Quando ero piccola dicevo sempre che da grande avrei il medico, in Africa.
Oggi non ho una laurea in medicina, anche se ho fatto il corso di primo soccorso con la Croce Rossa, e quindi dubito che potrei partire.
Una volta mi ero scaricata tutti i campi di lavoro in Africa da internet. Mi ero pure stampata la cartina, e avevo cercato di imparare un po' la geografia dell'Africa.
Un mio ex morosino di quando ero piccola, uno di quelli che quando ti ci fidanzi ti fanno fare 5 gradini con un salto solo, mi diceva che la mia specialità era cambiare discorso.
In effetti adesso sto tergirversando a me stessa quello che sento.
Sto temporeggiando le mie seghe mentali.
Le seghe mentali che vengono fuori quando mi trovo a piedi nudi, sdraiata sui sedili zozzi che pungono di un treno senza aria condizionata, con i miei pantaloni di cotone leggero di un colore indefinito, con l'elastico in fondo che mi fanno sembrare aladino, ma chi se ne fotte, il bracciale dorato di georgie e i capelli mossi dall'aria che entra di prepotenza dal finestrino.
A me piacerebbe sentirmi libera.
In teoria, io lo sono già. O meglio, lo sono più di molte altre persone.
Ma non lo sono completamente o molto semplicemente, come vorrei.
Ogni tanto faccio delle piccole cavolate che mi danno la breve illusione di sentirmi libera: tipo mangiare sul davanzale della finestra; mettere l'etichetta della maglia di uno sconosciuto a posto; sdraiarmi sul pavimento della sala e guardare il soffitto; mettermi la crema nivea soft seduta sul pavimento del bagno; far cadere le cose per terra.
Ecco, far cadere le cose per terra, mi fa sentire estremamente libera.
A volte quando sono nei negozi dove ci sono bicchieri, immagino di prenderne uno e guardando la commessa, aprire la mano e lasciarlo precipitare sul pavimento, gustandomi tutti gli attimi che passano tra il bicchiere intero e i frantumi sul pavimento. Poi glielo pagherei, ma vorrei troppo farlo.
Perché un conto è quando ti scivola, un conto è quando sei tu che decidi.
Mi sento libera quando esco di casa e non lo devo dire a nessuno.
Quando decido una cosa e poi ne faccio una opposta.
Quando scelgo i film da block buster, quelli che guardo da sola, ovviamente.
Invece non mi sento libera quando voglio andare da qualche parte e non posso.
E' che molto spesso devi dare troppe spiegazioni e io odio dare le spiegazioni. Di norma non le chiedo, voglio dire non sono una che ti fa mille domande. E vorrei che nemmeno gli altri me le facessero. Io mi stanco a dare le spiegazioni, ma fisicamente. Come salire le scale.
E odio anche quelli che ti analizzano le scelte.
Fatti i cazzi tuoi, no? Te l'ho chiesto? Anzi, magari chiedimi se sono felice!
Vorrei potermi sentire libera di dire: ecco, da domani vado a vivere in Sicilia.
Da domani il palazzo grigio che di solito mi da il buongiorno con tutte le persone musone, sarà barattato con la signora Pippa che mi porterà i peperoni arrostuti o i fichi appena raccolti, e il mare che si vede da lontano. "Oggi è calmo, mi sembra"
Da domani, il cappuccino diventerà una granita.
Da domani, ci sarà il profumo del pane appena sfornato che mi farà capire che è ora di alzarmi.
Da domani, farò un lavoro semplice che mi farà sporcare le mani e il viso quando mi asciugherò il sudore dalla fronte.
Comunque era un esempio, tanto per dire.
Adesso basta perché ho fame e voglio mangiare. Adesso.
Oggi non ho una laurea in medicina, anche se ho fatto il corso di primo soccorso con la Croce Rossa, e quindi dubito che potrei partire.
Una volta mi ero scaricata tutti i campi di lavoro in Africa da internet. Mi ero pure stampata la cartina, e avevo cercato di imparare un po' la geografia dell'Africa.
Un mio ex morosino di quando ero piccola, uno di quelli che quando ti ci fidanzi ti fanno fare 5 gradini con un salto solo, mi diceva che la mia specialità era cambiare discorso.
In effetti adesso sto tergirversando a me stessa quello che sento.
Sto temporeggiando le mie seghe mentali.
Le seghe mentali che vengono fuori quando mi trovo a piedi nudi, sdraiata sui sedili zozzi che pungono di un treno senza aria condizionata, con i miei pantaloni di cotone leggero di un colore indefinito, con l'elastico in fondo che mi fanno sembrare aladino, ma chi se ne fotte, il bracciale dorato di georgie e i capelli mossi dall'aria che entra di prepotenza dal finestrino.
A me piacerebbe sentirmi libera.
In teoria, io lo sono già. O meglio, lo sono più di molte altre persone.
Ma non lo sono completamente o molto semplicemente, come vorrei.
Ogni tanto faccio delle piccole cavolate che mi danno la breve illusione di sentirmi libera: tipo mangiare sul davanzale della finestra; mettere l'etichetta della maglia di uno sconosciuto a posto; sdraiarmi sul pavimento della sala e guardare il soffitto; mettermi la crema nivea soft seduta sul pavimento del bagno; far cadere le cose per terra.
Ecco, far cadere le cose per terra, mi fa sentire estremamente libera.
A volte quando sono nei negozi dove ci sono bicchieri, immagino di prenderne uno e guardando la commessa, aprire la mano e lasciarlo precipitare sul pavimento, gustandomi tutti gli attimi che passano tra il bicchiere intero e i frantumi sul pavimento. Poi glielo pagherei, ma vorrei troppo farlo.
Perché un conto è quando ti scivola, un conto è quando sei tu che decidi.
Mi sento libera quando esco di casa e non lo devo dire a nessuno.
Quando decido una cosa e poi ne faccio una opposta.
Quando scelgo i film da block buster, quelli che guardo da sola, ovviamente.
Invece non mi sento libera quando voglio andare da qualche parte e non posso.
E' che molto spesso devi dare troppe spiegazioni e io odio dare le spiegazioni. Di norma non le chiedo, voglio dire non sono una che ti fa mille domande. E vorrei che nemmeno gli altri me le facessero. Io mi stanco a dare le spiegazioni, ma fisicamente. Come salire le scale.
E odio anche quelli che ti analizzano le scelte.
Fatti i cazzi tuoi, no? Te l'ho chiesto? Anzi, magari chiedimi se sono felice!
Vorrei potermi sentire libera di dire: ecco, da domani vado a vivere in Sicilia.
Da domani il palazzo grigio che di solito mi da il buongiorno con tutte le persone musone, sarà barattato con la signora Pippa che mi porterà i peperoni arrostuti o i fichi appena raccolti, e il mare che si vede da lontano. "Oggi è calmo, mi sembra"
Da domani, il cappuccino diventerà una granita.
Da domani, ci sarà il profumo del pane appena sfornato che mi farà capire che è ora di alzarmi.
Da domani, farò un lavoro semplice che mi farà sporcare le mani e il viso quando mi asciugherò il sudore dalla fronte.
Comunque era un esempio, tanto per dire.
Adesso basta perché ho fame e voglio mangiare. Adesso.
"A noi che siamo gente di pianura
Navigatori esperti di citta'
Il mare ci fa sempre un po paura
Per quella idea di troppa liberta'...
Gente di mare che se ne va
Dove gli pare, dove non sa
Noi prigionieri in queste citta'
Viviamo sempre di oggi e di ieri
Inchiodati alla realta'...
E la gente di mare va.. "
Navigatori esperti di citta'
Il mare ci fa sempre un po paura
Per quella idea di troppa liberta'...
Gente di mare che se ne va
Dove gli pare, dove non sa
Noi prigionieri in queste citta'
Viviamo sempre di oggi e di ieri
Inchiodati alla realta'...
E la gente di mare va.. "
8 commenti:
Ieri stavo per scoppiare a piangere. Mi sono sentita schiacciata. Schiacciata dalla responsabilità di essere madre e di essere sempre e solo l'unico genitore presente.
Ho pianto qualche lacrima perchè avrei voluto tirarmi dietro la porta di casa ed uscire, senza una destinazione prestabilita, semplicemente uscire.
Ho pianto qualche lacrima perchè avrei voluto mangiare pane e pomodoro ed evitare d'impanare fettine e preparare il soffritto.
Ho pianto qualche lacrima perchè avrei vorrei vivere il mio stato di precaria e futura disoccupata in solitudine, senza la preoccupazione di dovere acquistare obbligatoriamente testi scolastici.
Poi ho pranzato sul terrazzo con f&u e l'imbrattatele e il loro vociare ha scacciato tutte le inquietudini e le lacrime.
Comunque la nivea me la spalmo anche io seduta sul tappeto del bagno e f&u si taglia le unghie dei piedi seduta di fronte a me
Cavolo minu. posso venire a vivere con voi?:))))
le impano io le fettine, così imparo anche a cucinare.
e poi ti porterei i miei fazzolettini di carta colorati. comprati apposta per le emergenze lacrime improvvise.
te ne porto un paccchetto la prima volta che ci vediamo. li ho comprati in Austria perchè sono tutti colorati e fikissimi. Sono soggetta pure io alle lacrime che scendono a random.
un giorno ero a pranzo con Elisa e mentre parlavamo ho iniziato a lacrimare. Le faccio" tu continua non fare caso a me":)))
il numero 25 era un vero incanto, non sono riuscita a chiedergli il numero ma la prossima vacanza, fosse anche mini, dobbiamo farla insieme. Guardavo lui e pensavo a te, ma guarda che mi tocca fare, maledetta solidarietà femminile ;)
aspetto il pacchetto dei fazzolettini di carta colorata...
La libertà è una grande conquista, alle volte vorrei prendere e partire, senza una meta precisa, senza un itinerario prestabilito, per sentirmi davvero libera. E mi uguro un giorno di essere davvero libera di farlo!...o forse più coraggiosa!!
mi par di capire ci voglia un po' di nutella... Liberi di mangiare direttamente la nutella dal barattolo!
minu prometto di ricambiare il favore.
qui a disposizione ho un cuoco.
37 anni, simpatico.
io già solo perchè è cuoco lo sposerei:)))
e per la vacanza ci sto.
mina hai ragione. tocca andare dal mago di oz a farsi dare il coraggio.
una volta giuro che lo faccio.
stazione. primo treno.
o macchina, se non sono in riserva.:)
miranda. magari avessi della nutella.sono a dieta. cioè per finta. perchè oggi a pranzo mi sono scassata due piatti di gnocchetti agli scampi preparati dal cuoco di cui sopra:) quando si dice, l'amico giusto nel posto giusto;)
la libertà personale credo sia una tra le più difficili mete, correllata forsa al desiderio di serenità...
Ti appoggio per il bicchiere, da questo punto di vista sono una ''sovversiva'', e quindi se è un tuo piccolo sogno hai trovato la compagna adatta per realizzarlo! Anche se dopo cerco di non farmi prendere dai sensi di colpi :D
Io nutro un profondo senso di libertà quando nei giorni no prendo la macchina lo stereo a tutto volume come una tamarra e guido con il finestrino abbassato e i pensieri vanno e vengono...
un saluto
hai ragione.
devo familiarizzare un pò di più con la mia macchina, mi sa:)
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