lunedì, febbraio 28, 2011

Cavoli amari.


Sapevo che prima o poi sarebbe successo.
Non precisamente quando, ma ero in attesa.
Sapevo che la mia morbosa sensibilità sarebbe un giorno esplosa.
Diciamo che il periodo non è tanto azzeccato, ma certe cose non le puoi programmare.
Diciamo che ti poni delle domande e cerchi di darti delle risposte.
Del perchè ora, del perché a te, perché prima si e ora no.
Perchè non riesci a vedere le cose come le vedono gli altri.

Allora ripensi a quando avevi fatto il funerale alle formichine che tua sorella aveva calpestato, con tanto di pianto e pensiero alle loro famigliole.
Ripensi ai cani randagi della Sicilia, sotto il sole, che non ti puoi nemmeno avvicinare perchè nessuno gli ha mai insegnato l'affetto.
Ripensi ai pesci che nuotano liberi e felici e improvvisamente vengono catturati da ami taglienti o reti insidiose.
Pensi a quando muore la mamma o il papà cervo e i cuccioli rimangono orfani.
Agli agnelli che non diventeranno mai grandi.
Al maiale trascinato al macello. E così la mucca.
Al cavallo che punta gli zoccoli perché sa, in cuor suo, che é finita.
O alle galline, stipate in gabbie soffocanti, alle quali nel migliore dei casi viene tirato il collo.
Pensi che detesti i circhi, gli acquari, le gabbie, gli zoo.
Pensi che non vedi l'ora di avere una casa in campagna per lasciare correre Gattino e Pritt sui prati.
Pensi, pensi, pensi.
E il tuo stomaco si stringe forte.

Ora io non chiedo tanto.
Chiedo solo che mi non si rompano i maroni.
Che esiste il rispetto, magari non la condivisione, ma il rispetto si.
Che é una scelta che non fa male a nessuno.
Una MIA scelta.
E che ognuno è fatto a modo suo.
E questo é il MIO modo.

sabato, febbraio 19, 2011

La ballerina del carillon.


Se avessi potuto scegliere una carriera, avrei scelto quella della ballerina di danza classica.
A me è sempre piaciuto ballare.
Ma tipo ascoltare la musica un pò malinconica e improvvisare i balletti di danza classica nella mia cameretta.
La porta chiusa e tutto il trasporto della musica che mi entrava nello stomaco e attraversandomi il petto arrivava alla testa.
La mia cameretta era un rettangolo e quindi si prestava bene alle piccole corse e ai balletti.
Chiudevo gli occhi e facevo finta di essere una brava ballerina tutta passione e tecnica.
Immaginavo di calzare delle splendide scarpette rosa un pò consumate con la punta in gesso e i nastri di raso stretti introrno alle caviglie. Immaginavo i miei collant rosa che mi fasciavano le gambe e si infilavano sotto il tutù. E poi lo chignon. Lo immaginavo alto, altissimo. Immaginavo anche il naso alla francese.
A volte usavo la cassettiera bianca coi pomelli dorati come sbarra appoggiando il piede tra il televisore e il videoregistratore.
L'ho fatto per tanti anni. Usavo le cassette registrate di mia sorella, quelle compilation strappalacrime che avevano titoli tipo "amore per sempre" o "topo e topa" con le canzoni mozzate o registrate dalla radio.
Ho fatto anche la ginnastica ritmica e il saggio di fina anno con le grandi.
Ma questo per davvero.
Poi giorno un giorno ho smesso di diventare alta.
Ho smesso di indossare collant rosa. E i miei capelli sono rimasti sciolti sulle spalle.
E il mio sangue meridionale ha modellato il mio corpo.
Ma io, io non ho ancora smesso di sognare alla mia carriera da ballerina di danza classica.

Ora mentre cercavo di coltivare la mia passione per la scrittura, Gattino ha morsicato il filo del caricabatteria del pc, facendogli fare le scintille, e staccando la spina è saltata la connessione che in casa prende solo dalla parte di letto di azzu che ho confinato in sala a giocare ai videogiochi e poi Pritt ha iniziato a leccarsi il pazzo vicino a me e non è così che avrei voluto scrivere.
E questa cosa che non riesco più a scrivere quando voglio con i tempi miei, mi sta facendo tenere tutte le emozioni compresse che poi finisce che piango per le cagate. E la mia paura più grande è di non riuscire più a scrivere che è l'unica cosa che mi piace fare.

Così ho deciso che domani vado a cercare il portagioie con il carillon che mi aveva regalato l'amica di mamma e che, anche se la ballerina ha perso il tutù e forse un braccio, io l'ho conservato, perchè ero certa che prima o poi sarebbe tornato il momento di ascoltarlo.

Ascoltarlo e ricominciare a sognare.

mercoledì, febbraio 02, 2011

Il treno dei desideri.

GiustificaQuando ero piccola mi piaceva viaggiare in treno.
Di notte.
Per andare in Sicilia facevamo i viaggi in treno. Cuccetta. O vagone letto.
Non ho mai capito la differenza: so solo che uno aveva le lenzuola di stoffa; l'altro aveva le lenzuola di carta e puzzava di treno, un odore di ferro misto a immondizia estiva.
A me poco importava della qualità della biancheria da letto.
Perche mi piaceva davvero troppo dormire in treno, di notte.

Di solito partivamo nel tardo pomeriggio.
Le valigie non si contavano.
Io aspettavo con ansia l'ora di cena perchè sapevo che poco dopo saremmo andati tutti a dormire.
Mia mamma preparava la borsa frigo con dentro un milione di panini con le cotolette impanate. Poi c'erano i formaggini galbani. E un sacco di bottigliette ghiacciate di acqua. Perchè diceva "Non si sa mai"
Io ero felice anche se stavamo tutti stretti con i borsoni addosso. Anche se lo scompartimento si muoveva tutto e non potevi stare in piedi che perdevi l'equilibrio. Anche se c'era la puzza di ferro misto a immondizia estiva.
Facevamo un sacco di briciole con quei panini. Io più di tutti. Per non farle vedere le spingevo con il piede sotto il sedile.
Finito di mangiare cominciavo a dire"Tiriamo giù i letti? tiriamo giù i letti?"
E mia mamma si agitava che lei si agitava sempre quando viaggiavamo.
Volevo sempre dormire in alto.
Così mi mettevo nel mio stretto lettino con le lenzuola di carta o di stoffa.
Mamma faceva il cruciverba, mia sorella forse ascoltava la musica con il walk man, papà si addormentava subito e io, io pensavo.
Prima di coprirmi aspettavo il brivido di freddo perchè sul treno, dopo un pò che stai senza coperte senti il brivido di freddo. Per me, il brivido, era il momento più bello. Ogni tanto, ancora adesso, quando sono nel letto aspetto il brivido di freddo prima di coprirmi e così mi ricordo del treno e sono felice.
Mi piaceva dormire nel treno perchè mi sentivo protetta tra il dondolìo del vagone sui binari e quello scompartimento così piccolo.
Durante quelle notti mi venivano i pensieri più tristi, dolcemente tristi, malinconici: anche se avevo solo 10 anni ero già malinconica.
Poi aspettavo quando il treno si fermava nelle stazioni. Mi giravo al contrario, scostavo la tenda e guardavo dal finestrino la gente a tardissima ora che aspettava sulla banchina.
E mi immaginavo le loro storie.
Ogni tanto dal letto mi affacciavo di sotto e vedevo il viso di mamma che dormiva illuminato a intermittenza dalla luce dei lampioni o della luna. Oppure guardavo di sopra il braccio di mia sorella che penzolava. E sentivo il respiro forte di papà che si mescolava al rumore ritmato del treno.
Mi capita spesso prima di dormire di chiudere gli occhi e di dondolarmi qualche istante.
Mi piacerebbe un volta riaprirli e trovarmi nel treno, di notte.
Per sentire il rumore dei binari, vedere la gente sulla banchina che aspetta, sentire l'odore di ferro misto a immondizia estiva. E fare i pensieri malinconici di una bambina di 10 anni.

Quando si dice, la felicità nelle piccole cose...