mercoledì, settembre 30, 2009

Non riesco più a scrivere.
Non riesco più a scrivere perchè ho la testa intasata di stronzate.
Non riesco più a scrivere perchè è un anno e passa che vivo da sola e non sono ancora definitivamente sistemata. Mi pare di avere la casa in discesa. Cade tutto.
In realtà dopo che sono passati mio cognato e Balza cadono meno cose. Ma ho ancora dei lavori da fare. Poi dopo che avrò finito, cercherò una casa da comprare. Però non ditelo a Balza:)
Non riesco più a scirvere perchè a casa non becco più la connessione del signor Speedstream che gentilemente mi lasciava la porta aperta.
Non riesco più a scrivere perchè da una settimana le mie mani sono piacevolemte impegnate a grattare le orecchie di Pritt.
Non riesco più a scrivere perchè ho talmente male alla sciatica che tutto mi innervosisce.
Che l'unica cosa che non vedo l'ora di fare è stare sdraiata.
Questo fottuto nervo sciatico di merda, oltre a svuotarmi il conto in banca, mi fa sentire come se qualcuno stesse tirando troppo una corda della chitarra.
Con la sensazione che debba rompersi da un momento all'altro.
E così sto ferma. Non riesco a fare un cavolo di niente.
Appena solo penso che devo andare a far tagliare una cazzo di mensola che è da 6 mesi che devo far tagliare, lui fa sentire la sua incessante presenza. Così mi fa passare la voglia.
Una lancia conficcata nel gluteo destro che arriva fino alla parte dentro del ginocchio.
Che non so come si chiama. Dove c'è la piega. Avanginocchio forse:)
Credo anche che sia collegato con i muscoli del sorriso.
Vorrei svegliarmi una mattina e non avere più male.
Come col piercing alla lingua che mi ero fatta.
Come col piercing al cuore che mi era stato fatto.
Una mattina mi sono svegliata e non faceva più male.
In entrambi i casi.

martedì, settembre 29, 2009

Volevo un gatto nero.


Io ero una ragazza disordinata.
Ero, perchè da domenica 20 non lo sono più.
Ora ogni cosa, in casa, ha il suo posto.
Immediatamente.
Niente più vestiti in giro, niente più giacca buttata sul divano, letto disfatto, stoviglie nel lavandinodella cucina, libri in giro, tavolo pieno di carte e scontrini, collane sulla mensola del bagno, montagne di abiti da stirare. Niente.
Con la differenza che rispetto a prima, non trovo mai quello che mi serve.
Con la differenza che rispetto a prima, se provo a lasciare qualcosa in giro, non so se la ritroverò nello stesso posto. E soprattutto, in che condizioni.
Anzi,il pavimento della mia sala ora sorregge diversi nastrini, cordini, palline di carta stagnola, palline di pagine di grezzo book e pupazzini. Tra cui il povero Coccolino.

Mentre scrivo, ogni tanto devo interrompere per dare una grattatina dietro alle orecchie del mio coinquilino. Che oltre a essere nero come un'ombra, ci si è immedisimato nell'ombra.
Io che detesto chi mi sta addosso, ora mi trovo a scrivere tutta storta, perchè Pritt sta qui, sulle mie gambe.
Pritt sta sui miei piedi mentre lavo i piatti.
Cerca di salirmi sulle gambe mentre sono in bagno. Anzi ci sale.
Mangia appena mangio io.
Anche se prendo solo un biscotto dalla dispensa, lui va a mangiare due crocchette.
Quando bevo, beve pure lui, se non rovescia la ciotola con una zampa.
Quando mi faccio la doccia mi aspetta sul tappetino.
Se prendo i vestiti dall'armadio, mi aiuta a scegleirli.
Se mi corico, pare che improvvisamente abbia sonno pure lui.
Pritt.
Anche perchè Bostik non suonava tanto bene.

martedì, settembre 22, 2009

Riavvio.

Ieri sera.
Dopo non so quanti anni.
Forse da dopo che mi aveva lasciato il moroso dei 5 anni.
Quandi almeno 3 anni.

Finalmente, ieri sera, mi sono fermata.

Dopo cena, in casa, sdraiata sul divano, mi sono vista un cartone animato alla televisione.
Con un gatto sulla pancia.

Il mio gatto.
Il mio divano.
La mia casa.
La mia tv.
Le mie guance asciutte.

domenica, settembre 20, 2009

Volevo un gatto nero, nero, nero :)



Il mio gatto si deve essere ingoiato il mio telefono con il vibracall acceso perchè da quando è entrato in casa, non ha smesso un secondo di suonare.
Dovrò iniziare a non lasciare roba in giro, mi sa...
Ha già capito dove andare a sdraiarsi quando è sulla mia pancia...soliti maschi...
Ha fatto finta di fare il timido cinque minuti, poi si è impossessato del divano e si è messo a dormire.
Ora provo a mettergli il telecomando tra le zampe: se accende sulla partita, domani gli do le chiavi della macchina e gli dico di andare a lavarla.
Eh oh, adesso è lui l'uomo di casa...:)))))

Expedit o non Expedit.

"Vale, già che vai all'Ikea con il tuo moroso, prendi anche a me la libreria in offerta? Graziee"

Quando ci siamo conosciute eravamo una diciottenne e una sedicenne.
In ordine di età, io e lei; in ordine di testa, lei ed io.

A volte ti accorgi del tempo che è passato in circostanze del genere.
In frasi buttate in mezzo a una telefonata di un sabato pomeriggio di settembre.
Perchè vedi due vite diverse, in due case in affitto che non sono più quelle dei genitori.
In ordine di appartamento, da single io, in coppia lei; in ordine di disordine...ce la giochiamo.
La stessa libreria dell'Ikea a fare da collante.

Vale,... magari però domani vado io all'Ikea. A Genova.
Ma avremo le nostre librerie Expedit in offerta.

sabato, settembre 19, 2009

Aguzza la vista.



giovedì, settembre 17, 2009

Chi la dura, la vince?

Ci riprovo.
Non so cosa capiterà, ma voglio riprovarci.

E' che è successo tutto all'improvviso.
Alle nove di sera mi sono accorta che mi mancava il latte per fare il crème caramel quello vero.
Mi sono insultata per 5 minuti ma poi non ho potuto fare altro che assumermi le mie responsabilità.
Dopo aver sputato sangue sul nuovo centro commerciale, ho ceduto, e sono andata a comprare il latte lì, perchè per fortuna, sta aperto fino alle nove e mezza.
Gli sbuffi dei pantaloni della tuta che si bagnavano a ogni passo e i la testa infilzata con mollettine distribuite a caso tra i capelli...la giusta punizione per una dimenticanza che non mi sarei proprio dovuta concedere.
Ho superato le porte di vetro scorrevoli all'ingresso e sono salita sul tapis roulant senza guardare subito dopo quei poveri disperati come me, si aggiravano tra i corridoi luminosi e già puliti per il giorno dopo.

Un colpo di ginocchia alle sbarre basculanti del supermercato e d'improvviso, l'incontro.

Io giuro che non volevo, giuro che ero andata lì solo per il latte.
Lo giuro.
Giuro che il mio obiettivo era in fondo al corridoio, il secondo sulla sinistra, con l'unico scaffale che mi stava aspettando.
Ma l'incontro è stato davvero inevitabile.
Sono stata colta da timidezza, sconforto, agitazione, desiderio, tenerezza, incertezza.
Ho provato a fare un passo indietro, ma non ho saputo resistere e mi sono avvicinata.
Sono stata un pò a guardare dicendomi "No, no, no e no. non è il momento, lo sai anche tu."
Con un mezzo sorriso ingenuo ho alzato lo sguardo in giro in cerca di disapprovazione.
Il tatto questa volta l'ho lasciato da parte. Sarei stata decisaemente troppo invadente.
E intanto la frenesia parlava con la voglia di dare amore.
E l'amore, con la paura di darne troppo.
E la paura, con la testardaggine di volerci riprovare.

Sono uscita dal supermercato anche con il latte.
E speriamo che sia la volta buona:))))





Piantine grasse. Supermercato Panorama. 0,99 € l'una.

martedì, settembre 15, 2009

L'ultimo ballo.

Neanche fosse un mio amico.
O mio fratello, o un mio cugino, o mio zio.
Neanche fosse il mio vicino di casa.
Neanche fosse un collega di lavoro, o il mio panettiere di fiducia, o il postino che tutte le mattine ci consegna la posta.
Neanche fosse quello che abita nel palazzo di fronte, o quello che vedo tutte le mattina portare a spasso il cane.

Eppure, questa mattina, quando ho sentito dalla tv che era morto, una lacrima si è fatta strada sulla mia guancia e la mia gola si è stretta, tanto che non riuscivo più a mandare giù il mio Early Grey.
Temevo che sarebbe arrivato questo momento.
Temevo, ma ero pronta.

Grazie Johnny per averci fatto sognare la Storia d'Amore.
Grazie Sam per averci fatto piangere, poi sorridere e di nuovo piangere.
Grazie perchè tutte le volte che sentirò She's like the wind o Hungry Eyes, penserò che esiste l'amore romantico.
Quello fatto di sorrisi complici, di attese, di sguardi furtivi, di carezze rubate.
L'amore che ti fa sentire il cuore battere nella gola, che ti fa sentire la gelosia sulle labbra morsicate dai denti, l'amore che ti fa sospirare, che ti fa arrabbiare e subito perdonare. L'amore che ti fa guardare fuori dalla finestra la pioggia che sporca i vetri, mentre i tuoi sorrisi si specchiano e si frammentano nelle goccioline.
L'amore fatto di conquista.
L'amore che da due mani che si sfiorano, fa scatenare la passione.
Grazie.

lunedì, settembre 14, 2009

Silenzio stampa.

non parliamo del male all'anca e del male al nervo sciatico che mi stanno complicando gli spostamenti della giornata, che mi sento una lancia che mi attraversa il gluteo destro e si conficca nella caviglia.

non parliamo del tempo che pare di essere in autunno, anzi no, in inverno: quindi, che dite, sarà il caso di rivedere i solstizi e gli equinozi?

non parliamo di un messaggio arrivato stanotte, che ha avuto lo stesso effetto di un'otturazione saltata. e ora tocca prendere schermo e tastiera alla mano e farcire una bella mail perchè non credo che sarei gradita oltre frontiera. ma giuro che partirei ora.

non parliamo che mi sono svegliata alle due di notte perchè è piombato qualcosa sul pavimento e pensavo che ci fosse un ladro in casa.
che sentivo scricchiolare le mattonelle come se stesse camminando qualcuno e sentivo muovere la porta del bagno. e ho sollevato la testa, ma siccome sono un pò miope non vedevo un cazzo e non potevo prendere gli occhiali perchè ho pensato "se poi vede che sono sveglia mi uccide", allora ho fatto finta di dormire col cuore che si sentiva rimbombare in tutto il quartiere, e poi ho cercato il cell che tengo sempre sparso nel letto e ovviamente, no dico, ovviamente non l'ho trovato subito, ma poi quando l'ho trovato ho digitato 112, perchè i rumori continuavano e ho pensato: "ma perchè dobbiamo vivere in un mondo di merda che se uno vuole lasciare le persiane aperte, non può che gli entra la gente in casa" e allora a un certo punto ho preso un bastone e mi sono fatta coraggio e ho acceso la luce.
ma era solo il vento.

non parliamo del fatto che voglio un cane o un gatto e mi sono rotta di sentire "è un impegno".

che sto facendo la fame e non dimagrisco.

che volevo andare in pausa pranzo in palestra, ma c'è prima il lavoro.

non parliamo delle persone che non capiscono che se vuoi avere mie notizie, mi chiami, non mi mandi un sms per dirmi "eh non rispondi". e se non rispondo alla chiamata, vuol dire che non ho la reperibilità, che devo rispondere per forza.
magari in quel momento sono sul cesso, che dici?

non parliamo del fatto che odio chi mi conta i passi e spreca il tempo a monitorare la mia vita.

non parliamo del fatto che si entra senza chiedere permesso e si comincia a parlare non vedendo che magari ho già altro da fare, per esempio.



non parliamo del fatto che a me piacciono i succhi alla pesca e in ufficio ci sono solo quelli alla pera.

che stamattina volevo mettere le mutande nere e le avevo finite. e io odio le mutande bianche.

non parliamo che finisce sempre la cartaigienica quando vado al cesso io.
ah vero, vivo da sola :)))

domenica, settembre 13, 2009

In vino, veritas?


Dire tutta la verità. soltanto la verità, nient'altro che la verità.
Cogliere l'attimo.
Sarebbe stato interessante, ma oramai l'attimo è passato.
Guardare la casa in cui vivo.
Guardare l'armadio che non è mio, il bagno che non è mio, il letto che non è mio, il chiavistello pure quello non mio. Le piastrelle che si muovono, nemmeno quelle mie.
Pensare "ma io che ci sto a fare qui?".
Sentire una bolla di sapone che avvolge la mia città.
No, non scoppierà mai.
Dire a David che non è più mio amico, ma per finta.
Dire a Eli e Vale tutto d'un fiato. Punto.
Dire a Lore che è meglio quando è affettuoso.
Dire a Ste "non c'è la tua bella?".
Dire alla Svizzera "ma che è successo?".
Guardare una chiazza viola sulle etnies bianche. E ora?
Dire, fare, baciare, lettera, testamento?

Una delle cosa da non fare, è avere un telefono tra le mani.
Ringraziamo l'orgoglio che fa a botte con la ricerca della verità.
Andare via con un biglietto di sola andata.
Ma domani,domani, lo stesso lampadario a darmi il buongiorno.

venerdì, settembre 11, 2009

Futuro prossimo.


"Entro tre mesi incontrerai un uomo molto più grande di te, che ti prenderà di testa, che viaggia tanto per lavoro, e che ti metterà di fronte a una scelta difficile..."
Ero alla Festa delle Streghe. Agosto, mi pare.
Complice una sangria, non ho saputo resistere, e mi sono fatta fare le carte da un chiromante gay.

Un mese è passato.

Ieri ero nella sala d'aspetto della mia dottoressa, in coda.
Ero l'ultima. Erano le 17. 10 persone davanti.
Sarei uscita, andando bene, per le 21.
La tipa della reception ci ha pure cazziati perché facevamo troppo casino.
A un certo punto è arrivato un uomo.
Bell'aspetto.
Molto più grande di me.
Non ci siamo considerati fino a quando nella sala d'aspetto siamo rimasti in tre.
Lui, io e un signore calabrese di circa 50 anni, grassoccio, camionista, che mettendo l'h aspirata ogni tre parole, ha iniziato a spiegarci di come suo figlio, dopo otto anni di fidanzamento e uno di convivenza, gli abbia intasato i suoi 4 box auto con i mobili costosi della sua casa, comprati con i soldi del babbo.
Sono stata a sentire per un pò, mentre l'uomo più grande di me, ha ribattuto qualche considerazione del suo "amico". Il camionista calabro, mentre raccontava, intercalava ogni tre frasi con un "perchè lui lo sa, lui mi conosce". Ci teneva parecchio.
Sono riuscita a malapena a conferire un "No, io vivo sola, ma non mi servono i mobili"
Deducendo che le mie idee non si sarebbero mai sposate con le sue, sono uscita sul balcone, anche perchè qualcuno stava cucinando del pesce.
I miei tentativi di farmi offrire cena, ultimamente, stanno raggiundendo livelli umilianti:)
Ed ecco che mi raggiunge lui, l'uomo più grande.
"E così vivi da sola".
Abbiamo iniziato a parlare subito, come se ci conoscessimo da una vita.
Continuavamo a ridere, e a dire stronzate. Stesso senso dell'umorismo.
Ammetto che abbiamo sorriso pure delle affermazioni del calabro.
Le parole del chirogay mi rimbombavano in testa, e i miei occhi hanno iniziato a sbrilluccicare.
Mentre mi casca l'occhio su un anulare sinistro troppo luccicante mi fa:
"Eh se non mi fossi sposato presto, sarei andato a vivere pure io da solo"
In quel momento si è aperta una botola sul balcone.
L'ho visto scivolare e spiaccicarsi sul marciapiede.
Le signore che passavano sotto, con lo sguardo alzato e smarrito chidevano spiegazioni.
"No guardate, questo il chioagay questo proprio non me l'aveva preannunciato" ho gridato mentre mi allontanavo dal balcone per entrare dalla dottoressa...

martedì, settembre 08, 2009

La vera storia di Cenerentola.

C'era una volta una principessa che si chiamava Cenerentola.
Ceneré per gli amici.

Rimase orfana di madre e il padre si risposò con una donna frustrata che pensava solo ai cazzi suoi e alle sue figlie brutte come due racchie.
Ceneré sgobbava dalla mattina alla sera, portava colazioni a letto, faceva il bucato, stirava, stendeva, con la differenza con non veniva pagata nemmeno in nero.
Siccome in casa non la cagava nessuno, cominciò a dare di testa e si mise a parlare con gli uccelletti che le cagavano sul davanzale la mattina.
Un giorno arrivò notizia che il principe del paese di fianco avrebbe fatto una mega festa.
E la matrigna, stronza, le diede talmente tanta roba da fare in casa che Ceneré ne avrebbe avuto per i prossimi cento anni.
Ma siccome Ceneré é una testa di cavolo, se ne frega e va lo stesso alla festa.
Lì incontra Azzurro. Azzu per gli amici.
Azzu s'era appena lasciato con Biancaneve perchè era imparanoiata con sta storia delle mele, e prima ancora aveva avuto una storia con la Bella Addormentata, ma era veramente troppo addormentata, e poi voleva Fiona per farsi delle storie, ma alla fine voleva anche Cenerentola e sti cazzi.
Lui la vede, ballano insieme, poi le dice "Ti lascio il mio numero" e guarda un pò?? si somma agli altri cretini che le lasciano il numero e si defilano.
Lei, che é già in ritardo, sempre in ritardo, tutta la vita in ritardo, andando via, perde una scarpetta.
Uno zoccoletto estivo di legno con la fascetta verde mela, n.37 comprato a 15,00 euro, l'affarone dell'estate.
Azzu la vede, ma la scansa con un piede.
Poi passa la direttrice del castello, la raccoglie, la mette in un sacchetto e la da al Cuoco del palazzo, che fra l'altro aveva già avuto un flirt intenso con Ceneré.
Però ora flirta con un'altra. E' che Ceneré lo aveva mandato via, perchè c'aveva la testa piena di stronzate. Anche ora in realtà ce le ha. Lui pure era incasinato. Troppo incasinato.
Ceneré é una che ne ha passate, ora non le viene tanto bene affezionarsi.
Poi è una che arriva in ritardo.
Ovunque, dovunque e comunque.

E stasera per consolarsi, si metterà i suoi zoccoli verdi e si mangerà le scatolette di tonno (che le ha lasciato il cuoco insieme alle scarpe).
Tonno che non digerisce nemmeno bene. Come i peperoni.

E come l'idea che lui, lui, ora cucini per un'altra.
Fine della storia.

lunedì, settembre 07, 2009

Collocamento.

C'era una volta una A.
A stava su un cartello appeso alla porta di un bagno di un ufficio, stampata su un bel foglio bianco plastificato.
Aveva visto più sederi lei che un proctologo in tutta la sua carriera.
Il suo compito, insieme alle altre lettere, era quello di vigilare affinchè nessuno buttasse dentro il water roba che non fosse la cartaigienica.
"Ma come si fa a essere così incivili?!", urlava sempre quando beccava qualcuna che , con indifferenza, gettava dentro la tazza gli assorbenti o le salviette lavamani.
Appena le avevano dato il lavoro nuovo era tutta felice.
Aveva fatto però un periodo di prova sulla targa di una porta della prima elementare: l'unico problema è che doveva convivere con la campanella che a ogni ora le fracassava la testa con il suo suono.
Da 3 mesi invece aveva cambiato completamente genere.
Era un lavoro di squadra e siccome l'avevano promossa, se ne stava impettita tra la P e la R.
P e R che erano due consonanti molto affiatate, non erano molto cordiali con lei, soprattutto perchè da quando avevano spostato la Q, la loro migliore amica, avevano un atteggiamento un pò snob.
Ma lei se ne fregava perchè sapeva che tanto sarebbe stata sempre la prima.
A passava i suoi giorni a guardare gli incivili gettare nel water schifezze di ogni genere. Ogni tanto capitava qualcuno che si comportava bene, allora tirava un sospiro di sollievo.
Per non parlare poi della puzza che era costretta a sentire: questo mica glielo avevano detto quando aveva iniziato a lavorare.
Una volta arrivò uno che buttò una bottiglia di plastica e le venne talmente il nervoso che quasi stava per scendere a tirargli un pugno sulal testa.
Ma P e R la ripresero subito:"Non è compito tuo".
A cominciò a sentirsi un pò frustrata e inutile. Lei era diversa dalle altre A.
Una notte, mentre tutti dormivano e le luci non riflettevano sulla plastica del cartello, decise di scappare.
Chiamò la sua amica E e le disse: "Senti E ho bisogno di un favore: devi coprirmi per un pò. Ti devi mettere tra la P e la R al posto mio. Tanto non se accorgerà nessuno."
E che voleva molto bene ad A, si sacrificò e si piazzo zitta zitta tra P e R.
Così A scivolò piano piano sotto la plastica del cartello, usò la maniglia come trampolino, atterrò sul pulsante della vaschetta del water, e da lì balzò fuori dalla finestra.
Da quel giorno nessuno ebbe più sue notizie, ma girano voci che sia diventata la testimonial di un logo famoso e che si sia pure fidanzata.
Certo è, che di strada ne ha fatta...




Viaggio nel tempo

Ci sono degli oggetti che quando li tocchi scatenano i poteri, come nei film, e ti portano a spasso nel tempo.
Oggi è arrivato un carico di giocattoli in ufficio.
Poi un giorno spiegherò come mai capitano ste cose nel mio ufficio.
La tentazione è stata forte. Sono andata a sbirciare.
Ma che dico sbirciare, ho tirato fuori tutto.
Qualcuno deve aver svuotato una cesta di giochi di una bambina nata negli anni '80.
Il primo gioco che ho tirato fuori mi ha fatto venire le lacrime.
Gira la moda.
Ho aperto la scatola. Il gioco era intatto. Pure coi gessetti. Quelli blu che servivano per fare i calchi. Appena ho preso in mano la ruota, una scossa.

Sono sdraiata a pancia in giù sul tappeto di casa. Quello marrone e panna con i disegni geometrici che facevano venire fuori le facce.
L'odore del tappeto me lo ricordo bene. Un misto di plastica e polvere credo.
Con il mio gessetto cerco di fare il calco che puntualmente mi viene doppio perchè quando finisci i foglietti in dotazione ti devi arrangiare, e quelli che ho io sono troppo sottili.
La mia preferita è quella con i capelli a caschetto. Maglia con gli sbuffi, gonna corta e scarpe da ginanstica. O anche quella con il vestito da sera lungo che le si vede la sottoveste.
Il massimo della trasgressione.
Le 19,30 circa.
Fuori è già buio.
Fuori fa freddo.
La luce gialla del lampadario però ci riscalda.
Mia sorella sul tappeto con me. La sua preferita è quella con il basco, credo.
Profumo di minestirna sulle nostre teste. Minestrina con il formaggino.
Dalla cucina la voce di qualche presentatore di quiz a premi, si fonde al rumore di piatti tirati fuori da sopra il lavandino e arriva fino alla nostra cameretta.
Suonano alla porta. E' papà che torna dal lavoro.
Mia mamma ci grida dalla cucina che è pronta la cena.

Lascio la presa.
Blocco la lacrima con il dito pieno di polvere.

Ho chiamato mia mamma.
Stasera ceno a casa.
Non la mia.

giovedì, settembre 03, 2009

Ritorno di fiamma

Questo è un post interattivo. Premi PLAY prima di iniziare la lettura



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Oggi mi sono trovata una lettera a casa.
Era Daniele. Daniele Ottier.
Mi ha scritto perchè vuole che ritorni con Sky.

"Gentile Patrizia,
tu e Sky avete vissuto tante emozioni insieme, poi hai scelto di non vederlo più per un pò.
(...)
Se SKY ti manca, chiama...
Riavrai tutto quello che ti eri perso in questi mesi. E molto di più"

A
parte che quasi mi stavo mettendo a piangere.
E non sto scherzando.
E' che certe parole, lette in determinati momenti della vita, arrivano come una multa inaspettata.
A parte questo.

Ora gli rispondo così:
"Gentile signor Daniele.
Noi non ci conosciamo e mi pare alquanto strano che si sia preso la briga di tenere la parte a Sky. Lei non sa nulla della nostra storia: non sa com'è iniziata, non sa perchè è finita, non sa cosa è successo durante.
Ok, io avrò le mie colpe perchè non ero mai in casa e probabilmente lui si sarà sentito solo. Ma evidentemente non era così interessante come si spacciava.
A me del Calcio non mi frega, le News le leggo su internet, lo Sport lo guardo al campetto di fronte casa, non ho bambini per fargli vedere Disney Channel, la Musica la ascolto alla radio e il Cinema vado al Cinema a vederlo. Appunto.
Coi pop-corn e il sistema audio che funziona.
Ammetto solo che mi manca l'aspetto faidateristico di lui. Sapere come sono costruiti i water o come vengono fatte le lenti a contatto. Sapere come funzionano i distributori di merendine piuttosto che com'è fatta una radio.
Infatti in casa ho da attaccare il porta bagnoschiuma nella doccia, la canalina dell'antenna tv, una 15ina tra quadri e quadretti, due mensole, un lampadario.
Le pare poco??
L'unico ricordo che mi ha lasciato sono i 39 euro che mi ciucciava tutti i mesi dal conto corrente.
Ecco.
Si faccia un bell' esame di coscienza e non si impicci più delle questioni mie.
Cordiali Saluti"

Mamma, perdonami.


Condannata a 3 mesi.
Assurdo. Folle. Pazzesco. Irreale. Illogico. Irrazionale. Irragionevole. Insensato. Inconcepibile. Impossibile. Inammisibile. Incoerente. Incongruente.

3 mesi di tessera palestra e corsi.

Non mi riconosco più.
Quest'estate invece di spendere gli stipendi invernali in souvenirs e gelati, mi sono infilata nei negozi di sport per uscirne con un paio di scarpine da ginnastica adidas rosa, da femmina, e un paio di pantaloni della tuta blu che non sono ancora come li voglio io, ma ci vanno molto vicini.
3 mesi di cyclette, di addominali, di stratching, di attrezzi, di sudore che scivola sulla schiena, di capelli spettinati, di corsa e di corsa e ahimè, di bonazzi in pantaloncini corti (eh oh, lasciatemelo dire). Che poi io odio l'ambiente delle palestre è un altro post.
3 mesi di insalata, di petto di pollo, di verdure, di bere l'acqua e andare a fare pipì ogni due minuti, di succo d'ananas, di cereali, di "no grazie", di "basta così".

Balza si è pure fatto togliere la patente per aiutarmi.
I patti erano che sarebbe passato a prendermi lui. Più che a prendermi, a trascinarmi per i capelli nel caso in cui avessi accampato scuse, o mi fossi barricata in casa, o avessi finto malanni, o avessi improvvisato sparizioni, pur di saltare l'ora di palestra.
Ora lo porto a casa io. Secondo me mi sta mentendo.
Lo fa per me, perchè così è meno doloroso. Questa è psicologia pura. Grazie Balza.
L'altra mattina sono andata a battere i pugni contro il portone della palestra perchè era ancora chiusa.

Vi prego, avvisate voi mia mamma. Potrebbe non riprendersi più da questo affronto.

mercoledì, settembre 02, 2009

Cenerentola

Ho perso una scarpa.
Devo chiamare la colonia del mare, sperando che l'armadietto che la contiene non sia già stato destinato a un'altra stanza. Perchè lì funziona che ogni volta che cambia il turno, spostano tutti i mobili, e quindi ora, la mia scarpa, potrebbe essere passata in un altro piano. O addirittura in un'altra ala della villa.
Immagino la faccia di chi troverà una scapra con il tacco n.37, aprendo lo sportellino di metallo.
Forse la stessa mia, di quando, disfando la borsa delle scarpe, me n'è avanzata una.
Ora è in mezzo alla sala, vicino al divano.
E' che non me la sento di infilarla nell'armadietto delle scarpe di casa, da sola.
Anche perchè me le vedo già le altre, che vedendola senza compagna, cominceranno a chiederle spiegazioni. Le prime saranno quelle con il tacco alto, che siccome non vengono mai usate, saranno un pò acide e stronze e la piglieranno in giro.
Quelle da ginnastica, le più buone, immagino che cercheranno di consolarla, dicendole sicuramente, che magari se va a correre con loro, possibile che si sentirà meno sola.
Ho pensato che potrebbe trovarsi a proprio agio con le ciabattine, loro sono così semplici, anche se un pò chiaccherone.
Ma alla fine, la sera, prima di andare a dormire, resterebbe sempre sola.
E così, per ora, la lascio in giro per casa.
Ci facciamo compagnia.
Sono sicura che stando da sola in giro per casa, si accorgerà che dopotutto non è così male.
Anche perchè io non gliel'ho detto, ma prevedo che farle riavere la sua destra, sarà quanto mai complicato...