Penso a una colazione sotto un portico, seduta su un dondolo. Un tavolino in ferro bianco, le sedie con il cuscino rosso e il profumo dell'erba misto a neve sporcato da quello di cacca di mucca. Fingo tutto affacciata al mio balcone, guardando le tapparelle chiuse del palazzo di fronte, sempre lo stesso blocco di cemento, con una tazzina verde di terra cotta grezza tra le mani, strabordante di caffè pessimo.
E il verde diventa il mio colore preferito.
Recupero una maglietta al ricordo di mela acerba, di quando avevo forse 16 anni, lisa e slabbrata. Verde pure questa.
Ogni foglia, ogni corteccia, ogni granello di terra umida, ogni strappo di cielo azzurro fra le nuvole, ogni pozzanghera, diventano piu' preziosi delle poche banconote che soffocano nel mio portafoglio. Soffocano perchè ci sono tutti gli scontrini che io mi ostino a non buttare mai.
Me ne frego dei capelli in ordine, dei vestiti in ordine, della casa in ordine.
Mi metto a piedi nudi in stazione in coda alla biglietteria, perchè le mie zoccole di legno con la fascetta verde e il tacco alto, mi fanno male.
E sentire il pavimento nudo sotto i piedi mi fa stare bene.
Penso a tutte le montagne del mondo. A quelle che una volta, agli scout, avevo ammirato seduta su una roccia, dopo che avevo appena finito di dire parolacce, perchè non volevo camminare in salita.
Mi ero sentita una stupida di fronte alla bellezza e alla semplicità di quel profilo che puntellava il cielo.
Penso alla signora con le guance rosse, che quando l'avevo vista nella sua cucina di petra e ghisa, avevo pensato:" cavolo, io mi sa che voglio questo"
Mi sembra di essere dentro il vagone di una metropolitana, tenuta su dalla folla. Etnie diverse, odori diversi, ognuno immerso nei propri sogni.
Tutti pronti ad aspettare l'apertura delle porte: qualcuno scenderà, qualcuno salirà, ma io sempre compressa tra le persone.
Troppo bassa per riuscire a leggere la mia fermata.
Solo la voglia di tirare il freno a mano, forzare le porte, e scendere dove voglio io.
Ma sicuro fermo il treno in galleria...
E il verde diventa il mio colore preferito.
Recupero una maglietta al ricordo di mela acerba, di quando avevo forse 16 anni, lisa e slabbrata. Verde pure questa.
Ogni foglia, ogni corteccia, ogni granello di terra umida, ogni strappo di cielo azzurro fra le nuvole, ogni pozzanghera, diventano piu' preziosi delle poche banconote che soffocano nel mio portafoglio. Soffocano perchè ci sono tutti gli scontrini che io mi ostino a non buttare mai.
Me ne frego dei capelli in ordine, dei vestiti in ordine, della casa in ordine.
Mi metto a piedi nudi in stazione in coda alla biglietteria, perchè le mie zoccole di legno con la fascetta verde e il tacco alto, mi fanno male.
E sentire il pavimento nudo sotto i piedi mi fa stare bene.
Penso a tutte le montagne del mondo. A quelle che una volta, agli scout, avevo ammirato seduta su una roccia, dopo che avevo appena finito di dire parolacce, perchè non volevo camminare in salita.
Mi ero sentita una stupida di fronte alla bellezza e alla semplicità di quel profilo che puntellava il cielo.
Penso alla signora con le guance rosse, che quando l'avevo vista nella sua cucina di petra e ghisa, avevo pensato:" cavolo, io mi sa che voglio questo"
Mi sembra di essere dentro il vagone di una metropolitana, tenuta su dalla folla. Etnie diverse, odori diversi, ognuno immerso nei propri sogni.
Tutti pronti ad aspettare l'apertura delle porte: qualcuno scenderà, qualcuno salirà, ma io sempre compressa tra le persone.
Troppo bassa per riuscire a leggere la mia fermata.
Solo la voglia di tirare il freno a mano, forzare le porte, e scendere dove voglio io.
Ma sicuro fermo il treno in galleria...
3 commenti:
Che seghe mentali, questi sono desideri, voglia di spazi aperti, bisogno di lasciare, anche per un pò, il cemento della città e immegergersi nel VERDE.
Io lo sento spesso.
CIAO Pat
io sono troppo urbana per sclerare nel cemento :)
dici gaz?
mi rassicuri:);)
punzy in effetti non ti ci vedrei in una casa in mezzo alla campagna:)
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