mercoledì, marzo 11, 2009

La maratonda

Oggi sono andata all'ospedale a fare un'esame.
In questo momento, per l'esattezza, sono radioattiva.
In realtà non so bene cosa comporti, so solo che sono stata a casa mezza giornata.

Stamattina sono stranamente arrivata all'ospedale in largo anticipo, per il foglio il ticket.
Faccio la coda. 22 numeri davanti. Aspetto e mangio una mela, mi lordo le mani, impiastriccio tuti i fogli fogli.
Guardo il tipo che dovrebbe assistere gli anziani al punto giallo (non so se è nazionale, comunque è il pagamento tipo bancomat del ticket) e penso "cavolo aiutami non vedi che sono in difficoltaaaà", ma lui si gratta il naso. Tocca a me, entro, sbaglio sportello e poi la signorina mi dice "manoooodevi andare in radiologiaaaa" "radiologia?" penso, "che cazzo centra"
Esco, cerco la radiologia (infatti non centrava un cazzo), consulto l'enorme tabellone con tutte lettere, numeri e colori. Primo corridoio lunghissimo. Nooo ho sbagliato corridoio, torno indietro, secondo corridoio, sbaglio colore, trovo un altro tabellone.
Ma non c'è la fondamentale indicazione "voi siete qui".
Respiro.
E comincio a parlare da sola.
Nel frattempo incrocio tanta gente, ci si guarda fissi negli occhi, Gente normale, gente seria, "gente molto diversa, di ogni colore". Tutti lì per un solo motivo.
Infermiere che ridono, dottoresse coi camici aperti.
Prendo un altro corridoio, un altro ancora, mi sono persa.
Passano un'infermiera e un infermiere che spingono un lettino.
"Scusi, prima che mi mettano il numero per la maratona, devo fare questo esame, dove trovo questo reparto??"
"Ci segua". Certo Dory, le dico sottovoce.
I due infermieri, il lettino ed io a spasso per l'ospedale. Ogni tanto controllavano se stavo al passo, si fermavano a parlare con altri medici e infermieri e io inglobata nei loro discorsi.
Mi sentivo una di famiglia.
A una curva mi salutano.
Due piani a piedi...
Arrivo al piano anche se in realtà ho fatto tre rampe, non ci capisco.
Spalanco una porta. Tutti si girano. Sorrido. Un casino di gente in coda. Non ho alternative, mi ci metto pure io.
E intando guardo la gente. Il mio passatempo preferito. studio le scarpe, le mani, come si muovono, il colore dei capelli, la voce.
A un certo punto spunta un'infermiera, bionda, capello corto, magra, taschino pieno di evidenziatori, di quelle che aggrediscono tutti, che se ne fottono, che fanno le splendde e grida il mio cognome.
Ma a me non fa paura. La guardi e alzo un dito.
Tutti si girano. Sorrido.
No cavolo, non sono raccomandata, sono solo in ritardo.
Strano...
Fortuna che non vivo in un posto grande.

9 commenti:

Minu ha detto...

su certo dory mi è partita una sonora risata.. sei veramente uno spasso, grazie

the muffin woman pat ha detto...

a volte mi chiedo se anche agli altri umani capitano simil avventure. o sono io che le vivo così :))

Minu ha detto...

rido, perchè so quello che provi, io le vivo esattamente come te, mi sembra di andare a teatro.. e che dire dei dialoghi nelle sale d'aspetto degli ospedali, quelli in dialetto!!! grande pat, me gusta il tuo modo di guardare la vita ;-)

the muffin woman pat ha detto...

uff meno male:)
io ogni tanto mi sento tipo dento ai film, colonna sonora compresa.
tipo quando sto in macchina e parte la musiica giusta mentre sto andando a lavorare:) o mentre sono in ufficio e sto scrivendo al pc per lavoro e parte la canzone che ti fa venire voglia di prendere una mazza ferrata e spaccare tutt0 :)

Anonimo ha detto...

Che canzone sarebbe quella che ti porta a prendere una mazza ferrata e spaccare tutto?!perchè eviterei di fartela sentire in mia presenza..non vorrei che la tua mazza "cocciasse" con la mia testa..:)

Luz ha detto...

Hai detto bene, per fortuna che non vivi in un posto grande. A me, a parte l'agitazione da "visitaspecialisticachissàchecazzoc'ho", mi viene l'ansia e comincio a sudare quando devo andare negli ospedali di Roma. Per farla brevissima, qualche anno fa andando a trovare un amico in cardiologia, mia figlia ed io siamo finite alla camera mortuaria. Strade uguali, corridoi uguali, personale uguale, pazienti uguali, tutto un grande unico mondo di replicanti!!!!
A quanto pare, comunque ce l'hai fatta, altrimenti il post non l'avresti scritto e noi saremmo rimaste a chiederci che fine avevav fatto "the muffin woman"!

Miranda ha detto...

A me capita sempre (anche se di rado faccio esami o visite, per mia fortuna) mi metto in coda davanti alla prima porta che capita, basta ci sia gente, poi mi rinchiudo dentro un libro e ne riemergo quando l'ho finito. A quel punto non c'è più nessuno e io non so che pesci prendere....
naturalmente sto scherzando...ma non troppo...

the muffin woman pat ha detto...

balza le canzoni che mi fai ascoltare tu sono tutte da mazza ferrata:)

luz da farci un film horror: i replicanti e la camera mortuaria. madoo dovevo fare la sceneggiatrice:)

miranda chissa perchè ti immagino su una metropolitana di Roma, con un libro in mano a fine corsa. tu che alzi il viso, vedi buio fuori e sei indecisa se finire il libro o capire cosa è successo :)))

Miranda ha detto...

e non sbagli...una delle tante leggende familiari sul mio essere sulle nuvole racconta sarcasticamente di quando persi l'autobus pur essendo arrivata mezz'ora in anticipo perchè mi ero seduta al sole su una panchina a leggere di fronte all'autobus che già aveva esposto il cartello con la destinazione...