venerdì, dicembre 14, 2007

C'era una volta il dépliant

Volevo citare Gramellini.

"C’era una volta un dépliant dell’università di Manchester. Forse qualcuno lo aveva ricevuto per posta e, non sapendo che farsene, lo aveva buttato nella spazzatura. Ma mica in una spazzatura qualunque. Nella spazzatura del quartiere più spazzatura di Nairobi. Un bambino di nome Sammy rovistò dentro quel cassonetto per cercare del cibo e pescò il dépliant. Il suo stomaco non ne fu felice, ma il suo cuore sì. Sarà stato per il nome, che gli ricordava il Manchester United, o perché fra i pochi nomi che riuscì a compitare riconobbe quello della sua patria: Kenya. Sammy lo mise in tasca, ammesso che ne avesse una, e non se ne separò più. Nemmeno quando il padre morì assassinato durante una guerra per bande. Nemmeno quando cominciò a fare lo spacciatore per sfamare la madre e i dieci fratellini. Nemmeno quando entrò in coma per una overdose di cocaina.

Fu guardando il dépliant, al risveglio, che comprese come un’altra vita sia sempre possibile. Si mise a lavorare per un'associazione di beneficenza. Conobbe un inglese che, colpito dalla sua conversione, volle conoscerne la molla. Sammy si toccò la tasca, ammesso che ne avesse una: il dépliant era lì, ingiallito e stropicciato, ma l’indirizzo si leggeva ancora bene. Nonostante il ragazzo fosse sprovvisto di diplomi, l'inglese riuscì a iscriverlo all’università di Manchester. E stamattina, dopo anni di studio duro, Sammy si laurea. Mandandoci a dire che per tutti esiste un dépliant. Il guaio è che molti camminano lungo la vita senza sapere di averlo in tasca o, peggio, senza mai trovare il coraggio di tirarlo fuori. "

1 commento:

Anonimo ha detto...

Tu sai cosa penso di Gramellini.
Brava Vale.
Chapeau.