mercoledì, marzo 30, 2011

"Tristezza, per favore vai via".

Ecco vorrei scappare.
Fare un fagottino di vestiti come facevo da piccola quando per gioco prendevo il lenzuolino rosa del mio lettino, lo riempivo con qualche vestito e un pelouches e poi lo legavo al bastone appendiabiti, quello di metallo, un pò storto con le estremità nere. L'altro, quello con le estremità bianche, si prestava bene a microfono perchè aveva una punta fatta come i microfoni dei cantanti.
Vorrei fare un fagottino e mettere dentro pritt, gattino, delle scatolette per il cibo, i bastoncini dell'eurospin per gatti, le mutande nere quelle di tezenis con l'elastichino che sono così comode, la mia collana di ghiande, i pantaloni militari presi a cogoleto, e poi che altro? Una foto, si una foto.
Vorrei che Azzu potesse guidare la mia vespa, così poi mi passerebbe a prendere e mettiamo il fagottino appoggiato sulla mia spalla e sotto al suo braccio, e io mi tengo stretta con le braccia alla sua pancia e con una guancia appoggiata alla schiena.
E non penserei più a niente, se non a guardare il panorama, al tramonto.
Si perchè partiremmo al tramonto.
Anzi no di notte.
Così guarderei le stelle e la luna.
Anzi niente luna, mi piacciono di più le stelle da sole.
Poi sentirei freddo, mi verrebbero i brividini.
E sentirei l'odore della strada che poco a poco si appicica alla mia pelle.
E' l'odore di quando vai in viaggio, di quando il vento ti si infila tra i capelli e ti lascia il profumo di tutto quello ha raccolto prima di arrivare a te.
Vorrei viaggiare tutta la notte e vedere l'alba in un'altra terra.
Una terra con il mare e le montagne insieme.
Una terra che profuma di terra.
Dove il profumo del cibo si mescola all'aria e ti fa respirare.
Dove tutte le utopie prendono forma.
Dove i sogni si avverano.
Dove finalmente tirerei il sospiro di sollievo.
Dove mi dimenticherei cosa sono le lacrime di tristezza.
Dove potrei sorridere e ridere, semplicemente.

Amici di penna.

Caro blog.

Volevo dirti che mi manchi.
Tanto.
Ti penso spesso.
Immagino le letterine che una dopo l'altra compaiono sulla tua pagina bianca e compongono frasi che danno voce ai miei pensieri nascosti.
Quelli che celo ai miei pensieri pensierosi.
Quelli che conservo da tempo, per lasciarli andare solo su questo spazio.
Mi manchi blog.
Mi manchi perché per me scrivere é importante.
E' importante per me.
Perché io scrivo, non parlo.
Perché ho sempre scritto. Non parlato.
Come un pittore che comunica con un quadro.
O una sarta con un vestito.
O un architetto con un palazzo.
O un ingegnere con un ponte.

Solo che a me non mi pagano :)

lunedì, marzo 14, 2011

Energia del vuoto.


Fisso il vuoto.
Lo fisso spesso in questo periodo.
E' così vuoto, il vuoto.
Poi sospiro.
Sospiro perché penso.
E penso che dovrei smettere di sospirare.
Poi respiro. Profondamente.
Butto fuori fumo di sigarette che non fumo più.
Vorrei, in effetti, una sigaretta.
Ma siccome non fumo più, mi mangio le unghie.
Unghie che comunque, cerco di far crescere.
Perchè sono cresciuta, e da grandi, le unghie non si mangiano più.
Poi mangio. Anzi, non mangio la carne.
E allora mangio che mi riempio la bocca.
Poi non mangio. Perché lo specchio mi riflette come non vorrei.
In effetti vorrei essere qualche centimentro più alta.
Vorrei essere in un'altra città, anche.
Dove c'è il sole.
Ma siccome qui non c'é mai, ho fatto le lampade.
Per sentire il caldo sulla pelle e immaginare di esserci, al sole.
Al sole, a dormire.
Ecco, poi dormo.
Ma dormo poco e male.
Faccio dormire poco e male.
E quel poco che dormo sogno sogni brutti.
Allora mi tocco la testa, al mattino, per dimenticarli subito.
Poi mi tocco i capelli.
Sono più corti i miei capelli.
Corti dietro e lunghi davanti.
Come li ho sempre voluti.
Corti che si asciugano presto.
Ma non é presto. E' tardi.
Allora sospiro di nuovo e guardo l'ora.
Non è mai ora. Non c'è mai tempo.
Ecco io vorrei del tempo.
Tempo per fissare il vuoto.
Per fissarlo e imparare a riempirlo.