lunedì, gennaio 24, 2011

Io non ho paura?

Non riesco a scrivere perchè non ho tempo.
Tempo di sedermi, in silenzio, senza la fretta, senza distrazioni, lasciandomi cullare solo dai miei sensi.
E poi a volte ho paura di scrivere. Paura di offendere, di deludere, di essere giudicata.
Paura dei miei stessi pensieri. Paura di macchiare indelebilmente un foglio con le mie emozioni nascoste, seppur reali.
Le cose da scrivere ce le ho. Nella mia testa sono conficcati tanti pensieri più o meno belli.
Più o meno brutti.
E quando il cd ha cominciato a farsi leggere nel lettore e le parole sono uscite dalla televizsone, ecco che mi sono emozionata e ho pensato: "ma mi hanno rubato le parole dalla testa!"
E così le riscrivo pari a chi le ha incise su un foglio prima di me.


"Il problema è che abbiamo paura.
Basta guardarci.
Viviamo con l'incubo che da un momento all'altro tutto quello che abbiamo costruito possa distruggersi.
Con il terrore che il tram su cui siamo, possa deragliare.

Paura dei bianchi, dei neri, della polizia e dei carabinieri.
Con l'angoscia di perdere il lavoro.
Ma anche di diventare, calvi, grassi, gobbi, vecchi, ricchi.
Con la paura di perdere i treni, di non arrivare in orario agli appuntamenti.
Paura che scoppi una bomba, di rimanere invalidi, paura di perdere un braccio, un occhio, un dito, un dente, un figlio, un foglio.
Un foglio su cui avevamo scritto una cosa importantissima.
Paura dei terremoti, paura dei virus, paura di sbagliare, paura di dormire, paura di morire prima di aver fatto tutto quello che dovevamo fare.
Paura che nostro figlio diventi omosessuale, di diventare omosessuali noi stessi.
Paura del vicino di casa, paura delle malattie, paura di non sapere cosa dire, di avere le mutande sporche in un momento importante.
Paura delle donne, paura degli uomini, paura dei germi, dei ladri, dei topi e degli scarafaggi.
Paura di puzzare, di votare, di volare, paura della folla, di fallire, paura di cadere, di rubare, di cantare, della gente.
Paura degli altri."

lunedì, gennaio 17, 2011

Effetto Lucifero.


"Ho provato ad essere un'altra
Ho provato ad essere cattiva
Ho provato ad essere così, come nei film
Ho provato ad essere un'età
Che no, non si scrive, si pensa
...
Ho provato cose che in realtà
Non è conveniente raccontare
Ma che devo farci, son così, proprio naif"

martedì, gennaio 11, 2011

Did you know today is 11.1.11?



Adesso che sono grande,
posso fare quello che voglio?

mercoledì, gennaio 05, 2011

Nuovo inizio.

Ogni tanto mi vengono gli inizi.
Forse dovrei appuntarli su dei pezzi di carta, ma sono troppo pigra per farlo.
E le mani ghiacciate certo non mi aiutano.
Forse dovrei bere anche meno caffè.
Mi vengono gli inizi perché quando guardo una cosa, mentre si riflettono le immagini sulle mie pupille, nella mia testa si forma l'inizio.
L'inizio di una descrizione.
Come la prima pagina di un libro.
Come la voce narrante di un film.
Mi vengono gli inizi, ma subito dopo le poche righe sospese nell'aria, si disperdono perchè la mia attenzione viene interrotta talvolta dalla signora di fianco a me che deve a tutti i costi proferire parole che non asolterò ma mi limiterò a far finta di ascoltare con il cenno del capo ; talvolta dallo squillo insistente del telefonino, che si farà ancora più pressante nel momento in cui continuerò a cercarlo mescolando nella borsa, il portafoglio, i fazzoletti di carta, lo specchietto, e altre cose che al tatto mi resteranno ignote; talvolta da un pensiero improvviso, come lo scoppio di una lampadina, che mi ricorda che mi sono dimenticata di qualcosa.
Mi piace quando mi vengono gli inizi perchè mi sembra di essere uno spettatore al cinema.

"Angela indossava dei pantaloncini corti, neri. Forse un pò troppo azzardati per la stagione invernale. E forse un pò troppo azzardati anche per le dimensioni delle sue cosce. Portava collant velati, anch'essi neri, almeno 15 denari.
Indossava tutto con estrema disinvoltura.
Gli stivali alti fino ginocchio, marrone chiaro, non davano l'idea di essere delle calzature confortevoli.
I suoi capelli lisci, mori, che arrivavano a metà schiena, coprivano parte del maglioncino in finta lana.
Quando Angela si è voltata la sua spalla destra è scesa di dieci centimetri. Poi un altro passo e giù di nuovo di dieci centimetri. Di solito mio papà mi diceva che quando una persona aveva una gamba più corta e magra dell'altra, da piccola poteva aver avuto la poliomelite .
Una volta avevo letto su "Gente" un articolo di una signora che aveva vissuto in un polmone d'acciaio per la poliomelite. Quasi tutta la vità sdraiata dentro un contenitore di acciaiaio. Solo la testa fuori e poteva vedere gli altri perchè sopra il viso le avevano messo uno specchietto.
"Allola, dopo tocca a signola, e poi a lagazzo fuoli da negozio, poi altla signola e poi tocca a te, gentile cliente".
Queste ultime due parole, scandite con ironica adulazione, mi fecero scoppiare a ridere.
Nel piccolo negozio l'odore di umidità era pungente.
Gli specchi grandi che coprivano una parete, sicuramente non erano stati puliti di recente.
Sulla destra, appoggiati per erra, gli arricciacapelli caldi.
I due giovani e esili lavoranti, in piedi, muovevano le loro mani e le braccia ininterrottamente.
In silenzio.
E ogni esigenza del cliente era tradotta dal ragazzo seduto alla cassa, dall'italiano a un incomprensibile cinese.
Nel giro di mezz'ora il negozio si era rimepito di signore. Donne di tutte le età, di tutti i colori della pelle e di tutte le lunghezze di capelli.
Sicuramente Angela avrebbe lavorato fino a tarda sera, anche l'ultimo giorno dell'anno..."