
Il mio errore, quando scrivo, é pensare che qualcuno mi legggerà.
Una volta non ci pensavo. Buttavo su queste pagine pensieri che dalla mia testa attraversavano le braccia e senza filtri, dalle mani, poi alle dita, passavano sulla tastiera e si materializzavano sul foglio bianco del blog.
Non pensavo che qualcuno avrebbe potuto mal intepretare, giudicare in maniera dura i miei pensieri, lamentarsi perché mi lamentavo troppo, dirmi che non scrivo più come una volta, farmi sentire in dovere di scrivere cose furbe, o interessanti, stando attenta a non offendere nessuno, a usare le parole e le frasi che poi magari sarebbero piaciute di più, a non dilungarmi troppo perché se no non hanno tempo per leggere, poi sei noiosa, o peggio che potevo essere presa in giro.
Pensavo solo che a me piaceva e scrivere. E lo facevo.
Lo facevo come quando si impara ad andare in bicicletta che poi quando impari non devi pensare più a come tenere l'equlibrio.
E poi mi serviva. Mi faceva sentire meglio. Vedere i miei pensieri depositati su un foglio, mi faceva stare più leggera. Come quando svuoti la borsa perché pesa due tonnellate e non sai come mai.
Quando scrivevo non pensavo che a scrivere. Non a stirare, lavare i piatti, fare il cambio di stagione, dove sono i gatti, cosa avrò mai detto, oh cavolo come è tardi.
E' che avrei bisogno di scrivere tutte le mie preoccupazioni.
Ma allo stesso tempo non voglio che nessuno le veda.
Avrei bisogno di lamentarmi. Si vaffanculo di lamentarmi.
Di far uscire ancora qualche lacrima da questi occhi come quelli di mamma.
Avrei bisogno di sentirmi meno sola, ma é che io non so tanto chiedere aiuto e poi non mi piace sentirmi dire cose che non mi piacciono.
Vorrei sapere cosa devo fare senza sentirmi in colpa maledizione.
Un pò di giorni fa ho trovato su google una spiegazione a certi miei comportamenti.
Ho scoperto di essere sensibile patologica. E questo é un problema.
Cioè sapevo che la mia sensibilità era anormale, ma ho imparato a conviverci comportandomi sempre che prima devono stare bene gli altri.
E' un meccanismo perverso, perché non ti fa mai dire di no quando qualcuno ti chiede esplicitamente o meno aiuto, anche se in quel momento vorresti gridare "ma cazzo per una volta puoi aiutare tu me??"
E invece ti blocchi. Sopprimi tutto in fondo al cuore, nella punta che sfiora lo stomaco.
E' brutto perché i tuoi bisogni, e i tuoi sogni, ecco quelli vanno a finire in fondo alla lista delle cose da fare.
Poi passa il tempo.
Guardi indietro e i tuoi sogni sono talmente lontani che nemmeno riesci più a leggerli.
Allora provi a guardare avanti.
E davanti vedi uno specchio.
Da piccola facevo quel gioco di mettere gli specchi in modo che facessero mille riflessioni.
Uh che bel gioco di parole.
Scrivevo che non me fregava di scrivere cazzate.
Di essere presa per scema, poco intelligente.
Sono preoccupata perchè non so cosa devo fare.
Non sono capace a fare qualcosa. Qualcosa per me.
Ma no perché me lo impediscono. Perché sono io che non sono emotivamente capace.
Mi sono anche resa conto, così all'improvviso, per una stupidaggine casuale trovata su internet, un'altra, di quante lacrime inutili ho versato, e di quanta rabbia inutile ho sprecato.
Di quanto il mondo sia andato avanti, mentre io stavo con il fermo immagine.
Vaffanculo anche per questo. Per non averlo capito prima.
Ora che l'ho capito mi sento come se riuscissi sempre a finire il "Campo minato"
Vabbè visto che ora ho troppo sonno per risolvere sta roba, mi mangerò un cucchiaio di nutella, che sicuramente non risolve ma aiuta.
Buonanotte.