sabato, gennaio 30, 2010

L'ultimo bacio

Io non me lo ricordo l'ultimo bacio.
Volgio dire, non l'ultimo ultimo.
L'ultimo in generale.
Mi ricordo il primo. O meglio, i primi.
Mi ricordo del bacio dato sotto il pino di piazza genova.
Era il primo. Il Primo dei primi.
Mi ricordo che poi il battito del mio cuore mi aveva tenuta sveglia per tutta la notte.
Mi ricordo che era estate.
E che gli aghi del pino che mi pungevano le dita dei piedini.

E tutto quello che sapevo sul bacio me l'avevano insegnato Cioè e il suo angolo della posta.
L'ultimo invece, quello non me lo ricordo.

Nemmeno se chiudo gli occhi. Possibilmente senza addormentarmi subito dopo.
Nemmeno se vado indietro come con le videocassette.
Forse non me lo ricordo perchè che brutto deve essere dare un bacio avendo la consapevolezza che è l'ultimo.
Come mangiare l'ultimo cucchiaio di Nutella.
Mi ricordo il bacio più bello, quello più brutto, quello da film, quello che se chiudo gli occhi vedo ancora la neve che cade fuori dalla finestra, quello che non vedo l'ora di raccontarlo alle amiche, quello che ma si tanto per, quello di ho visto una sella cadente, allora esprimi un desiderio, speriamo che mi baci; mi ricordo quello che sapeva di parmiggianoreggiano, quello che si vede che non hai letto Cioè te, quello che forse era meglio evitare, quello che
Persino quello che mi è rimasto piantato nella gola come la spina del pesce.
Ma l'ultimo, proprio no.

l'ultimo bacio mia dolce bambina,
brucia sul viso come gocce di limone,
eroico coraggio di un feroce addio

Ah, ecco perchè.

giovedì, gennaio 28, 2010

Gianna di Nichelino

La casa di Gianna di Nichelino profumava di Domenica.
Si entrava.
A sinistra, non mi ricordo.
A destra, la sala.
Sempre a destra, più avanti, la camera di Stefano e Patrizia e sulla parete di fronte all'ingresso, una porta. E di fianco c'era appeso un quadro della madonna.
Nel senso che c'era proprio una Madonna disegnata, ma fatta con le lettere della macchina da scrivere: l'aveva fatta Stefano.
Una volta un mio compagno di ragioneria, mi aveva scritto TVB con tutte le letterine "t" per la T gigante, le letterine "v" per la V gigante, ecc.
Ma fare una Madonna, boh io non ho mai capito come ha abbia fatto.
Di Stefano mi ricordo la voce con l'accento Torinese.
Patrizia invece era la prima Patrizia che conoscevo oltre a me.
Da piccola pensavo che non sarebbe potuto esistere nessuno con il mio stesso nome.
Anche ora lo penso in realtà. Ci sono le Sare, le Valentine, le Elise, ma non le Patrizie.
A me piaceva la cucina della casa di Gianna di Nichelino perchè la luce di fuori entrava prepotente in tutta la stanza e poi aveva una roba fighissima che io invidiavo un sacco.
Ogni ora si sentiva il rumore del treno, perchè passava la ferrovia sotto la finestra.
A volte talmente forte, che i piatti tintinnavano mentre mangiavamo.
Quando passava il treno, io mi immaginavo tutte le persone sedute che andavano via un pò malinconiche, perchè viaggiare di Domenica all'ora di pranzo sul treno è malinconico.
E pensavo che per qualche frazione di secondo le nostre vite si sfioravano. Quasi potevano toccarsi. Come quando sei in treno e un'altro treno si ferma di fianco al tuo e guardi nello scompartimento. Altre vite, altre storie, pochi secondi e di nuovo ognuno per la sua storia.
Il marito di Gianna di Nichelino e Gianna di Nichelino erano due persone felici.
Mi ricordo che sorridevano sempre. Sorridevano con gli occhi.
La casa di Gianna di Nichelino era una casa dove quando entravi, la Domenica ti assaliva e ti teneva stretta fino alle tre del pomeriggio.

Cosa darei per sentire di nuovo il rumore del treno nella cucina della casa di Gianna di Nichelino...

martedì, gennaio 26, 2010

Mezze Maniche


Allora.
E' inverno.
Fa un freddo cane. Ci sono dai - 5 ai 3 gradi.
Nevica. Piove. Il cielo è grigio. Su.
Il gelo crepa persino le mani.
Fa un maledetto gelido ghiacciato freddo.

E noi, noi cosa facciamo??
Noi tagliamo le maniche alle maglie, ovvio.
A me della moda non frega una cippa di niente.

E' possibile che in tutto questo cacchio d'inverno nelle vetrine dei negozi sbuchino solo merde di maglia di similanasintetica80%acrilicoposticcio con le maniche CORTE?
Ma che me ne faccio io di una maglia senza maniche? Cosa ci metto sotto? Come faccio a scaldare quel pezzo che va dal gomito al polso? Cosa mi devo comprare? Dei manicotti?

Noi viviamo al nord fra l'altro.
Fa freddo qui.
Freddo.

Io pretendo di avere una maglia di lana, ma lana vera, con le maniche lunghe, di quelle che fanno lo sbuffo, possibilmente senza scritte, senza paiettes, senza fronzoli, catene, orsacchiotti, treccine, lacci, cinghie e porcherie simili e di una nuanche che non sembri strappata direttamente dall'arcobaleno.
E soprattutto pretendo di non pagarla 150 euro che poi la metto una volta e fa i pallini.
O si scuce.
Pretendo che quando laverò, posto che non avrò sbagliato il lavaggio, non mi si accorci di una taglia e non diventi small da bambino di due spessori più grossa.
Maledetta moda delle piccole città.

venerdì, gennaio 22, 2010

Il rigattiere.

Io non riesco a buttare via niente.

Non ci riesco perchè non mi ricordo niente del passato e quando prendo uno degli oggetti che non riesco a buttare, appena ci passo sopra le mani, entro in contatto diretto con il passato.
Come una magia.
A volte chiudo anche gli occhi quando li tocco, così mi vengono in mente pure i profumi, le voci, i rumori, i sapori, le sensazioni sulla pelle, magari anche le lacrime che ho versato o le risate che ho riso che preferisco alle lacrime.
Non riesco a buttare via niente perchè ho paura di dimenticare tutto.
Già adesso mi dicono spesso: "oh ma tiricordi di quella volta che.."
E io sempre "mhmh, veramente no..."
Quando mi vergogno a non ricordare invece dico "Ahh, ...si..."
Mi spremo pure la testa ma non esce niente.
A volte penso che si sono inventati tutto o che si sono sbagliati perchè è impossibile che non mi ricordi.
Non mi ricordo nemmeno le date o i periodi. Li confondo, li sovrappongo.
Ma anche quelli del giorno prima. Quando parlo dico sempre "oh l'altro ieri ho fatto..." e magari invece è una roba successa 6 giorni prima.
So solo che mi sono diplomata nel 2000 perchè è una cifra tonda.
Quando devo buttare una cosa, magari la butto, ma poi dopo due minuti vado a riprenderela nel sacco nero perchè mi dispiace.
Ho vestiti e scarpe che non metterò mai più, una lattina vuota di un'aranciata che non so se hanno mai messo in commericio ma l'avevo presa in un momento particolare, a Bologna: fogli di ritagli di giornale di cose che mi dovevo comprare e che penso ancora di comprare ma ho il dubbio che siano uscite dalla produzione. E poi altre cose.
Ho persino un pezzo di un attaccapanni della mia aula delle superiori.
L'ho tenuto perchè quando i miei compagni lo facevano cadere per terra nel silenzio delle spiegazioni, ridevamo tutti. E così ogni tanto, lo butto a terra pure io e rido.
Quando sto per buttare qualcosa penso "mhmh ma no magari poi mi serve"
Domani devo aprire la scatola con scritto "Cose di Patrizia - non buttare".

Ho fatto finta di non vederla in questi mesi.
L'ho spostata in tutte le stanze per temporeggiare. Mi mancano il bagno e il balcone.
Quella scatola è praticamente come il concentrato di pomodoro.
So che è un pensiero triste, ma io voglio essere seppellita con quella scatola.
Così quando sarò in paradiso passerò il tempo:)

mercoledì, gennaio 13, 2010

Monsters & Co.

Finalmente posso abbattere il mostro.
Il mostro è un mobile anni '50 -'60-'70-'80-'90 marrone cacca che impone la sua presenza nella sala di casa mia.
"casa mia"
E' uno di quei mobili che in tutte le case in affitto che ho visitato era sempre presente.
Uno di quei mobili che te entri in una casa con l'agente immobiliare e pensi "carinaaaa" poi ti giri e trovi questo orrore, piazzato lì chissà con quale gusto del padrone di casa, e ti chiedi, ma non era meglio lasciare la parete vuota?
No, il padrone di casa di solito recupera questo mobile da casa della nonna che gli dispiaceva buttarlo via e pensa che nella casa da affittare starebbe proprio bene, che io dico, ma mettiltelo a casa tua se ti piace tanto, no? E di regola è marrone cacca, con i vetri oscurati color chinotto, accostato sapientemente al mobile del Mercatone.
Al quale si aggiunono quadretti dei fiori secchi, o dei paesaggi di montagna con i colori anni '80.
Ma vai all'Ikea piuttosto e compra un armadietto Sgruppen o una mensola Svarta o la libreria Billy, quella ci sta ovunque. E le cornici Bubbla e Njittya.
O se no dammi i soldi che ci vado io all'Ikea:)
Io ho provato a mimetizzarlo comprendolo di foto, ma lui se le leva, le stacca e al mattino le trovo a terra, se nel frattempo non se le é succhiate il gatto.
La prima volta che ho provato a dire alla padrona di casa che volevo dargli fuoco, cioè se potevo smontarlo, avevo appena dipinto la parete dietro di giallo, no io, mio cognato, e lei è entrata e mi ha fatto "ooohh come ci sta beneeee il mobile su questa parete giallaaaa"
Io sono rimasta con la bocca aperta e sono riuscita a dire "ah, eh, beh, mh,coff coffo, beh....si "
Così ho ridipinto la parete dietro bianca, per farle cambiare idea, ma lei niente, nemmeno se n'è accorta. Mi sembrava di spezzarle il cuore al solo pensiero di accanirmi contro quella devastazione color marrone cacca.

Ma ora come ora, è inevitabile.
Smontare per lasciare spazio alle novità.

martedì, gennaio 12, 2010

Non compleanno


11 gennaio1998 00,50
Oggi è il mio compleanno!
Beh non potevo non scrivere in questo giorno.
Compio 17 anni.
Che strano! Sono così pochi eppure mi sembrano già tantissimi. Si, tanti perchè io non vorrei diventare grande; forse perchè ho paura (...)
Il fatto è che non voglio andare avanti, per la paura di voler tornare indietro. Sempre (...)



Oggi è il mio compleanno.
Le mani unte di briciole di DIXI e la bocca piena di aria e formaggio.
Mio papà si dimentica sempre di farmi gli auguri.
Ho un paio di stivali da piogga nuovi.
Ho scoperto che me li hanno comprati nel negozio dove lavora l'attuale morosa del mio ex moroso. Ora spero che si metta a piovere per usare i miei nuovi stivali e entrare nel suo negozio alle 19,27 e imbrattarle tutto il pavmento. Io che non ce l'ho con lei, giuro;
io che non sono vendicativa, giuro.
Ho un sacco di post con due righe, mollati a metà.
Ho rotto il mio mini pc. Mi è caduto alle mani.
Mi cade tutto dalle mani. Tranne i 6 bicchieri colorati di vetro. Quelli no.
Sono in ritardo.
Perchè nel mobile anni 80 della casa in affitto sono riuscita a far convivere un panettone, la radio, rotta, varie passate di pomodori, gel per i capelli ricci che non userò mai, una cornice dell'ikea ancora impacchettata, chiodini per il muro, candele, riviste, cd, set manicure.
Fiuuu fortua che è finito, il giorno del mio compleanno.

giovedì, gennaio 07, 2010

Chi ha tempo, non aspetti tempo.

Io non porto l'orologio.
Non lo porto perché tanto non mi servirebbe a niente.
Non lo porto perchè io vivo in un altro meridiano. Forse anche due o tre.
Non lo porto perché tanto il mio tempo scorre come vuole lui.
Quando deve andare piano, va veloce e quando deve andare veloce va piano.
Non porto porto l'orologio perchè avere un'orologio non mi farebbe guadagnare il tempo che perdo. Dovrebbero creare un ufficio oggetti smarriti solo per il tempo che perdo io.
Non lo faccio apposta.
Mi scivola dalle mani.
Si infila sotto il divano, tra le palline di Pritt; nell'armadio arruffato, nei cassetti disordinati, nelle pentole da lavare. Si infila tra le sopracciglia, quelle da staccare con le pinzette.
Per non parlare del letto. Al mattino è tutto attorcigliato tra le lenzuola, che a volte lo metto pure a lavare in lavatrice.
Il mio tempo a volte scappa per strada. Cambia via improvvisamente, e alla fine finisce che si smarrisce.
Ultimamente ha trovato un alleato nel tempo di Azzurro.
Ma il peggio, il peggio è quando si perde nel vuoto.
Come le bolle di sapone. Comincia a vagare senza una meta nell'aria, va su, un pò a sinistra, poi rallenta, poi sale di colpa e infine scoppietta lavando tutto quello che trova a tiro.
Si ribella persino in casa, tant'è che i miei orologi fanno tutti l'ora che vogliono.
Una volta uno mi ha detto :"Vedrai che ti metto a posto io con sta storia del tempo".
L'ho fatto sparire perima del tempo:)
Non so nemmeno leggere l'ora a volte.
Dico un quarto alle sette e intendo un quarto alle otto.
Da noi si dice "un quarto alle", "non meno un quarto"
Come "In Alessandria" non "ad Alessandria"
Io vorrei averne di più di tempo.
Una volta avevo letto su un giornale della Banca del Tempo. Avevo gli occhi a cuore.
Ma poi ho scoperto che non era una roba dove tu andavi lì e dicevi :"Vorrei prelevare due ore e mezza. Anzi faccia tre.In un unico taglio"

Ecco, ci risiamo.
L'ho perso di nuovo.