempo.

Un giorno avrò un computer fisso a casa.
In un angolo silenzioso.
Silenzioso e buio.
Poi avrò del tempo, di quel tempo senza il ticchettìo dell'orologio.
Poi avrò una tisana appoggiata vicino alla tastiera.
Dentro a una tazza bianca perfettamente cilindrica, che lascerà sul tavolo infinite stampe di cerchi, una sopra l'altra. Una dentro l'altra.
E poi non ci saranno telefoni che reclameranno attenzione, citofoni che gracchieranno, campanelli che strilleranno, voci che mi chiameranno.
Forse solo un suono a rompere il silenzio.
Ma questa è un'altra storia che devo ancora comporre.