Sicuramente non la ballerina, visto che la mia mamma meridionale ha sempre osteggiato tutto ciò che poteva portare armonia e forza al mio fisico. Non per cattiveria, ma semplicemente perchè è una mamma meridionale. E non c'è da aggiungere altro.
Ho sempre avuto un debole per i deboli però.
Ero quella che quando si giocava ai giardinetti, andava a recuperare tutti i bambini che nessuno cagava. Non so se più per me o per loro.
Poi succede che fai le elementari, e le scuole medie.
E ancora non ci capisci un cazzo.
Mi ricordo solo che per il tema delle elementari mi avevano fatto i complimenti.
Avevo scritto della mia classe. L'avevo paragonata a un insalta mista. Che più verdure o condimenti ci sono (i compagni) più buona è l'insalata. E la mia classe-insalata era buonisima.
Alle medie invece, quando la prof faceva la parafrasi e la prosa, ogni volta, era un trip.
Alla fine della scuola media ci avevano fatto fare una specie di test di orientamento.
A me era uscito magistrali.
Però ricordo che quando mia mamma mi portava al Banco di Roma io sballavo.
C'erano pure le porte quelle che girano che se avevi qualcosa di metallo si bloccavano e andavano all'indietro.
Dicevo: Io voglio lavorare in banca, da grande.
Ero una di quelle che metteva sempre nel portafoglino le lire in ordine di valore e tutte girate dallo stesso lato.
E così ho scelto ragioneria. Perchè a 14 anni uno ha già le idee mooolto chiare.
All'inizio mi piaceva.
Soprattutto quando ci facevano usare i blocchetti di finti assegni o di cambiali.
Però capitava che mi impegnavo di più in Italiano.
Quando la prof ci dava da fare a casa i commenti ai capitoli dei Promessi Sposi, che io non facevo, arrivavo al mattino, elemosinavo tre quaderni dai miei compagni e facevo un impeccabile mix dei loro compiti.
E la prof non se ne accorgeva mai.
Una specie di copia e incolla manuale personalizzato e riadattato al mio stile:)
Poi la scuola mi ha un pò delusa. Sono finita in un'altra classe e altre cose.
Uscita da ragioneria giurai a me stessa che non avrei mai più messo naso sui libri a maggior ragione quelli con i numeri.
Ora faccio l'impiegata e ho a che fare con i conti spesso e volentieri.
Anche se il mio lavoro è motlo, molto vario.
Mi spiace che questo post sia lungo ma ho tante cose da dire.
E sto anche cercando di stringere.
Voglio dire:
il lavoro, fodamentalmente, che cos'è?
Non doverebbe essere la fine e contestualemente l'inizio di un percorso?
Magari tu sei un laureato in economia e commercio e poi ti trovi a lavorare al Mc Donald, con tutto il rispetto.
E se invece dopo che mi sono laureato o diplomato, cambio idea?
E chi lo dice che un laureato o diplomato è più bravo di me, che non lo sono, a fare i conti?
E' solo un modo per guadagnare dei soldi che poi ci serviranno per mantenere famiglia e figli e cazzate nostre? E che ne faccio delle mie aspirazioni? Le lascio da parte per gli hobby?
E non sarei più produttiva se potessi fare otto ore al giorno una cosa che so fare e che mi piace fare? E perchè quei lavori che nessuno vuole fare non ce li giriamo a turno?
Mi sono mica imbarcata in un discorso che non sono in grado di gestire?
E quanto durerà la soddisfazione che posso fare quello che voglio con i soldi che guadagno ?
Forse devo trovare una dimensione all'interno del mio lavoro? In generale dico.
Lavorare per vivere?
Vivere per lavorare?
Perchè non c'è più lavoro?
Perchè hanno fatto delle riforme del cavolo?
Io sto fuori da ste cose, non le conosco bene, maledizione vivo nel mio mondo.
E poi ci si mette di mezzo la voglia di vedere il mondo, il desiderio di conoscere che io non sono mai stata una curiosa fino a ieri. Ma saranno solo capricci? Sono solo fifona o razionale?
In questo periodo di crisi sei fortunato se ce l'hai un lavoro.
E zitto, perchè se tu osi simil-lamentarti del tuo lavoro, sei uno stronzo.
Perchè uno non può avere la possibilità di provare più percorsi?
Perchè a 14 anni, cazzo, ci fanno scegliere?
E' che io non ho nemmeno seguito i miei compagni.
Perchè agli scout mi avevano insegnato a seguire le mie inclinazioni.
Ok poi c'è l'uni.
Uno può cambiare.
Ma a parole è tutto, tutto così facile.
Il lavoro è una cosa che bene o male dovrai fare tutta la vita.8/9 ore al giorno. Se non di più.
Ho fatto una mini ricerca per cercare di capire(da Wikipedia):
L'etimologia del termine lavoro riporta al latino labor con il significato di fatica.
Lavorare significa occupare il tempo nel fare qualcosa, traendone un vantaggio generalmente economico (ma per me?!)
(...)Un'altra consuetudine, tipica di ambienti industriali, distingue il lavoro intellettuale, dove prevale la capacità mentale, dal lavoro fisico, dove prevale la capacità fisica.
Pocamiseria mentre stendevo mi sono venute mille domande e ora non me ricordo nemmeno una.
Forse bisogna capire in che scala di valori personali è il lavoro?
Però stai zitta cazzooo perchè tu, il lavoro, ce l'hai.
Infatti lo so. Tipo azienda familiare. Con pro e contro.
Ma questa è un'altra storia.
La mia.
Ho sempre avuto un debole per i deboli però.
Ero quella che quando si giocava ai giardinetti, andava a recuperare tutti i bambini che nessuno cagava. Non so se più per me o per loro.
Poi succede che fai le elementari, e le scuole medie.
E ancora non ci capisci un cazzo.
Mi ricordo solo che per il tema delle elementari mi avevano fatto i complimenti.
Avevo scritto della mia classe. L'avevo paragonata a un insalta mista. Che più verdure o condimenti ci sono (i compagni) più buona è l'insalata. E la mia classe-insalata era buonisima.
Alle medie invece, quando la prof faceva la parafrasi e la prosa, ogni volta, era un trip.
Alla fine della scuola media ci avevano fatto fare una specie di test di orientamento.
A me era uscito magistrali.
Però ricordo che quando mia mamma mi portava al Banco di Roma io sballavo.
C'erano pure le porte quelle che girano che se avevi qualcosa di metallo si bloccavano e andavano all'indietro.
Dicevo: Io voglio lavorare in banca, da grande.
Ero una di quelle che metteva sempre nel portafoglino le lire in ordine di valore e tutte girate dallo stesso lato.
E così ho scelto ragioneria. Perchè a 14 anni uno ha già le idee mooolto chiare.
All'inizio mi piaceva.
Soprattutto quando ci facevano usare i blocchetti di finti assegni o di cambiali.
Però capitava che mi impegnavo di più in Italiano.
Quando la prof ci dava da fare a casa i commenti ai capitoli dei Promessi Sposi, che io non facevo, arrivavo al mattino, elemosinavo tre quaderni dai miei compagni e facevo un impeccabile mix dei loro compiti.
E la prof non se ne accorgeva mai.
Una specie di copia e incolla manuale personalizzato e riadattato al mio stile:)
Poi la scuola mi ha un pò delusa. Sono finita in un'altra classe e altre cose.
Uscita da ragioneria giurai a me stessa che non avrei mai più messo naso sui libri a maggior ragione quelli con i numeri.
Ora faccio l'impiegata e ho a che fare con i conti spesso e volentieri.
Anche se il mio lavoro è motlo, molto vario.
Mi spiace che questo post sia lungo ma ho tante cose da dire.
E sto anche cercando di stringere.
Voglio dire:
il lavoro, fodamentalmente, che cos'è?
Non doverebbe essere la fine e contestualemente l'inizio di un percorso?
Magari tu sei un laureato in economia e commercio e poi ti trovi a lavorare al Mc Donald, con tutto il rispetto.
E se invece dopo che mi sono laureato o diplomato, cambio idea?
E chi lo dice che un laureato o diplomato è più bravo di me, che non lo sono, a fare i conti?
E' solo un modo per guadagnare dei soldi che poi ci serviranno per mantenere famiglia e figli e cazzate nostre? E che ne faccio delle mie aspirazioni? Le lascio da parte per gli hobby?
E non sarei più produttiva se potessi fare otto ore al giorno una cosa che so fare e che mi piace fare? E perchè quei lavori che nessuno vuole fare non ce li giriamo a turno?
Mi sono mica imbarcata in un discorso che non sono in grado di gestire?
E quanto durerà la soddisfazione che posso fare quello che voglio con i soldi che guadagno ?
Forse devo trovare una dimensione all'interno del mio lavoro? In generale dico.
Lavorare per vivere?
Vivere per lavorare?
Perchè non c'è più lavoro?
Perchè hanno fatto delle riforme del cavolo?
Io sto fuori da ste cose, non le conosco bene, maledizione vivo nel mio mondo.
E poi ci si mette di mezzo la voglia di vedere il mondo, il desiderio di conoscere che io non sono mai stata una curiosa fino a ieri. Ma saranno solo capricci? Sono solo fifona o razionale?
In questo periodo di crisi sei fortunato se ce l'hai un lavoro.
E zitto, perchè se tu osi simil-lamentarti del tuo lavoro, sei uno stronzo.
Perchè uno non può avere la possibilità di provare più percorsi?
Perchè a 14 anni, cazzo, ci fanno scegliere?
E' che io non ho nemmeno seguito i miei compagni.
Perchè agli scout mi avevano insegnato a seguire le mie inclinazioni.
Ok poi c'è l'uni.
Uno può cambiare.
Ma a parole è tutto, tutto così facile.
Il lavoro è una cosa che bene o male dovrai fare tutta la vita.8/9 ore al giorno. Se non di più.
Ho fatto una mini ricerca per cercare di capire(da Wikipedia):
L'etimologia del termine lavoro riporta al latino labor con il significato di fatica.
Lavorare significa occupare il tempo nel fare qualcosa, traendone un vantaggio generalmente economico (ma per me?!)
(...)Un'altra consuetudine, tipica di ambienti industriali, distingue il lavoro intellettuale, dove prevale la capacità mentale, dal lavoro fisico, dove prevale la capacità fisica.
Pocamiseria mentre stendevo mi sono venute mille domande e ora non me ricordo nemmeno una.
Forse bisogna capire in che scala di valori personali è il lavoro?
Però stai zitta cazzooo perchè tu, il lavoro, ce l'hai.
Infatti lo so. Tipo azienda familiare. Con pro e contro.
Ma questa è un'altra storia.
La mia.
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